domenica 21 gennaio 2018

Francesco Paolo Paladino-“Siren”


Francesco Paolo Paladino
“Siren”
Cantata Drammatica per Strumenti Marini

Mi appresto a commentare “Siren”, secondo atto della trilogia ideata da Francesco Paolo Paladino, dopo aver affrontato recentemente il primo episodio, “Ariae”.
Ancora una volta mi trovo davanti alla genialità dell’autore, innovatore e precursore dei tempi anche in fatto di modalità realizzativa, se si pensa che il suo utilizzo di collaborazioni in remoto risale a tempi non sospetti, quando internet era ancora un sistema in erba e sconosciuto alla massa.

Dopo l’aria arriva l’acqua, ed è lo stesso Paladino che, nell’intervista a seguire, ci racconta quale sarà il seguito, la fermatura del cerchio, oltre ad entrare in particolari relativi al presente, frammenti che mi sarebbe stato impossibile scoprire da solo.

Esistono a mio giudizio due modalità per l’ascolto. La prima fruizione un pò… “ignorante”, nel senso più vero - e non offensivo - del termine, ovvero un ascolto senza conoscenza, lasciandosi guidare dall’istinto, dalla pancia, dal sistema limbico, facendosi catturare dalle atmosfere, dal virtuosismo, dalla miscela di classicità e sperimentazione. Un viaggio ad occhi chiusi assaporando la bellezza estetica della proposta, sognando e risognando, inventando storie parallele, magari ripercorrendo strade abbandonate nel corso degli anni.

Ma sarebbe un peccato non cercare il vero significato, il messaggio, e una volta fatta chiarezza anche gli aspetti musicali cambiano contorno e sostanza.

Rumori del mare in un porto industriale di notte. Una sirena cerca la piccola figlia che ha perso. Il suo pianto emerge drammatico quando la ritrova in un container, ma il portale da cui è entrata si richiude automaticamente. Ritorna il rumore/silenzio industriale del porto. Strisciando, alcune sirene si radunano davanti al container dove Siren è rimasta intrappolata con la piccola figlia, e nel momento in cui rincuora ed assiste la piccola, comprende lucidamente quale sarà la loro fine, mentre il popolo delle sirene, al di fuori, intona canti di solidarietà”.

La mamma “… sfida l’uomo, sfida la legge assoluta, la cattiveria, l’avidità, la tossicità… cosciente del pericolo, cosciente della sorte che le spetta”.

Tutto questo si inserisce in un contesto attualissimo e le esigenze espressive di Paladino si sposano con l’attualità: SIREN” rappresenta il “mio aspetto femminile/materno di guerriero”, la dolcezza che sfregia più di una lama di rasoio. SIREN è il come avrei voluto una madre ed è come avrei voluto essere difeso da essa. SIREN è una “cantata” tutta femminile, una rivendicazione della forza femminile ed è una bestemmia contro l’insensibilità economico-sociale che riduce il nostro spazio vitale in dimensioni sterili”.

Va in scena un dramma, e con lo scorrere dei brani si acuisce la sensazione di solennità abbinata all’incedere tragico e a volte aulico, sino al silenzio totale che segue la muta disperazione.
L’ascolto, se si decide di lasciarsi coinvolgere, perde la dimensione temporale, il tutto agevolato dal susseguirsi delle tracce senza soluzione di continuità, e il mood onirico trasporta su una dimensione elegiaca che turba e smuove la coscienza.
Riduttivo parlare di musica, perché le componenti in gioco fanno pensare a qualcosa di più complesso, che necessita, forse, di sceneggiatura e proposizione teatrale: una storia, sentimenti ancestrali, suoni classici, voci sognanti, incastri sonori, sperimentazione e poi…. tante immagini che nascono dal nulla, in un contesto che l’artwork di Maria Assunta Karini contribuisce a dipingere a tinte vintage.

Tanti gli artisti che hanno dato contributo fattivo alla realizzazione di “Siren”, tutti evidenziati da Paladino nel corso dell’intervista.

Un altro lavoro mozzafiato, un nuovo album sofisticato e un pò elitario, ma la complessità delle proposte di Paladino non è la ricerca di una dimensione che debba giocoforza superare la normalità, non è eccessivo intellettualismo, ma piuttosto il raccontarsi attraverso tutte le forme d’arte disponibili, senza distinzione alcuna. L’incontro con il suo mondo non è poi complicato a patto che si decida di abbandonare ogni preconcetto per vedere… che cosa accade dopo: le risposte potrebbero essere semplici e sorprendenti.

Siren” è una storia antica, anche moderna, comune, ma… i mezzi usati per raccontarla fanno la differenza.
C’è un bene per la pancia ed uno per la mente, e questo disco - ma in generale tutta la musica di Paladino - appaga i sensi e al contempo l’intelletto.

Il terzo episodio - uscirà nel corso dell’anno - sarà quello di sintesi, aria e acqua che si trasformano in un nuovo contenitore musicale: e intanto godiamoci “Siren”, un lavoro pregevole e da condividere.



L’INTERVISTA

“SIREN” è la seconda tappa di una trilogia che nasce con “ARIAE”, Cd rilasciato pochi mesi fa: mi parli nei dettagli di questo nuovo capitolo?

Circa due anni fa ho iniziato a pensare ad un trittico musicale, qualcosa che potesse “disegnare i confini” del punto in cui ero arrivato. Passati i cinquanta è normale avere molto da ricordare! Io detesto ricordare, e la mia auto difesa era ed è continuare a creare, immergermi senza pensarci in nuove avventure. Ecco perché l’idea di una “trilogia” musicale non mi spaventava, anzi mi allettava. Da subito ebbi chiaro quali sarebbero stati i tre capitoli: “ARIAE” avrebbe descritto l’aria e la poesia dell’aria, una poesia fatta di minimalità, quasi eterea come appunto è l’aria. Il secondo capitolo avrebbe parlato dell’acqua e di storie d’acqua e così pensai a SIREN; il terzo capitolo - che sto terminando in questi giorni - avrebbe dovuto rappresentare il processo di “fusione” dell’acqua e dell’aria, della loro trasformazione in ghiaccio, e della trasformazione del ghiaccio nuovamente in aria e acqua: “ICEREPORT”
“SIREN” è la storia di una sirena madre che perde la sua piccola nata e la ritrova in un container contaminato di sostanze tossiche, in un porto industriale creato dagli uomini. Quando entra nel container, il portale si chiude automaticamente e nel momento in cui rincuora ed assiste la piccola nata, comprende lucidamente quale sarà la loro fine, mentre il popolo delle sirene, al di fuori, intona canti di solidarietà.

La musica “ambient” si coniuga con una storia precisa: cosa vuole sottolineare la metafora della “sirena e della sua piccola figlia”?

Se “ARIAE” era il tentativo di ridefinire i confini di un genere NEO-AMBIENT, “SIREN” coniuga quel risultato con le ballate marinare, l’opera lirica, i field recordings e la musica classica. Quando mi sono arrivati i contributi dei musicisti coinvolti ho effettuato un lavoro a dir poco chirurgico di dissezione e ricostruzione, trasportando anche frammenti brevissimi nella composizione base che io e Sean Breadin (musicista incredibile!) avevamo preparato. Alcune testure hanno subito un trattamento di velocizzazione (la chitarra di Tofani è stata sovraincisa e sovrapposta cinque volte a velocità differenti, ad esempio); la voce di Paola Tagliaferro è stata registrata realmente nella stiva di una piccola imbarcazione; la voce di Rita Tekeyan è stata frullata e ricomposta; un lavoro di creazione musicale attraverso l’oggetto stesso musicale e non lo strumento musicale. Ecco “SIREN” nasce dalla evoluzione del concetto di creazione musicale, e rappresenta per me il “mio aspetto femminile/materno di guerriero”, rappresenta la dolcezza che sfregia più di una lama di rasoio. SIREN è il come avrei voluto una madre ed è come avrei voluto essere difeso da essa. SIREN è una “cantata” tutta femminile, una rivendicazione della forza femminile ed è una bestemmia contro l’insensibilità economico-sociale che riduce il nostro spazio vitale in dimensioni sterili.

Mi parli degli ospiti? Chi ha collaborato alla realizzazione di “SIREN”?

Tu sai che io provengo dai Dobling Riders e che fin dagli anni ottanta abbiamo ideato la DOUBLING MUSIC, adottando collaborazioni a distanza prima ancora che internet facilitasse questo metodo compositivo. Ho rispolverato la lista degli amici, ne ho inseriti di nuovi e il cast si è realizzato quasi da solo. Una soddisfazione immensa riprendere i contatti con Sean Breadin con il quale circa dieci anni fa avevamo realizzato MUSICA - FIUTO; una gioia a riconnettermi con Riccardo Sinigaglia, (Futuroantico, Doublig Riders) con il quale sto attivamente lavorando per la terza parte della triologia; e poi Alistar Murphy, The Curator, grandissimo musicista neo prog; Paolo Tofani amico dello spirito incredibile e vero; Paola Tagliaferro altra amica dalla voce incredibile; Rita Tekeyan libanese dalla forza di uno splendido cedro; Arthuan Rebis con un’arpa magica e Nadi Paola Matrone con i suoni della sua anima affidati a percussioni di vetro e poi... Alison O’Donnell, immensa voce dei Mellow Candle, con la quale ho scritto il testo di “THE MOTHER” che lei ha interpretato magistralmente. E poi... Judy Dyble, un’amica vera, grandissima musicista che mi ha regalato il suono della sua autoharp... ma non vorrei dimenticare neppure il trio Cavalazzi, tre giovanissimi che hanno impresso in questo lavoro (e in ICEREPORT) un marchio indelebile ed uno spessore energetico eccezionale. Infine Maria Assunta Karini ha fornito la sua eclettica arte per donare immagini indimenticabili per le tre cover della trilogia. Qui le mani che tengono delle Sirene / Barbie è un’opera d’arte che lascia emozionati. Spero di non aver dimenticato nessuno...

Dal punto di vista tecnico e strumentale colpisce il connubio tra classicità e “manipolazione” dei suoni: come definiresti la tua attuale proposta musicale?

Caro Athos, non so proprio come definire questo risultato. Pensaci tu! Certo che oggettivamente ci troviamo davanti a qualcosa di spiazzante, di particolare e - forse - di nuovo. Forse un termine abbastanza adatto è “Neo Contemporaneo”, cosa ne dici? Anche se il termine appare molto paludato e può allontanare il potenziale ascoltatore, invece che invogliarlo... io propenderei per “music-art” dove, molto più semplicemente, si cerca di spiegare che l’ascolto non è solo qualcosa di leggero ma di un pochino più impegnativo...

Mi racconti qualcosa dell’artwork un pò… vintage e molto efficace?

Maria Assunta Karini è una delle poche artisti italiane a livello mondiale. Quando la critica ufficiale se ne accorgerà sarà sempre tardi. Le sue immagini sono geniali e quanto di vintage tu cogli è un modo disinibito di unire antico e moderno, come le tinte musicali di questo CD.

”ARIAE” aveva una dedica particolare e precisa: a chi hai rivolto il pensiero scrivendo “SIREN”?

Anche in questo caso penso alle donne, alle madri e a tutto il mondo che cerca di uccidere i ruoli che nascono dall’anima. Essere madre è un modo rivoluzionario di essere donna.

La trilogia può avere altri risvolti oltre alla dimensione “studio”?

Sarebbe bello poter fare girare i teatri del mondo con uno spettacolo con tanti ospiti e qualcosa che sia una sorta di cinema che si trasforma in teatro e in musica. Io una idea ce l’avrei anche, ma ci vorrebbe un vero produttore che di questi tempi è merce rarissima.

Lo hai già detto, ma delineiamo bene il futuro prossimo: da cosa sarà costituito il terzo episodio, previsto per il 2018?

Come ti dicevo, ripercorrendo il rodato circuito filosofico “tesi, antitesi, sintesi”, con il terzo ed ultimo episodio arriveremo al ghiaccio, ICEREPORT è infatti la fase finale dove l’aria fredda fa ghiacciare l’acqua e poi il ghiaccio si scioglie lasciando un eterno ripetersi di riti scientifici che stupiscono tutte le anime bambine.


 Grazie Francesco...