martedì 3 settembre 2013

Selling England by... Simone Ricatto


Ripropongo un articolo di Simone Ricatto, che oggi si cimenta con un pezzo da novanta: SELLING ENGLAND BY THE POUND.
Pubblico integralmente il suo pensiero, senza correggere una virgola del commento. La descrizione di un album può essere fatta in molti modi e  le critiche e i consensi possono mischiarsi con facilità, ma vorrei sottolineare che il giovane Simone, a 23 anni, ha deciso di dedicare un po’ del suo tempo libero, al di fuori dell’orario di lavoro, all’analisi approfondita di una musica difficilissima e per di più di nata 40 anni fa, quando Simone Rocker - così si fa chiamare - era ancora un sogno.
Per lui, e per tutti i giovani che volessero cimentarsi in questo tipo di lavoro, con lo stesso impegno, i miei spazi saranno sempre aperti.

RECENSIONE
SELLING ENGLAND BY THE POUND
GENESIS
1973
A cura di Simone Ricatto

Selling England By The Pound ” esce nel settembre del 1973. Annata fondamentale per tutti gli amanti del rock grazie alle uscite di album come “The Dark Side Of The Moon” dei Pink Floyd, “Tales From Topographic Oceans ” degli Yes, “Lark's Tongue In Aspic” dei King Crimson, “Brain Salad Surgery ” degli E.L.P. , “Space Ritual ” degli Hawkwind, “Sabbath Bloody Sabbatth” dei Black Sabbath, “Quadrophenia” degli Who e ai primi impegni discografici dei Queen, Kiss, Aerosmith e del cantautore Tom Waits.
L'album che vi sto per descrivere rappresenta l'apice creativo, melodico e strumentale dei Genesis, nonostante abbiano messo in cantiere nella prima metà degli anni settanta capolavori come “Trespass”, “Nursery Crime ”, “Foxtrot ” e il mitico concept “The Lamb Lies Down On Broadway ”.
L'album fu il più venduto nel quinquennio  gabrielano e raggiunse la terza posizione nel Regno Unito, anche grazie al  singolo “ I know what I Like ”. Infatti all'epoca era cosa molto innovativa per un gruppo progressive la produzione di un brano della “sola” durata di quattro minuti e che oltretutto risultasse  commerciale,  quindi alla portata anche di ascoltatori non proprio amanti del prog.
La copertina è un dipinto di Betty Swanwick intitolato The dream (il sogno) che divenne fonte di ispirazione per il testo di “ I Know What I Like ”.
I testi toccano tematiche come il folklore, la cultura  inglese, la letteratura (grazie al riferimento a Romeo e Giulietta ed a Tiresia nel brano “ The Cinema Show ” ), la cronaca (esemplare il riferimento alla guerra tra gangster della periferia londinese in “ The Battle of Epping Forest ” ), ed anche la fantasia (il titolo “ Firth of Fifth ” gioca col nome del celebre fiordo scozzese Firth Of Fourth) .
La prima traccia dell'album è “Dancing With The Moonlight Night”.  Tutto il brano è meraviglioso; dai giri armonici di Steve Hackett che diventano poi riff aggressivi e avvincenti, il tutto accompagnato dalle tastiere di Tony Banks, dall'inconfondibile rullare di Phil Collins con la base ritmica del mitico basso di Mike Rutherford. Del brano è indelebile l'intro vocale di Peter Gabriel che sembra portarci molto indietro nel tempo.
Il secondo brano “I Know What I Like ” è la prima vera hit della band con il ritornello che rappresenta un inno alla felicità e diventerà caposaldo in tutti i tour che seguiranno.
Segue l'emblematica “ Firth Of Fifth ”, in assoluto la gemma di tutte le gemme che ci hanno regalato i Genesis. L'inizio è marcato dall'assolo di piano di Banks, un suono che scriverà la storia del rock, ma indimenticabili sono anche le note che escono tenui e dolci  del flauto di Gabriel, per non parlare dell'assolo di Hackett che tutte le volte che lo si sente dà la sensazione di toccare il cielo con un dito.
La quarta canzone “More fool me” è una delle prime prove vocali soliste di Collins che qualche anno dopo diventerà il frontman del gruppo raggiungendo vendite discografiche pazzesche.
La seconda parte si apre con “The Battle Of Epping Forest” un pezzo cantato magistralmente da Gabriel. Qui gli strumenti si susseguono per tutta la durata del brano, prima veloci e poi lenti delineando il pezzo come il più articolato dell'intero album.
La settima traccia “After The Ordeal” è l'unico pezzo strumentale dell'album ed esso sembra riportarci, grazie alla chitarra di Hackett, in un epoca medievale, per poi darci un altro meraviglioso e delicato assolo.
L'ottavo brano è sicuramente quello che si rivelerà un cavallo di battaglia per tutto il resto della carriera del gruppo che lo presenterà in quasi tutti i tour futuri: “ The Cinema Show ”. L'inizio è soave, accompagnato dal canto di Gabriel e dal dolce arpeggio di Hackett. Inizia poi un ritmo incalzante dove la fanno da padrone gli assoli di Banks che sprigiona suoni che una volta ascoltati non si ci riesce più a togliere dalla mente per arrivare all'epicità del finale va a spegnersi come una candela.
Chiude l'album “Aisle Of Plenty” che è una ripresa del primo brano e sembra volerci riportare indietro per riascoltare questa pietra miliare del rock una altra volta… e come si fa a non farlo?
Tengo molto a dedicare questo articolo a mio padre, a Beppe e a Claudio che grazie alla loro passione per la musica, ma soprattutto per i Genesis, mi hanno fatto conoscere il meraviglioso mondo del rock progressivo.

Track List:
00:00 - Dancing With The Moonlit Knight
08:03 - I Know What I Like (In Your Wardrobe)
12:13 - Firth Of Fifth
21:48 - More Fool Me
25:00 - The Battle Of Epping Forest
36:43 - After The Ordeal
40:58 - Cinema Show
51:40 - Aisle Of Plenty