mercoledì 1 maggio 2013

Danila Satragno-Sanremo in Jazz


Danila Satragno è un’artista vulcanica, piena zeppa di progetti e di attività parallele.
Pianista, cantante, vocal coach affermata, talent scout, scrittrice… e chissà cos’altro frulla nella sua testa!
Potrei accostarla a personaggi noti, da De Andrè alla Vanoni, passando per Annalisa Scarrone, ma il disegno di cui parlo oggi è tutto suo, e la vede nell'habitat più confortevole, quello che profuma di jazz.
Danila è una jazzista innanzitutto, ma spesso questa etichetta si accosta ad un genere definito di “nicchia”, perché apparentemente complicato, perché gli stereotipi sono un muro duro da abbattere.
Non so quale sia l’intimo intendimento di questa artista, la profonda motivazione che l’ha spinta verso l’album “Sanremo in Jazz”, certo è che rendere accessibile a chiunque una musica che spesso si giudica ostile a prescindere, assume anche un valore didattico.
Chiunque sia in grado di modulare tre accordi di chitarra si sente autorizzato nel proporre un qualsiasi brano cantato, con un minimale accompagnamento ritmico. Difficilmente viene in mente di trasformare il motivetto che frulla nella testa in una trama jazz.
Danila lo fa, e prende il luogo migliore … il vestito più elegante, quello del Festival di Sanremo, estrapola qualche perla e la dipinge a sua immagine e somiglianza.
C’è piena trasversalità di epoche, dagli anni ’60 del Quartetto Cetra sino al più recente Alex Britti, dalla Caselli a Mia Martini, da Modugno alla Vanoni, da Dalla ai Ricchi e Poveri.
E ogni tassello sorprende per classe e genuinità, e accade ciò che non avremmo mai pensato come "fatto semplice", e cioè che anche il beat, il pop e la canzone “leggera”, riescono ad assumere una nuova anima e, udite udite, anche il jazz diventa cibo per tutto il popolo.
Il ritmo, lo swing, - il  muoversi a tempo fa normalmente parte del nostro DNA - si appiccicano a melodie che hanno contraddistinto epoche, ma che hanno sempre regalato una sola facciata, e oggi Danila Satragno fornisce prove che la buona musica ha un valore intrinseco, capace di emergere in ogni situazione propositiva.
In “Sanremo in Jazz” c’è poi il ricordo di chi il jazz l’ha sempre vissuto, Louis Armstrong e Nicola Arigliano (ultima versione), ma questa è storia a sé, omaggio ad artisti guida e assoluti ispiratori universali.
In questo viaggio Danila è accompagnata da fior di musicisti: Dado Moroni al pianoforte, Rosario Bonaccorso al contrabbasso, Nick Angelucci alla batteria, Max Ionata al sax tenore ed un cameo per il grande Franco Cerri.
Ho provato a curiosare e Danila mi ha accontentato…


L’INTERVISTA

Da dove nasce l’idea di omaggiare e “trasformare”  la musica italiana, fotografata all’interno della sua rassegna più importante?
Mi ha sempre divertito molto il fatto di unire trasversalmente i generi musicali e creare contaminazioni. Del resto sono una jazzista che deriva da un percorso di studi classici molto rigorosi e che è stata comprimaria di un grandissimo poeta cantautore come Fabrizio De Andrè. Quindi nel mio DNA deve necessariamente esserci scritto un amore incondizionato per la bella musica, senza pregiudizi ne ghettizzazioni.
Ho pensato ai songs di Sanremo perché rappresentano una parte molto popolare e conosciuta della musica italiana e in particolare quest’anno ero molto coinvolta sul Festival sia come giornalista che come coach di Annalisa.

Come hai operato la selezione, tenendo conto dell’ampia scelta?
Sono stati in realtà Stefano Senardi e la mia attuale collaboratrice Chiara Cattaneo a stimolarmi nelle scelte, nonché il desiderio di dedicare ad una cara amica Ornella Vanoni ‘LA MUSICA E’ FINITA’, un brano da lei stessa reso celebre.

Esiste un brano tra quelli proposti che ha creato maggiori difficoltà realizzative nella fuga verso il jazz?
Il jazz è in realtà un linguaggio, per cui ogni concetto è assimilabile ad una lingua… avevo qualche riserva su 7000 caffè di Alex Britti, un brano di concezione assolutamente pop ed  inoltre, non avendo cambiato il testo,  il risultato lirico è stato quello di una canzone d’amore di una donna per un’altra donna. Invece ad oggi  è uno dei brani che amo di più del mio SANREMO IN JAZZ.

Tra i dieci brani proposti ce ne sono un paio che si rifanno a grandi jazzisti del passato, Louis Armstrong e Nicola Arigliano. Lo si può considerare… “un omaggio nell’omaggio”?
Certo non potevo farmi mancare un’occasione del genere! Certo si, un omaggio a due grandi jazzman. Oltretutto avevo cantato anni fa con NICOLA proprio nella mia Liguria, e gli ero molto affezionata. L’amicizia in comune con Cerri ed il grande Gianni Basso è stata importante.

Coverizzare” brani altrui è azione che rientra nella norma, meno usuale fornire la canzone popolare di un abito per molti complicato. Si può considerare “Sanremo in Jazz”, anche, un disco … didattico, che utilizza un patrimonio conosciuto e comune come opera di avvicinamento ad una musica spesso tenuta ingiustamente a distanza?
Sicuramente in me esiste un forte desiderio di comunicare che il jazz è solo un modo di far musica e non UNA MUSICA A SE STANTE, DIFFICILE E SOLO PER POCHI. Nel mio album non si sa dove inizia il jazz e dove continua il pop, proprio per questo motivo si ascolta facilmente e volentieri.

Come è avvenuta la scelta dei musicisti? E’ il tuo normale team di lavoro?
Dado e Rosario sono i miei abituali compagni di viaggio e grandi amici… è difficile suonare bene con qualcuno se non lo ami. E poi anche Max, Nicola e Franco  Cerri sono persone straordinarie.

Tra le tue tante attività (vocal coach, pianista, vocalist, scopritrice di talenti), riesci a stabilire una graduatoria di… soddisfazione?
Impossibile. Ho ragionato a lungo sulla questione…sono diverse facce della medesima medaglia e una alimenta l’altra….anche se il mio nuovo produttore dice che quando suono e canto ho un’espressione diversa, molto più intensa.

L’album termina con un brano di oltre 50 anni fa, “I Ricordi della Sera”: quanto jazz c’era nella musica del Quartetto Cetra?
Erano imbevuti di swing e possedevano un gusto ed una classe straordinariamente unica.

Riesci a fare una fotografia dell’attuale stato della musica italiana?
Se ci riuscissi sarei miliardaria! Oppure il nuovo guru della discografia….
Scherzo ovviamente, ma credo che nel sottobosco musicale ci sia una nuova ricerca di sostanza e di novità.

Progetti, progetti, progetti…
Continuare a lavorare come ora con energia, entusiasmo e serenità. Amo stare accanto ai giovani ed aiutarli nella realizzazione dei loro sogni, cosi come prendermi cura delle voci dei professionisti arricchendo il mio bagaglio di esperienze. Sul palco ho la fortuna di poter sperimentare le mie follie e d’ora in poi mi vedrete spesso al pianoforte.
I progetti più nuovi  sono quelli di ‘esportare’ all’estero la mia metodologia vocale sull’onda del successo dei centri VOCAL CARE di ROMA E MILANO e quelli che si stanno costituendo in diverse parti d’Italia e anche un programma televisivo basato sul potere della voce …