domenica 19 maggio 2013

In attesa del VOX40... il pensiero di Bernardo Lanzetti...


Articolo apparso sul numero speciale di MAT2020, nel mese di aprile

Facciamo il punto con …  Bernardo Lanzetti

Partiamo dal presente, dal tuo nuovo progetto dedicato alla “voce” e al racconto della tua intensa attività, iniziata oltre 40 anni fa. Che cosa è “VOX40”  e come nasce l’idea di realizzarlo?
Un insieme di avvenimenti quali la ristampa in Gran Bretagna degli album dell’Acqua Fragile, il trovarmi circondato da musicisti diversi che rispettano i miei lavori e il mio approccio alla musica e in più la mia voce, che ultimamente si è superata portandomi alle tre ottave di estensione; tutto questo mi ha fatto scattare la scintilla ed è nata l’idea di celebrare 40 anni di vocalità.

Quali sono gli elementi salienti che costituiscono “VOX 40”? Quali i protagonisti?
Uno dei momenti più singolari sarà “Acqua Fragile per Orchestra” ovvero la rivisitazione delle musiche dell’Acqua Fragile da parte di una piccola orchestra classico/moderna, solitamente specializzata in tanghi argentini, ma che io ho scoperto molto Prog nel sound. Un po’ come Astor Piazzolla sta ai Gentle Giant. Altro elemento sarà naturalmente la mia voce nelle musiche PFM, ma anche episodi d’avanguardia, Glovox compreso, e le ultime avventure targate CCLR.

VOX40” è da considerare come singolo episodio o lo si può immaginare, almeno nelle intenzioni, un contenitore itinerante e replicabile?
Senza dubbio VOX 40 sarà replicabile con modifiche ed aggiunte strategiche.

Esiste anche la possibilità di rappresentazioni fuori dai nostri confini, magari con ospiti locali?
Stiamo lavorando ad un episodio Londinese che al momento è previsto per ottobre.

So che passi molto tempo all’estero, a contatto con altre culture musicali. Puoi fare il punto della situazione artistica relativamente ai paesi che frequenti, ovviamente Italia compresa?
La televisione ha disintegrato il pubblico di tutti i paesi del mondo. Credo che mai come oggi si possano contare così tanti bravi musicisti e così poche persone disposte ad ascoltarli. A differenza di altri paesi che da sempre hanno una loro musica - il Flamenco per la Spagna, il Rock per gli USA, la musica sudamericana per quelle popolazioni, etc. – l’Italia è ancora ferma al giustamente mai superato melodramma. Generalmente poi, chi arriva alla musica ambisce solo a diventare personaggio.

Torniamo al discorso “voce”. Tutti indicano Demetrio Stratos come il capostipite della generazione degli sperimentatori vocali. Che cosa è accaduto in generale e… che cosa  è accaduto a te, negli anni successivi alla sua prematura dipartita? Esiste chi si applica costantemente nell’opera di ricerca e di innovazione?
Ci sono tantissimi “vocalist” e sperimentatori in tutto il mondo. L’industria discografica e dell’intrattenimento, generalmente li ignora. Sperimentare con la voce è qualcosa che ha a che fare con la ginnastica, la filosofia ed il mistero.

Stratos, Chapman, Gabriel… quanto questi mostri sacri hanno influenzato la tua crescita e le tue scelte?
Non dobbiamo dimenticare che la voce maschile, a differenza di quella femminile,  inizia il suo percorso più importante solo tra i 12 e i 14 anni per cui i veri modelli possibili arrivano ad essere studiati tra i 16 e i 20 anni o addirittura più tardi. Personalmente da bambino cantavo di tutto, dai canti di chiesa in latino a Domenico Modugno ad Elvis Presley (mio fratello, più grande di me, portava i dischi in casa), ma solo verso i 17 anni ho sentito che la mia voce era solida e forgiabile. Roger Chapman è stato il primo maestro cui la mia voce mi ha condotto, poi Peter Gabriel, uno studio nobile e delicato. Contemporaneamente ho potuto riavvicinarmi ad altri maestri del passato, come Ray Charles, o ristudiare il canto di Jimi Hendrix o Neil Young. All’epoca non avevo alcun “modello italiano”, e quindi neppure Demetrio Stratos, che è entrato nei miei “studi” solo negli anni ’90.

Sono molti gli esempi di vocalist, un tempo fantastici, che oggi accusano battute di arresto che profumano di sentenze definitive. Tu al contrario sembri ancora in evoluzione. Esiste un segreto per mantenere efficienza ed espressività dello “strumento”?
Non conosco un segreto se non il portare sempre un grande rispetto al canto e ai grandi interpreti. Il Dottor Fussi, lo specialista delle corde vocali cui si rivolgono i più grandi cantanti del mondo, ha trovato le mie perfettamente pulite ed allineate come non avessi mai cantato. A suo avviso ho avuto la fortuna di cantare sempre in maniera corretta, così che ho continuato a migliorare.

Osservare quanto accade nei “Talent” oggigiorno fa riflettere su come la loro presenza, 40 anni fa, avrebbe impedito la nascita di assoluti talenti: come sarebbero emersi Dylan, Young o Battisti? Se fosse tuo il compito di giudicare dei giovani aspiranti cantanti, che cosa inciderebbe maggiormente sul tuo giudizio?
Non posso rispondere in maniera specifica se ci riferisce a quanto accade in televisione, perché da circa sette anni non ne posseggo una e non ho occasione per guardarla. Però provo a sintetizzare il mio pensiero.
Ogni interprete, autore, performer, ha il dovere di dimostrare il rispetto e l'appartenenza al mondo di coloro che l’ hanno preceduto. Salvo rarissime eccezioni, sono disturbato da chi si presenta dicendo… "faccio solo pezzi miei",  come se fosse caduto sulla terra da un altro mondo e in realtà non avesse imparato o addirittura rubato dai grandi maestri o dai tanti onesti e validi esecutori viventi e non. Per capirci, dai Beatles agli Stones, da Springsteen a Joni Mitchell, da Bob Dylan a Jeff Buckley, tutti si presentano fluttuando nel grande fiume del Rock misurandosi con le cover, le rivisitazioni, i tributi e le celebrazioni.
A mio avviso però, ogni giovane artista deve trovare e studiare da solo il/i proprio/i maestro/i rifiutando ogni imposizione, soprattutto quelle che vengono dal mondo dei media o dello spettacolo televisivo. L'artista non è tale se almeno una volta, agli inizi del suo percorso, non rompe gli schemi, e se oggi lo schema è il partecipare ad uno spettacolo televisivo...

Dagli Acqua Fragile alla PFM  sino ai giorni nostri… prova a tirare qualche conclusione di un periodo di vita lungo e importante.
I lavori più importanti sono quelli nati in modo semplice e naturale. Ci si accorge del loro valore solo con il passare degli anni.

Bernardo, fuor di retorica, che cosa significa per te cantare?
Quando canto, apro le braccia e con una mano cerco i grandi maestri del passato, con l’altra mano provo a raggiungere il futuro. Davanti a me, lo spazio infinito…