giovedì 10 aprile 2014

Syndone-ODYSSÉAS


Per la terza volta in un ristretto spazio temporale mi capita di ascoltare un nuovo album dei Syndone, band torinese nata alla fine degli anni ’80, scioltasi dopo qualche anno e nuovamente e vigorosamente in campo dal 2010: Melapesante, La bella è la bestia, e ora arriva  ODYSSÉAS.
Un prolificità unica, e colpisce l’affermazione del vocalist Riccardo Ruggeri che racconta: “I periodi di crisi sono momenti incredibilmente fertili per la nascita di idee. La musica vive anche di questo. Quindi la musica non va mai in crisi”, concetto, nelle fondamenta, applicabile in ogni momento della nostra quotidianità, nei settori più disparati.
Trio atipico, che unisce la voce di Ruggeri al vibrafono di Francesco Pinetti e alle tastiere del fondatore/mente/motore/cuore Nik Comoglio.


Da questa atipicità di line up derivano pregi e svantaggi facilmente intuibili, come lo stesso Comoglio dichiara, e alla facilità di lavoro in studio - con il fascino aggiunto delle collaborazioni di livello - si contrappone l’handicap dei live, momento in cui la costituzione del team adatto all'occasione può essere lunga e faticosa.
“ODYSSÉAS” è un concept album che nasce dalla nuova collaborazione con la Fading Records/Altrock, etichetta che ha come obiettivo l’unicità dei progetti che propone, e quelli di Nik Comoglio possono essere presi certamente come esempio.
L’utilizzo di tecnologia avanzata, mista a tecniche espressive analogiche, rappresenta il vero carattere della filosofia della band, con un mantenimento della tradizione - e della qualità ad essa connessa - ed un costante sguardo al futuro, alle evoluzioni possibili e alle collaborazioni stimolanti. Ma ci sono dei limiti entro i quali bisogna restare. Comoglio a tal proposito afferma concetti che dovrebbero essere un insegnamento per molti musicisti, nuovi e antichi:

È fondamentale in tutti gli stili musicali guardare sempre avanti e cercare in tutti i modi di progredire il più possibile. Però è anche importante ricordarci da dove veniamo: per chi fa musica ed è agganciato, come Syndone, a un genere ben definito bisogna stare molto attenti a inserire gli elementi di modernizzazione con moderazione per rimanere sempre “leggibili” dal pubblico che ci segue. È un gioco molto sottile per il quale si rischia di non venire capiti: infatti, se non si sta attenti in questo senso, spesso succede che l’album sul quale si lavora e su cui si sono investite energie per circa un anno e mezzo/due, dopo pochi mesi dall’uscita, cada senza speranza nel dimenticatoio. Unitamente alla ricerca del nuovo bisogna onorare le radici della musica che tentiamo di modernizzare: questo è il motivo per cui uso sempre suoni di tastiera vintage e analogici quando nel disco ci sono elementi freschi molto forti come, ad esempio, il drumming di Marco, la scrittura di Francesco o l’uso personalissimo e geniale del cantato di Rik. È un modo per farti vedere cosa c’è al di là di un muro alto dandoti però la sensazione di restare sempre con i piedi per terra.

Sono questi i pensieri che convivono concettualmente col la storia di  ODYSSÉAS, quella del viaggio di Ulisse, delle sue avventure, degli incontri e delle fortune alterne. Cinquanta minuti di musica, suddivisa su tredici brani, per sintetizzare il fascino del “viaggio”, della sperimentazione, del cercare oltre per vedere cosa accade; l’amore per il rischio - non sempre calcolato - e per la ricerca di noi stessi, che spesso non trova sbocco sino a che, dopo il giro totale, ci si ritrova al punto partenza, e a questo punto il “vecchio” verrà visto con una nuova ottica. Il viaggio… possibile per chiunque, anche se vittime dell’immobilismo, perché la mente tutto può. Il viaggio attraverso la musica, quella incredibile che questo trio inusuale riesce ad inventare, all’ interno di quella sfera che per comodità etichettiamo come prog, ma che io modifico spesso in “Musica Totale”.
Questo importante percorso ha visto un paio di ospiti sulla prua della nave.
Il primo è il pluridecorato Marco Minnemann, batterista tedesco che, dopo aver ascoltato la fase demo dell'album, ha deciso di estendere la sua prestazione a tutti i brani, registrati poi nel suo studio californiano. Un impegno così totale il suo, in grado di influenzare ciò che già era stato scritto.
Il secondo è  John Hackett, fratello del più famoso Steve, capace di donare il tocco personale con il suo flauto al brano Penelope, fatto non certo scontato quando si è in tema di ospitate, spesso forzate.
E ritorno così a evidenziare le opportunità che certi incontri forniscono, quando il coinvolgimento è sentito e la partecipazione quasi spontanea.
Apprezzo molto la musica sin qui ascoltata dei Syndone, ma è indubbio che ODYSSÉAS rappresenta l’apice, la maturazione, non tanto personale, ma della band, della comunione di intenti e del messaggio musicale che appare sempre più chiaro.
Attraverso liriche cariche di messaggi e di metafore attualissime, la poesia si mischia alla completezza a volte impenetrabile della musica progressiva, e la melodia emerge, come elemento fondamentale della nostra tradizione, come la ricerca delle radici che, coerentemente col tema del viaggio di Ulisse, si realizza attraverso “suoni caldi di legno, corda e ottone per un disco che doveva suonare molto mediterraneo” (Comoglio).
Il brano che propongo a seguire, Vento Avverso, mostra la faccia più “delicata” del disco, e regala l’incredibile voce di Riccardo Ruggeri, autore delle liriche.
La composizione musicale è tutta di Comoglio e Pinetti, e l’affiatamento che emerge determina la qualità finale.
Nik si è addentrato nella parte con una ricerca sonora davvero varia, attraverso un campionario incredibile di tastiere…


Mi capita spesso di entusiasmarmi al cospetto di cover colorate e dai soggetti impossibili, che riportano agli amori dei seventies, ma l’immagine di ODYSSÉAS abbaglia.
Il titolo del quadro è A Oriente (1979, olio su tela), una picture dalla lunga storia, firmata nel 1979 da Lorenzo Alessandri, pittore surrealista piemontese. Dice Nik a tal proposito: “Sembrava proprio essere stata dipinta su commissione. Tre uomini-uccello (chiamati Bedu) vestiti con un saio rosso e con zoccoli biellesi ai piedi contemplano il mare in silenzio, enigmatici e distaccati tra loro ma nello stesso tempo uniti mentalmente verso un ideale comune. La storia dei Syndone insomma!”.
Un altro centro per la band torinese.



Info:

Syndone:

Fading Records:

Ufficio Stampa Synpress44: