giovedì 28 luglio 2016

Real Illusion-"Impheria"


Real Illusion-Impheria
Andromeda Relix

I veronesi Real Illusion propongono il loro debutto discografico, Impheria.
Non siamo al cospetto di una band alle prime armi, ma la loro data di nascita, il 2000, è il preludio a una storia fatta di assimilazione del genere, di presentazione di proposte altrui, sempre sotto il segno del rock. Ma quando arriva il momento giusto si decide di osare.
L’evoluzione è spesso naturale e legata a cambiamenti e nuovi arricchimenti in corsa, e in questo caso la linea di demarcazione tra un prima e un dopo può forse essere identificata nel 2008, anno in cui arriva una modifica alla line up, a cui ne seguiranno altre, definitive, un paio di anni dopo.
Ed eccoci all’esordio, curato dalla label Andromeda Relix.
Esiste in loro un dualismo, concettuale e musicale, o forse una convivenza, una medaglia con due volti che, quando inizia a roteare, mischia le anime che diventano un tutt’uno.
Il loro è rock, ma un rock di quelli che nei seventies facevano vibrare, e magari discutere su chi producesse maggiore energia, o chi fosse più virtuoso; il loro è anche un rock pieno di contaminazioni, dove il vocalist riesce a riportarti in luoghi che pensavi fossero ormai dimenticati, mentre fioriscono armonie tipicamente “progressive” e una marcata sezione ritmica metal avvolge l’ascoltatore.
Anche le liriche riportano all’ossimoro, lo stesso nome della band è sintesi di un contrasto che è quello che viviamo quotidianamente e che spesso ci lascia frastornati.
Come definirli… prog metal band? Non ha poi molta importanza, ma l’ascolto senza pregiudizio alcuno - e quindi sarebbe bene eliminare ogni tipo di etichetta - potrebbe costituire una grande e positiva sorpresa.
A seguire propongo un video “chiarificatore” ma, soprattutto, un’intervista alla band, dove molti dettagli vengono svelati e facilitano la comprensione della filosofia musicale dei Real Illusion.
Estrapolo alcuni frammenti per me rappresentativi dell’album.
Attorno al terzo minuto di Wandering c’è una sosta con virata che conduce ad un “classicismo” che amo particolarmente, se miscelato alla musica rock… vale la pena coglierlo, così come l’eterea Living after day - ospite alla voce Jessica Passilongo -, che al trentesimo secondo regala uno stacco che diventa caratterizzante e, a mio giudizio, molto significativo. Sono attimi certamente soggettivi, e che si possono cogliere solo quando l’ascolto è… attivo.
La conclusiva, lunghissima, title track (oltre 10 minuti), rappresenta la quadratura del cerchio, traccia in cui esce in toto l’anima della rock band, ma le pennellate di new prog ammorbidiscono le asperità con il risultato dell’assoluta gradevolezza e di una buona dose di originalità.
Credo sarebbe buona cosa ascoltare i Real Illusion in una situazione live, perchè se è vero che ogni ensemble musicale finalizza il proprio lavoro su di un palco, un gruppo con le loro caratteristiche potrebbe diventare terapeutico… ed è questo un momento in cui tutti avremmo bisogno di sane e naturali terapie contro le storture del mondo, musicisti e audience.
Aspettiamo curiosità il proseguimento della loro attività.
Comunque… gran bel disco!
  


L’INTERVISTA

Domanda d’obbligo: chi sono i Real Illusion? Come si è evoluta la vostra storia dal 2000 a oggi?

I Real Illusion sono di base una rock band innamorata dell’energia e della genuinità che il genere ispira, pur essendo al contempo indirizzata all’utilizzo di soluzioni armoniche più ricercate e tecnicamente più complesse, tipiche nel rock-progressive. Nei primi anni ci siamo dedicati a proporre cover di “colossi” hard rock, quali Whitesnake, Rainbow e Deep Purple, costruendo l’ossatura del nostro sound. Abbiamo poi fatto diversi anni di gavetta, suonando anche generi diversi, per ampliare al massimo i nostri orizzonti musicali. Successivamente abbiamo iniziato a comporre brani inediti, cercando di sfruttare il precedente periodo di esperienza e di valorizzare al massimo le peculiarità di ciascun membro della band.

Ascoltandovi ho ritrovato un antico hard rock con cui sono cresciuto - anche i momenti più melodici me lo ricordano - ma con una “potenza” fuori dal comune: come definireste la vostra musica, al di là delle etichette precostituite?

Ti ringraziamo perché è esattamente la definizione della nostra proposta musicale. Come detto prima, l’hard-rock degli anni 70/80 fa parte del nostro DNA, ma la “contaminazione” con le sonorità moderne tipiche del metal-prog è innegabile. La nostra musica è definibile come un “hard-prog rock melodico”.

E’ uscito a fine anno il vostro album di debutto, “Impheria”: quali i contenuti, sia lirici che musicali?

L’ispirazione lirica nasce da differenti e numerosi momenti d’introspezione: le domande, i dubbi e le incertezze che nascono dalle molteplici circostanze del quotidiano vivere. Dal sottile contrasto tra illusione e realtà che ci avvolge, come già si può intuire dal nome dalla band, ai sentimenti legati alla dimensione dell’amore, alla passione e al senso di smarrimento emotivo che più o meno chiunque ha provato almeno una volta nella vita. Le musiche, di conseguenza, creano il tessuto armonico atto a dare il massimo risalto a questi concetti esistenziali, alternando momenti di semplicità e melodie ariose a momenti più “power”, cupi e tecnicamente articolati.

Può essere considerata una svolta l’incontro col produttore Frank Andiver, specializzato in metal italiano?

Relativamente, in quanto il sound della band era già ben definito già prima di iniziare la collaborazione con lui. Sicuramente la sua esperienza ci ha aiutato a rendere l’album più “bilanciato”, grazie a una competente supervisione che ha contribuito a migliorare la struttura complessiva dell’album e di conseguenza a rendere il prodotto finale il più eterogeneo possibile.

Esistono band, italiane o straniere, che vi hanno influenzato in modo decisivo e che ancora oggi considerate come punto di riferimento?

Come detto precedentemente band come Whitesnake, Deep Purple e Rainbow hanno influenzato moltissimo il nostro songwriting, poi ogni singolo musicista della band possiede molteplici influenze personali, per cui nel calderone delle band di riferimento finiscono anche nomi “eterogeni” quali Europe, Dream Theatre, Stratovarius, Malmsteen, Rush, ELP, Dokken, Avantasia, Magnun, Iron Maiden e l’elenco potrebbe proseguire oltre…

Il vostro video “Another Day Another Stone” propone un sound meno specifico, più trasversale, aiutato dalla narrazione: quanto è importante per voi l’elemento visual in rapporto alla sola musica?

E’ importante, ma non lo è ancora abbastanza. Ci rendiamo conto spesso infatti che siamo ancora troppo concentrati esclusivamente sulla musica, mentre il mercato moderno attribuisce moltissima importanza anche all’elemento “visual”. In futuro cercheremo di considerare maggiormente questo aspetto e spingere la nostra immagine sul web e sui social.

Che cosa accade nei live di Real Illusion? Esce sempre allo scoperto la vostra energia?

Sicuramente. Anche nelle situazioni live in cui il pubblico non è numeroso cerchiamo sempre di dare il massimo. D'altronde brani come “Burning” e “ Out of my life”,  senza la giusta dose di energia risulterebbero decisamente penalizzati. Sono canzoni che amiamo definire come “pugni in faccia” e come tali vanno suonate vigorose, precise e sostenute.

Che cosa vi leva e cosa vi dà la rete, in riferimento alla diffusione della vostra musica?

Ci stiamo rendendo conto da un lato che la rete offre innumerevoli possibilità, mentre dall’altro lato notiamo che non è sempre così immediato riuscire a cogliere tali opportunità. Questo a causa di una concorrenza spietata, che ingloba tutto, dai musicisti principianti ai professionisti. E’ sicuramente più semplice metter in “vetrina” il proprio prodotto rispetto a qualche anno fa, ma riuscire ad aumentare la visibilità di questa a potenziali nuovi fan è decisamente più complicato.

Che giudizio date dello stato della musica nella vostra zona di vita?

Senza esagerare credo che si possa dire che peggio di così non può andare! I locali che si occupano di musica live di un certo livello hanno praticamente chiuso i battenti, quelli che riescono a sopravvivere sono orami semideserti e offrono la possibilità di suonare solo a chi fa cover o tributi, tra l’altro spesso pretendendo da parte della band prestazioni a cachet ridicoli, se non addirittura gratuite. C’è un crescente disinteresse anche da parte del pubblico verso la musica dal vivo nel tessuto underground, di conseguenza si è entrati in un circolo vizioso in cui la possibilità di suonare dal vivo ormai è indipendente dalla qualità della proposta musicale della band, essa ruota attorno solamente al seguito che la band può garantire al locale, oppure alla “marchette” che propongo le agenzie di booking che detengono il monopolio del giro.

Che cosa c’è dietro l’angolo per i Real Illusion, dopo l’uscita di “Impheria”?

C’è sicuramente il secondo album all’orizzonte. Tre brani praticamente già pronti e decine di “idee” in fase di composizione ed elaborazione. Speriamo inoltre di toglierci qualche soddisfazione esibendoci su palchi di una certa importanza, pur non disdegnando la consueta “prassi” della gavetta nei piccoli club, magari anche all’estero dove il nostro genere è decisamente più apprezzato. L’obiettivo principale resta sempre quello di farci conoscere e apprezzare da un pubblico sempre più vasto e magari ambiziosamente riuscire a farci notare da qualche label discografia di rilievo, tipo Frontiers o Nuclear Blast.

TRACKLIST:
Real Illusion
Master of the Twilight
Wandering
Another Day Another Stone
Out of My Life
Living After Death
My Faded Angel
Burning
Impheria

Line Up
Manuel Fabi: Voice
Luca Pegoraro: Guitar
Stefano Negro: Keyboard
Marco Beso: Drum
Luigi Di Carlo: Bass