mercoledì 19 giugno 2013

Phoenix Again-ThreeFour


ThreeFour  è l’album di cui parlo oggi, un pieno strumentale realizzato dai Phoenix Again.
Non è una primizia - risale al 2010 - e la band sta preparando una nuova uscita, come raccontato nell’intervista realizzata.
Ma accostarsi alla musica dei P.A. significa entrare in sintonia con un mondo inesplorato.
Ascoltiamo tutto ciò che possiamo, secondo canali tradizionali, e anche agli addetti ai lavori può capitare di perdere ciò che non dovrebbe mai essere trascurato.
La storia di questa band bresciana emerge dalla scambio di parole a seguire, e può essere integrata entrando nel sito di riferimento (www.phoenixagain.it.), spazio che permette un contatto pieno con un soggetto musicale che molto ha da dare.
“Ma dove eravate nascosti?”, questa la mia prima osservazione. La “lettura” di ThreeFour racconta di dodici tracce prive di liriche, che presentano una miscela rappresentativa di epoche e stili diversi. Rock, folk, prog…
La musica - e le parole -  di questa band danno conforto ai miei pensieri musicali da sempre coltivati, in primis un concetto legato alla commistione tra classica e rock, perfettamente in atto nel disco, che fornisce l’esatta chiave di lettura della dimensione dell’area progressiva.
E poi… “gli strumenti cantano, ma al posto delle parole ci sono le note…”, questo l’assioma di Antonio Lorandi: da sempre ci si innamora di canzoni inglesi di cui non si capisce ancor oggi il significato, nonostante il nostro miglioramento culturale, eppure le strofe… diventano parte della musica stessa, capace  da sola di veicolare messaggi attraverso tappeti di note creati ad arte.
Il dolore conseguente ad una grave perdita hanno cementato i Phoenix Again, un ensemble a carattere familiare che condensa differenti generazioni. E il risultato è… incredibile.
C’è dentro tutto quello vorrebbero ascoltare gli amanti della musica di impegno, ma con la voglia di trasgressione sonora, di libertà e sorpasso di ogni regola, ammesso che esistano dogmi specifici.
ThreeFour è un viaggio attraverso il tempo, un racconto di anni in evoluzione, un intreccio di generi e sonorità che trova il collante dell’amicizia, del lavoro di squadra, del ricordo indelebile e dell’affetto.
Musica da pubblicizzare in ogni modo possibile… la periferia musicale sta davvero stretta ai Phoenix Again!



L’INTERVISTA

Ho ascoltato la vostra musica e la prima domanda che mi viene da farvi è: “Ma dove eravate nascosti?”.

Già, bella domanda, come hai potuto leggere nella nostra bio siamo nati nell’81; a quei tempi facevamo una ventina di concerti live all’anno, e il nostro problema era uscire dalla provincia (non avendo produttori o altro che ci promuovesse); eravamo sempre a corto di soldi e abbiamo sempre fatto la nostra musica. La nostra città (Brescia) non ha mai dato molto spazio a gruppi che eseguivano musica alternativa.

Nonostante  vostri punti di riferimento musicali siano dichiarati, riuscite ad esprimere una musica originale… che tipo di definizione ritenete sia più idonea per raccontarvi a parole a chi non vi conosce?

E’ difficile definire la nostra musica, è un insieme di generi, ma se vogliamo per forza fornire un’etichetta direi rock-prog-classic-folk, visto che contiene indicativamente tutti questi generi, ma a noi piace definirla genere “Phoenix Again”!

Leggendo la biografia ho notato la presenza della voce, nella formazione originale, mentre l’album   ThreeFour    è strumentale. Questo cambio di percorso ha  a che fare con la scomparsa prematura del fondatore, Claudio Lorandi?

I nostri pezzi sono prevalentemente strumentali (indicativamente, su una sessantina di brani, ne abbiamo 5/6 cantati); la nostra è una scelta dettata dal fatto che gli strumenti parlino all’anima, creando emozioni diverse per chiunque ci ascolti; in poche parole gli strumenti cantano, ma al posto delle parole ci sono le note. Da piccoli io e i miei fratelli ascoltavamo Albinoni, Vivaldi, Mozart ecc… e credo che loro non avessero bisogno di parole, poi sono arrivati M.Oldfield, Genesis e altri, e abbiamo pensato bene che il rock e la classica erano la musica che volevamo fare, non dimenticando il folk naturalmente. Comunque i pezzi erano cantati da mio fratello Claudio, infatti nei live facciamo un brano cantato, ma usiamo la voce di Claudio registrata (per noi lui è sempre sul palco).

Sempre buttando un occhio alle vostre note, la line up fornisce alla band una dimensione “familiare”. Potreste definire le dinamiche interne e il lavoro di squadra che operate?

Diciamo che il tutto è nato da mio fratello Claudio, lui negli anni ’70 era già in giro a fare cover dei Beatles, Rolling Stones, Deep Purple, Led Zeppelin ecc… Io (Antonio) e l’altro più piccolo (Sergio), strimpellavamo le chitarre a casa; una volta cresciuti noi, mio fratello ha pensato di creare un gruppo tutto suo (Gruppo Studio Alternativo). Facevamo all’inizio swing, blues e rock improvvisato live, e quando è entrato nel gruppo Silvano Silva (batteria e compositore) abbiamo finalmente trovato la nostra dimensione e abbiamo iniziato a comporre con più logica. La scomparsa di Claudio nel 2007 (tumore al pancreas) ha lasciato un vuoto incredibile, ed è stato allora che abbiamo deciso di incidere il CD Threefour (molte chitarre nel album sono registrazioni d’ archivio dei Phoenix, suonate da Claudio); contemporaneamente è nata L’Associazione no profit dedicata a lui, e i proventi dell’ album vanno tutti in beneficenza.
Poi abbiamo pensato bene di fare i live e quindi avevamo bisogno di musicisti, e guarda caso li avevamo in casa, i miei due figli, Marco e Giorgio (chitarre e percussioni), e la figlia di Sergio, Alessandra (flauto). Mancava il tastierista e nel 2012 abbiamo incontrato un giovane, bravissimo, Andrea Piccinelli.

L’album che ho ascoltato risale al 2010: che cosa vi è accaduto, musicalmente parlando, in questi ultimi anni?

Abbiamo fatto alcuni live e siamo in sala di incisione per il  nuovo CD che uscirà nell’autunno del 2013, e aspettiamo che qualcuno ci inviti a fare dei concerti per la promozione.

Avete terminato da poco un tour acustico, accompagnando Giorgio Mazzolari nella presentazione del suo romanzo: come si può definire questa differente volto dei Phoenix Again?

Non è assolutamente un differente volto, noi nei nostri concerti facciamo sempre dei brani in acustico, da sempre, ci piace molto diversificare.

Torniamo alla dimensione elettrica… cosa accade nei vostri spettacoli live?

Noi abbiamo circa due ore di spettacolo, e iniziamo con un brano acustico (registrato eseguito da Claudio, la sua chitarra acustica è sempre sul palco al centro appoggiata sul porta chitarra); prosegue poi la prima parte live, e ogni brano è accompagnato da un filmato; facciamo un intermezzo acustico di circa mezz'ora e poi la seconda parte elettrica.

Come si è evoluta la vostra musica nel tempo?

Direi che siamo cresciuti tutti col tempo, e l’entrata nel gruppo dei giovani ha dato una nuova scossa al gruppo, ma abbiamo molte cose ancora da far sentire.

Ci sono speranze che la musica rock di impegno (abbandono per un attimo il termine prog…) possa tornare ad attirare le masse?

Noi ci speriamo, i media però devono fare la loro parte e mollare un pò le lobbies del mercato, e cominciare a diffondere un pò di musica meno “commerciale”.

Che cosa avete programmato per l’imminente futuro?

Ovviamente l’uscita del nuovo album in autunno, registrato al PHOENIX Studio di Castelmella (BS), di Emilio Rossi (ex tastierista dei Phoenix negli anni 90), e la speranza di un pò’ di live, quindi organizzatori di concerti e festival di tutta Italia, fatevi sentire, noi siamo pronti, contattateci sul nostro sito:



LINE UP

Antonio Lorandi: basso elettrico e acustico
Sergio Lorandi: chitarre, elettrica acustica e classica
Silvano Silva: batteria e percussioni
Andrea Piccinelli: tastiere
Marco Lorandi: chitarre, elettrica, acustica e mandolino (figlio di Antonio)
Giorgio Lorandi: percussioni e mixer (figlio di Antonio)
Alessandra Lorandi: flauto (figlia di Sergio)