venerdì 21 novembre 2014

Glass Hammer


La solita curiosità musicale mi ha portato alla scoperta di una band che mi ha… profondamento colpito, i Glass Hammer.
Partendo da un filmato recente degli YES con Jon Davison alla voce, sostituto di Jon Anderson, sono arrivato a questa band americana, precisamente del Tennessee, uno stato famoso per la musica, ma non certo per quella progressiva. E così, brano dopo brano, ho scoperto una storia pregressa di almeno quattro lustri, periodo durante il quale sono usciti numerosi album e un paio di DVD. Per effetto domino sono poi andato alla ricerca dei dettagli del prog americano, che non è fatto solo di Kansas, ma c’è molto, molto di più.
Dei Glass Hammer amo molte cose, che alla fine si sintetizzano in un piacere di ascolto che non può essere certamente spiegato.
G.H. recupera l’anima e l’impronta delle “mie” band del passato e le ripropone amalgamate, riuscendo poi ad aggiungere un marchio di fabbrica che diventa timbro indelebile e che contraddistingue la loro musica.
Come dare un idea della loro proposta? Apro il contenitore e inserisco YES, ELP e Gentle Giant, unisco una punta di Genesis e miscelo le idee e i talenti dei Glass Hammer: ciò che ne deriva è una musica che mi da piena soddisfazione … cosa chiedere di più?
Ho chiesto a Steve Babb, bassista e cofondatore della band, di rispondere a qualche domanda… interessante il suo punto di vista.




Intervista a Steve Babb…

Savona, Italy, October 6, 2014
  
Sono stato in Tennessee, ho girato Beal Street e ho visitato la casa di Elvis, ma in nessun luogo ho trovato profumo di Prog: come è nata la vostra passione per questo tipo di musica?

Il Tennessee è famoso per il Blues, il Rock, il Country e il Bluegrass, ma la cosa più importante è che il Tennessee è ben noto per la musica, al di là delle etichette! Il Prog rock potrebbe non essere così evidente qui, ma i Salem Hill sono del Tennessee, così come Neal Morse e i Glass Hammer. Adrian Belew vive a Nashville. Ci sono più artisti prog qui di quanto si possa immaginare, sebbene il pubblico dedito a questo genere musicale si trovi di solito nel resto del paese. Sono stato contagiato dal progressive rock dopo aver scoperto i Rush, alla fine degli anni settanta, e attraverso alcuni amici sono arrivato agli album di ELP e Kansas. E poi sono arrivati i Camel, i Genesis e gli UK. Ho sempre amato questo genere!

 Sono arrivato alla vostra musica per pura combinazione, guardando un video degli YES con Jon Davison, e attraverso la sua storia ho trovato i Glass Hammer: come si è evoluta nel corso degli anni la line up, sino ai giorni nostri?

Tutto è iniziato come progetto “studio”, basato su Fred Schendel e me, e dopo poco tempo abbiamo capito che avevamo bisogno di altri musicisti per trasformarci in una live band. Noi lavoriamo in uno studio di registrazione a tempo pieno, e quindi c'era sempre gente intorno che era interessata ad unirsi a noi, per un anno, a volte di più. Non appena quei musicisti passavano ad altri progetti, o lasciavano per impegni familiari, noi ci adattavamo ad una nuova situazione con altri artisti. In questo momento abbiamo un gruppo molto solido, con Aaron Raulston alla batteria, Alan Kamran Shikoh alla chitarra, e Carl Groves e Susie Bogdanowicz come vocalist.

I Glass Hammer sono nati oltre 20 anni fa, e in questo lungo periodo hanno registrato un gran numero di album: che tipo di legame esiste tra il primo, " Journey of the Dunadan " e l'ultimo, " Ode to Echo "?

Fred Schendel ed io abbiamo sempre fatto parte del progetto, e il nostro modo di “scrivere” è il filo conduttore che unisce i nostri album. Inoltre, ci è sempre piaciuto raccontare delle storie attraverso la nostra musica, che è poi il caso che riguarda la maggior parte dei nostri album o dei singoli brani. Sicuramente abbiamo imparato molto rispetto a quel primo album, ed è auspicabile aver migliorato il nostro “mestiere” nel corso degli ultimi 20 anni.

Che cosa succede quando I Glass Hammer si trovano su di un palco?

Siamo davvero un altro gruppo quando suoniamo dal vivo! Non facciamo molti concerti, ma ci piace farlo il più possibile. La nostra musica eseguita dal vivo ha una energia completamente diversa, che raramente riusciamo a trasportare nei nostri album. Chi ci sente dal vivo dopo aver ascoltato le registrazioni, nota un’aggressività musicale ed un’energia che non si aspettava. I fans ci dicono sempre che hanno la percezione che ci divertiamo molto on stage, con un comportamento scanzonato, un pò come accade ai Rush attualmente. Sul palco esplodiamo e amiamo interagire con il pubblico.

Ascoltando la vostra musica, ho avuto l'impressione di ritrovarmi improvvisamente adolescente, trovando i segni indelebili di alcuni dei miei gruppi preferiti (YES, ELP, Gentle Giant) combinato con qualcosa di originale, che io chiamo il marchio di Glass Hammer: come e quanto siete stati influenzati dai musicisti del passato, alcuni ancora al lavoro?

Quando scriviamo musica abbiamo come riferimento alcune band in auge 35/40 anni fa che hanno da tempo visto scemare il loro impegno per il rock progressivo. Noi non abbiamo mai provato ad essere veramente progressivi, poiché il nostro amore per la musica affonda le sue radici negli anni ’70, e alla fine siamo una band più retrò che prog. Detto questo, siamo riusciti a sviluppare un suono molto particolare che identifica i Glass Hammer, e che penso che i fan del prog di tutto il mondo riconoscono all'istante. Non vorremmo mai essere scambiati per un altro gruppo! Sono molto contento che anche tu hai notato il nostro "marchio di fabbrica”!

Cosa ne pensi dello stato della musica - tra talento e businnes - nel vostro paese?

Nel quotidiano siamo immersi nel lavoro musicale, e produciamo artisti e cantautori. Stando così le cose raramente ho il tempo di ascoltare molto al di là dei progetti su cui siamo impegnati. Credo che, nella maggior parte dei casi, il mondo della musica viva in una situazione precaria e triste, un pò ovunque nel mondo. Vedo un sacco di grande talento, in qualsiasi direzione io mi volti, ma la maggior parte degli artisti non ha alcuna idea sul come promuovere la musica, e alla fine il prodotto di qualità si confonde con quello mediocre. Se i musicisti che hanno la capacità e la possibilità di scrivere e registrare un album potenzialmente importante non riescono poi a promuoverlo adeguatamente, beh, non andranno da nessuna parte e tutti gli sforzi saranno vanificati. E immagino che questo pensiero vada bene in qualsiasi paese e situazione.

Da dove prendi ispirazione per i testi dei tuoi album? Possono essere considerati concettuali?

A volte esiste un’idea base precisa, così sviluppo una trama o un tema per alcune canzoni di un album, a volte per l'intero disco. In "Culture Of Ascent ", ad esempio, ho usato la metafora dell’ alpinismo per rappresentare l'ascensione spirituale e la ricerca del Paradiso sulla Terra, con la conclusione e accettazione che se esiste risiede in un altro “luogo”, e non può essere trovato qui. Con "IF" è stato più o meno lo stesso, in particolare per la canzone " If The Sun ". In questo caso molti dei testi e temi musicali sono stati suggeriti da un "cantante” d’eccezione, capace di guidarci da lassù… Dio. "Perilous " è stato scritto durante e dopo la mia tragica esperienza a contatto con un amico che è poi morto di cancro. Abbiamo affrontato le sue paure e, infine, il raggiungimento della pace con Dio. Tutto questo, i sentimenti di tristezza e di gioia, sono finiti nei testi di "Perilous". "Ode To Echo" è stato creato con la mente rivolta al pericolo del narcisismo ed è al contempo un avvertimento sulla pericolosità degli psicopatici, album scritto dopo che la mia famiglia era stata vittima di uno di questi mostri. Il nuovo album, quello a cui stiamo attualmente lavorando, presenta un sacco di idee diverse, e ogni canzone ha la sua propria fonte di ispirazione. Sono certo che i fans ameranno questo album, la cui uscita è prevista per la primavera del 2015.

So della tua collaborazione con Jon Anderson: che tipo di contatto esiste tra voi e il "mondo YES"?

I fans degli YES sono sempre stati molto favorevoli ai Glass Hammer e ce lo hanno fatto capire da sempre. Gli YES vendono i nostri CD ai loro concerti. Ho trascorso un pò di tempo con Roger Dean la primavera scorsa e lui è davvero un gentiluomo. Oltre a ciò non vi è alcun contatto tra Glass Hammer e YES, a parte il rapporto di amicizia che abbiamo con Jon Davison.

Esiste una piccola possibilità di vedervi in Italia in futuro?

Se si realizzasse un Festival prog con un budget capace di supportare i costi e il cachet di una band che viene da Oltreoceano… beh, in quel caso arriviamo di corsa! Ho ricevuto un invito da un promoter quest'anno, ma il budget disponibile non ci ha consentito di… volare in Italia. Quindi, se sei a conoscenza di un Festival con le caratteristiche che ti ho descritto, fa sapere loro che ti piacerebbe vedere i Glass Hammer in Italia! Ho sempre sostenuto che se devo venire in Europa pagando tutto io, beh, allora la prenderò come una vacanza! Un giorno porteremo il progetto Glass Hammer in Europa, ma solo quando i fans lo richiederanno ed i promoter saranno disposti a pagare per tutto questo. Potremmo essere richiamo per un pubblico enorme, di questo sono certo.

E' possibile rivelare qualcosa sui vostri progetti futuri?

Come ho detto prima, siamo al lavoro su un nuovo progetto discografico. Alcuni album che abbiamo fatto in passato si sono rivelati punti di svolta. "Chronometree", "Lex Rex", "The Inconsolable Secret" e "IF", potrebbero essere degli esempi. Prevedo che il nuovo disco diventerà ancora più popolare. E’ successo qualcosa  - che non riesco ancora a spiegarmi - con il songwriting e il livello di musicalità, e questo mi basta per pensare che diventerà il favorito dei nostri fans. Speriamo di arrivare rapidamente alla definizione di un titolo, in modo da poterne parlare sempre di più!


"Crowbone", da “Ode To Echo”, ultimo album dei Glass Hammer, uscito nel 2014. Le musiche sono di Fred Schendel e i testi di autore Robert Low.
Muisicsti ... Babb, Schendel, Raulston, Shikoh e Davison. David Ragsdale dei Kansas al violino. Randy Jackson di Zebra ai cori e chitarra solista. Susie Bogdanowicz ai cori.
Artwork dell'album di Michael Xaay Loranc.
Fotografie della band di Julie Babb.