martedì 23 ottobre 2012

L'angolo di Augusto... un nuovo racconto " tullico..."




UNA COLLANA DI PERLE

Ian Anderson, come è noto,  è sempre stato geloso della sua vita privata. Da artista vero e da uomo di profondi valori,  fin dall’inizio della carriera ha seguito la regola per cui un anche un musicista rock, più di altri esposto dalle leggi dello showbiz, alla curiosità del pubblico, va giudicato per la propria produzione  e non per le vicende personali. Solo i suoi stretti collaboratori e pochissimi rappresentanti del mondo dei media hanno avuto il privilegio di entrare nella sua quotidianità familiare. Negli ultimi anni, però, sempre mantenendo comunque le giuste distanze, Anderson ci ha concesso scampoli della sua vita fuori dal palco e dell’universo domestico in cui vive. Ne sono un  esempio un paio di recenti video in cui il musicista, nella sua dimora del Berkshire, ripropone due famosissimi brani acustici, Life Is A Long Song  e Wond’ring Aloud,  accompagnato dal figlio Duncan James alla batteria, dal fido Andrew Giddings al piano e da un compassato quartetto d’archi...



LP (Luoghi e Personaggi)

Gli archeologi del lontanissimo anno 4.000 d.C si gratteranno sicuramente la testa nel cercare di stabilire a chi esattamente appartiene la lapide funeraria - ormai quasi illeggibile tranne il nome a caratteri cubitali - del piccolo cimitero adiacente la chiesa di St Bartholomew, a Lower Basildon, contea del Berksire, in Inghilterra.  




La maggior parte di loro penserà all’omaggio che qualche rivoluzionario prelato della Chiesa d’Inghilterra volle fare ad un gruppo musicale famoso oltre duemila anni prima.  Solo dopo attente controprove, risulterà che sotto quella pietra tombale riposa un meno noto agronomo dallo stesso nome, Jethro Tull, assurto ad una certa celebrità all’inizio del 1700 per aver inventato l’allora moderna seminatrice.



IPSE DIXIT/SCRIPSIT

[…] Misfortune like a sparrow hawk hangs over you […] da Saboteur (album Under Wraps, 1984). Trovo questa frase incredibilmente suggestiva nel suo triste riferimento ai momenti più sfortunati e ai fallimenti che spesso costellano la vita di noi umani. L’immagine del falco sospeso sopra la nostra testa e pronto a ghermirci mi ricorda l’ultimo verso della stupenda poesia di Eugenio Montale “Spesso il male di vivere ho incontrato”. Che Ian Anderson abbia letto l’edizione inglese di Ossi di seppia…?