giovedì 31 marzo 2016

Storie di musica... storie di vita, di Gianni Leone



Conobbi Neon Leon la sera del 17 maggio 1975. Era la mia prima volta a New York. Mentre recuperavo i bagagli dal taxi che dall'aeroporto mi aveva portato davanti all'ingresso del Chelsea Hotel al 222 della 23esima fra la settima e l'ottava, mi si presentò lui, vestito in pelle e con un'enorme parrucca stile afro a strisce di colori arcobaleno fluorescenti: "Welcome to Chelsea Hotel! Come to see me later", e mi diede il numero della sua stanza. Una volta sistemati i bagagli, andai a bussare alla sua porta. Così cominciò la nostra amicizia. Raccontare le cose incredibili, imprevedibili e sconvolgenti che succedevano ogni momento al Chelsea -i cui clienti erano o erano stati artisti e personaggi di ogni tipo, come Mark Twain, Dylan Thomas, William S. Burroughs, Arthur Miller, Tennesse William, Simone de Bouvoir, Jean-Paul Sartre, Charles Bukowski, Stanley Kubrik, Dennis Hopper, The Grateful Dead, Tom Waits, Patti Smith, The Ramones, John Cale, Leonard Cohen, Edith Piaf, Bob Dylan, Alice Cooper, Janis Joplin, Jimi Hendrix- è impossibile: avrei bisogno di settimane, per cui sorvolo del tutto e rimando magari al prossimo racconto. Dopo poche sere mi ritrovai al Matrix, dove, intorno al nucleo fisso composto da me al piano elettrico e all’organo, da Syl Sylvain dei New York Dolls e Neon Leon alle chitarre, ruotavano tanti altri musicisti di questa o quella band e insieme davamo vita ad infuocate, travolgenti, torrenziali jam sessions. Tutti avevano parole di grande elogio per quel giovanissimo artista italiano, piombato nella bolgia del Chelsea e subito diventato “uno del gruppo”. Poi ci trasferivamo all' Ashley's o a Le Jardin, dove incontravamo Johnny Thunders e altri. Per me era molto liberatorio tuffarmi in quell’atmosfera di selvaggio e scarno rock and roll, dopo un giorno chiuso in studio a lavorare su un tipo di musica più complessa e rigorosa (stavo registrando il mio primo album da solista, "LeoNero - Vero"). Oppure andavamo al Max's Kansas City o al CBGB, templi del rock/punk/new wave newyorkesi. Praticamente "TUTTI" hanno suonato o sono nati lì: da Patti Smith ai Talking Heads, da Alice Cooper ai Blondie (Debbie Harry era stata cameriera al Max's), da Lou Reed e i Velvet Underground ai Ramones, da Iggy Pop agli Aerosmith, da Bruce Springsteen ai Dead Boys, da Wayne County (poi diventato Jayne County dopo il cambiamento di sesso) agli stessi New York Dolls e Neon Leon.
Dopo una notte passata girando di locale in locale, quando ormai di “lucido” non era rimasto altro che i tessuti dei nostri abiti, ci ritrovavamo all’alba, esausti, in Central Park, tutti stretti a bordo di una Limousine con autista presa a nolo, a riascoltare in un irreale silenzio la cassetta della nostra jam session della sera precedente. Talvolta si univa a noi anche David Le Sage, già fonico di Todd Rundgren, che in quei giorni stava registrando “Vero” con me. Apro una triste parentesi. Ormai sia il Max's che il CBGB non esitono più. L'ultima volta che sono stato al CBGB risale al 30 giugno del 2000. Dal 2008 al suo posto c'è una boutique. Un'epoca gloriosa e irripetibile è stata cancellata per sempre.
Tornai al Chelsea nel '78 e Leon era ancora lì, in quanto aveva scelto di abitarci stabilmente. Riprendemmo a uscire e a suonare insieme. In quei giorni i Rolling Stones erano a N.Y. per una serie di concerti al Madison Square Garden... Leon era loro amico, per cui talvolta incontravamo Billy Preston ed altri, ubriachi fradici, nei vari locali che frequentavamo anche noi. Poi io lasciai N.Y. e ci perdemmo di vista per alcuni anni.
Ci rincontrammo a Stoccolma in un locale, lo "Studion", la notte dell'11 settembre 1984. Mi raccontò, fra l'altro, di aver registrato una cover di "Heart of Stone" degli Stones e che addirittura Mick Jagger in persona gli aveva fatto i coretti nel finale. Io quella sera ero con Lino Ajello del Balletto, e così scoprimmo che anche loro due si conoscevano in quanto Leon, dopo essersi trasferito a Stoccolma, aveva frequentato lo studio di Lino, l'Humlan, punto di riferimento della scena musicale svedese, dove io stesso avevo registrato molti brani miei e per altri artisti. Il mondo talvolta sembra davvero così piccolo!... Nel maggio del 1985, però, lo studio e l'intero edificio che lo ospitava furono demoliti per costruire un grande centro commerciale. Io e Leon ci perdemmo di vista ancora una volta.
Nel 2005 ebbi da un amico comune italiano la sua e-mail. Gli scrissi. Lui mi rispose subito. Era in Germania. Ci scambiammo foto -facendoci reciproci complimenti per la forma fisica- e ci raccontammo un po' di cose che ci erano accadute negli ultimi vent'anni.
Giugno 2009: Leon è a Roma. Passo a prenderlo in albergo e lo porto a casa. E' in compagnia di una giovane discografica finlandese, Tuula. Ore e ore a raccontarci di tutto. Gli ho mostrato due suoi regali che ancora conservo dai tempi del Chelsea: una quadretto dipinto a olio e una spilla raffigurante un teschio alato, che lui ha voluto immortalare assieme a noi in una della tante foto che abbiamo scattato. Mi ha regalato alcuni suoi CD: uno, interessantissimo, intitolato "Ex Stone", con brani dei Rolling Stones suonati dagli stessi Stones ma in versioni e formazioni inedite (in alcuni brani c'è perfino Brian Jones!), fra i quali appare anche la sua rilettura di "Heart of Stone" con Jagger ai cori, di cui ho già detto; poi la prima prova di stampa di un altro, intitolato -guarda un po'!- "Chelsea Hotel", ricco di brani di puro rock-blues molto autobiografici. Io, oltre a pupazzi a batteria coloratissimi e rumorosissimi, una bambolina per riti woodoo e una riproduzione della Lupa di Roma con tanto di Romolo e Remo accoccolati, gli ho regalato il DVD del Balletto di Bronzo. Gli ho chiesto, anzi intimato di farmi al più presto una copia delle nostre leggendarie jam sessions newyorkesi. Vedremo...
Veniamo alla vicenda di Sid Vicious e Nancy Spungen, raccontatami da Leon nei dettagli, ma che qui sintetizzerò. La mattina del 2 ottobre del 1978 fu trovato il cadavere della Spungen accoltellata nella sua stanza al Chelsea, la numero 100. Aveva vent'anni. Si autoaccusò il suo ragazzo, Sid, ormai ex bassista dei Sex Pistols. Leon, che era loro vicino di stanza (stava alla 119, la stessa della foto in cui siamo ritratti io e lui davanti ad alcuni suoi quadri appesi alla parete), fu martellato di interrogatori e interviste poiché era stato l'ultimo a vederli. Infatti Sid e Nancy erano stati la sera prima in camera di Leon e quest'ultimo aveva cucinato per loro del chicken burgundy (pollo al vino Borgogna). La seratina, però, si trasformò ben presto in serataccia poiché Sid, fuori di sé e già strafatto di barbiturici e di un micidiale analgesico per malati terminali di cancro, andò in escandescenze minacciando di tagliarsi la gola con un coltellaccio. Nancy perciò lasciò la stanza di Leon e della bassista Cathy O' Rourke e riportò Sid, ormai ridotto a zombi, nella loro camera. Leon e Cathy lasciarono il Chelsea per tornarvi alcune ore dopo. Intanto Nancy contattava alcuni spacciatori di zona per procurarsi delle pasticche di un'altra micidiale sostanza. Quella notte, a più riprese, entrarono nella camera numero 100 vari loschi personaggi... Dopo l'omicidio, per il solo fatto che Leon era stato l'ultimo a vederli, la stampa e la polizia si accanirono su di lui, nonostante che Sid si fosse immediatamente autoaccusato dell'assassinio. Non che lo credessero responsabile del fattaccio, ma immaginarono, erroneamente, che lui sapesse qualcosa di più. Cominciarono ad arrivare alla camera 119 telefonate di insulti e minacce di morte dirette a Leon. Lui iniziò ad avere seriamente paura. Per almeno due anni non riuscì nemmeno a salire su un palco per il terrore di poter essere preso di mira da un qualche fanatico esaltato. Non ci dimentichiamo cosa successe a John Lennon nel dicembre del 1980 proprio a New York, sotto casa, il Dakota Building... Col tempo le telefonate di minacce di morte non accennavano a diminuire, per cui la polizia, appurata finalmente la sua completa estraneità ai fatti, gli consigliò caldamente, se voleva rimanere vivo, di lasciare New York poiché non poteva più garantirgli l'incolumità. I Rolling Stones lo aiutarono, dandogli un bel po' di dollari per permettergli di lasciare gli States. Nei primi Anni '80 lui si trasferì in Scandinavia e cominciò a farsi chiamare "King Lion" (discutibile, lo ammetto...). Allora, ecco perché nell'84 lo avevo ritrovato a Stoccolma!.. In quel periodo passò dalle stelle alle stalle più volte: da opening ai concerti degli Stones e di Prince a musicista di strada in Danimarca. Leon mi ha inoltre rivelato che al mattino, dalla camera di Sid e Nancy, erano spariti ben 60.000 dollari di cui nessuno ha mai parlato... Potrebbe essere stato questo il movente dell'omicidio, compiuto da uno dei loschi personaggi mai identificati che avevano frequentato la camera quella notte, o potrebbero essere stati addirittura rubati dai primi poliziotti che arrivarono al Chelsea... Lui dice di avere ormai la certezza, dopo anni, che l'autore dell'omicidio non fu Sid, troppo confuso e fisicamente debilitato, ma un altra persona di cui rivelerà l'identità solo fra una ventina d'anni. Sid fu arrestato e messo in prigione. Continuò a dichiararsi colpevole. Tentò varie volte il suicidio, senza riuscirci. Finchè il 2 febbraio del 1979, ci riuscì. Io lasciai il Chelsea proprio pochi giorni prima della morte della Spungen, verso la fine di settembre del '78. Dopo un breve soggiorno a Milano per realizzare un servizio fotografico per la copertina del mio 45 gg. "Fremo", andai a trovare degli amici a Zurigo, dove appresi della morte di Nancy. Era, appunto, il 2 ottobre del 1978. Chissà perché non telefonai a Leon per chiedergli cos'era successo..... Eppure ci pensai.
Il Chelsea Hotel ha cambiato gestione. I nuovi proprietari hanno intenzione di strappargli anche l'anima trasformarlo in un hotel di lusso per turisti qualunque, purché danarosissimi. Che tristezza.
Leon si è definitivamente stabilito in Germania, dove vive in una casetta isolata nel bosco accanto a un laghetto con due cigni. In questi giorni è a Turku, in Finlandia. Mi ha inviato delle sue nuove foto. Poi farà un salto a Copenhagen. Ad agosto tornerà a Roma.
Gianni Leone


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