lunedì 21 gennaio 2013

Rassegna di Ortonovo, tra Kubrick e GTV

Foto di Alberto Terrile

Prima serata della rassegna “Oltre la Musica” svoltasi nello splendido SPAZIO MADE di Ortonovo, ultimo paese del levante ligure, il 18 gennaio… un po’ di racconto.
Non solo musica, ma un evento complesso diviso in tre parti.
L’inizio prevedeva infatti un incontro straordinario, quello con Emilio D’Alessandro, l’uomo che ha vissuto per trent’anni al fianco di Stanley Kubrick. Insieme  a lui sul palco Filippo Ulivieri, appassionato di cinema e detentore di ArchivioKubrick, il database italiano che raccoglie informazioni oggettive sulla vita e le opere del regista Stanley Kubrick, nonché scrittore del libro.
Per i dettagli e per la recensione del book “Stanley Kubrick e me”, rimando ad altre occasioni (sicura unuscita su MAT2020 - www.mat2020.com), momenti in cui fornirò la mia opinione su libro e protagonisti.
Un accenno va comunque fatto.
Avevo già sfiorato Emilio e Filippo nel corso di un incontro avvenuto a Savona, ma la mia breve permanenza aveva lasciato un senso di incompiutezza, soddisfatto successivamente dalla lettura del libro. Li avevo poi proposti per un nuovo appuntamento, quello di Ortonovo e il ritrovarli, e ripercorrere assieme a loro lustri significativi di una vita non certo comune, mi ha permesso di chiudere il cerchio, e soprattutto di far conoscere ai presenti una storia straordinaria, fatta di amicizia, di grandi sacrifici ed enormi soddisfazioni, di amore e dolore, di fortuna e drammi personali, il tutto come un film nel film, dove due uomini culturalmente  agli antipodi, Kubrick e D’Alessandro, trovano un apparente impossibile equilibrio, mentre sullo sfondo danzano personaggi inarrivabili ai più ma che, almeno durante la lettura, diventano accessibili a tutti.
Una storia toccante, che mi pare sia l’esemplificazione dell’antico concetto del “trovarsi al posto giusto al momento giusto”, situazione che prescinde dalle capacità, dalla serietà e dal talento di cui si è in possesso.
Incredibile il lavoro di “traduttore dei desideri” eseguito da Ulivieri, che si dichiara un “non scrittore”, ma che è stato capace di mettere a fuoco, con chiarezza e ricchezza di particolari fondamentali, il vero D’Alessandro - cosa probabilmente più semplice vista la conoscenza diretta - ma soprattutto il vero Kubrick, donando l’immagine inedita  e veritiera di un genio di cui, ci rendiamo conto adesso, non sapevamo nulla, e ovviamente mi riferisco all’uomo e non all’artista.
Il mio augurio è che anche per Filippo Ulivieri l’incontro con Emilio possa risultare determinante… abbiamo bisogno di bravi e modesti giovani.
Ma come scrivevo riparlerò con maggior cura di “Stanley Kubrick e me”.
Imperdibile il sito curato da Filippo Ulivieri:

 Foto di Alberto Terrile


L’intermezzo culinario è stato curato direttamente da Massimo Dolce, dei Gran Turismo Veloce, che di lì a breve si sarebbero esibiti.
I GTV avanzano nella loro attività musicale con un simpatico e accattivante “Menù del Giorno”, che prevede, laddove possibile, la mitica “carbonara” descritta nel numero zero di MAT2020, un piatto che fa da complemento al concerto vero e proprio.
Tutto perfetto, luogo incantevole, atmosfera tra l’esclusivo e il familiare, ottimo cibo ma… poco pubblico.
Lo SPAZIO MADE è di recente riconversione, e dell’antica collocazione conserva la materia prima, il marmo elegante sparso ovunque. Un potenziale centro culturale che necessita di un po’ di tempo per essere conosciuto, decentrato rispetto al normale “passaggio musicale” e di certo da educare ad un contenitore come quello di ieri, dove la letteratura e le storie di vita si sono sposate ad una musica che si inserisce nel filone progressivo e che quindi è ad appannaggio, purtroppo, di una nicchia di pubblico. Un vero peccato!
Avevo scritto dell’album dei GTV, “Di Carne, di Anima”, un po’ di tempo fa (http://athosenrile.blogspot.it/search?q=gtv)avendo apprezzato immediatamente la loro musica, ma mai li avevo visti on stage.
Per poter dare il meglio occorre avere davanti  chi risponde alla sollecitazioni, e questo comporta qualità e quantità di pubblico. Uno dei due requisiti non è stato soddisfatto, ormai si è capito quale. Nonostante tutto la band ha sfoderato un’ottima prova, ripercorrendo le tappe dell’album citato, con qualche aggiunta (ad esempio lAlexander Platz proposta nel video  a seguire). Delusione mascherata dall’ironia (ma credo sia una caratteristica di Massimo Dolce quella di apparire scanzonato sul palco, interagendo con il pubblico), e sfoggio di grande professionalità. Tecnicamente molto bravi, presentano una musica originale, che pur nella complessità ha la caratteristica di “entrare e rimanere”, e la particolare voce del tastierista Claudio Filippeschi - un tocco di spiccata italianità - diventa elemento caratterizzante.
Anche il look fa la sua parte, e la salopette rossa usata in scena è un altro di quegli elementi che riporta immediatamente alla band, al loro caravan e alla loro musica.
Molto... molto bravi, anche se mi piacerebbe risentirli in un altro contesto.
Nonostante tutto una bella serata, con tanti “attori” di grande valore di cui, ne sono certo, risentiremo parlare molto presto.