giovedì 24 maggio 2012

Verona Prog Fest 2012



Rossana mi ha inviato il suo resoconto del Verona Prog Fest.

Si è svolta giovedì 3, venerdì 4 e sabato 5 maggio la terza edizione del Verona Prog Fest, tre serate all'insegna del progressive rock organizzate dal Club il Giardino di Lugagnano di Sona. 

Questo locale si è distinto negli ultimi anni per la varietà e la qualità della musica che propone almeno settimanalmente, e ha ormai "fidelizzato" una buona quantità di pubblico proveniente da tutto il Veneto e spesso anche dalle regioni vicine. 

Per dare un'idea dello spirito che anima l'attività di questo club userò le loro stesse parole, tratte dalla pagina dedicata allo Staff nel loro sito : "Siamo un gruppo di amici amanti della musica, della musica di qualità, della musica fatta dal vivo, in tutte le sue forme, purché eseguita da artisti che sul palco non pensano al cachet, ma vogliono dare e vogliono ricevere emozioni vere." [...] "... abbiamo voluto dare un nome al nostro gruppo e chiamarlo appunto "il Giardino" rifacendoci al Giardino di Epicuro, poeta e filosofo greco che voleva radunare nel suo giardino amici e colleghi per scambiare opinioni. Il nostro club vuole essere un club soprattutto di appassionati di musica ma non solo, infatti abbiniamo ad alcuni eventi temi eno-gastronomici; non vuole essere un club esclusivo, le serate sono aperte a chiunque voglia iscriversi, non vuole essere un locale con un'identità definita, ma vuole essere semplicemente un gruppo di persone e di amici che sentono il desiderio di stare assieme e di cercare quelle forme di interpretazione musicale non canoniche, rare sul nostro territorio. E' proprio per questo che, respirando quest' aria un pò strana, anche gli artisti che ci privilegiano della loro presenza sono spinti ad andare oltre gli schemi, per regalarci poi emozioni indescrivibili". 

Gianprimo Zorzan è un organizzatore appassionato e instancabile: insieme ai suoi amici dello staff, negli anni ha portato a suonare al Giardino nomi storici del panorama internazionale, come gli Strawbs, i Fairport Convention (in quell'occasione era arrivata gente persino dalla Slovenia), David Jackson dei VDGG, altri più nuovi e meno noti, numerose tribute bands, gruppi italiani classici come le Orme o più recenti come Mangala Vallis e Former Life  e poi
jazzisti, cantautori e bluesmen ... Insomma, un po' di tutto ma di qualità; nomi e foto sono nella loro gallery su Flickr:

e il programma dei prossimi eventi alla pagina:

Il programma del Prog Fest di quest'anno era il seguente:
  • giovedi 3 maggio: Tony Pagliuca Band e Mangala Vallis
  • venerdì 4 maggio: Conqueror e Magenta (dal Galles)
  • sabato 5 maggio: BEGGAR'S FARM con Martin Barre (Jethro Tull) - Bernardo Lanzetti (ex PFM e Mangala Vallis), Lino Vairetti (Osanna) e Gianni Leone (Balletto di Bronzo).

E' sabato 5, data finale del Prog Fest e, visti i nomi sulla locandina,  prevedibilmente anche quella con più affluenza; i turisti del prog come me e il mio compagno sono qui già dal pomeriggio perché l'imperdibile piacere di queste
occasioni, oltre a quello ovvio di assistere al concerto,  è anche quello di essere presenti alle prove e sentire in anticipo i pezzi, far ciacole con chi ti capita a tiro, curiosare nei banchetti dei dischi per qualche irrinunciabile acquisto, salutare vecchie conoscenze e farne di nuove, bighellonare stando sui piedi a chi sta lavorando ecc. Piccole manie, un po' da groupie, ma innocue. 

Il Prog Fest è ospitato nella Sala Polivalente di Caselle di Sommacampagna, messa a disposizione dal comune, perché lo spazio del club non sarebbe stato sufficiente ad accogliere tutti. Un po' una scommessa, ho pensato, vista la triste contabilità dei concerti prog e affini degli ultimi tempi: lo sconfortante bilancio del megaconcerto di La Spezia, che avrebbe dovuto richiamare un folto pubblico sia per la buona causa che per la qualità e quantità di artisti coinvolti e che invece ha visto un rapporto numerico pubblico/musicisti di 3 a 1 (lì si è toccato il fondo, da lì si può solo risalire), le cento persone scarse al concerto della Locanda Delle Fate al Blues House di Milano, i 150 spettatori a Seriate per i Fairport Convention, per finire con la scarsa affluenza a Castiglione del Lago per il Meeting di Primavera (delle due l'una: o gli cambiate nome perché "Primavera" è a dir poco fuori luogo o lo spostate a metà giugno per avere il tempo di dragare il prato; istituire il torneo di lotta nel fango per "ottimizzare", come qualcuno suggeriva, mi sembra poco elegante, lo eviterei).

E invece no, i miei timori vengono fortunatamente fugati: alle venti e trenta c'è gente in coda alla biglietteria (!!!); dentro il teatro è già quasi pieno anche se pochi stanno seduti, son tutti in giro chi a caccia di autografi, chi al banchetto bar, parecchi intorno al banco dei dischi.  Certo ci sono i soliti noti: io e Gianfranco (categoria "Immancabili" secondo Wazza), il Dr. Bandi e signora, Beppe e Alex Sinigaglia da me ribattezzati Father & Son in smaccato omaggio a Cat Stevens, persino "Monsieur le Président" Aldo Tagliaferro; dunque la colonna lombardo-piemontese dei Tullians è presente ma c'è anche Lincoln Veronese da Livenza accompagnato da sua moglie - era venuto per vedere il concerto, gli hanno messo in mano una chitarra ed è finito sul palco a suonare con Martin Barre - più qualche altra faccia già vista di cui ora mi sfugge il nome e comunque in proporzione c'è molta più gente delle ultime volte, diciamo intorno alle 200 persone, che è poi il pubblico medio dei concerti organizzati dal Giardino ai tempi della crisi.

Tutta la passione di Gianprimo emerge chiaramente nel suo breve discorso di apertura della serata: poche frasi subito sfumate nel dialetto veronese con cui ci racconta l'entusiasmo (e la fatica) di portare musica di qualità al suo pubblico di affezionati in un periodo gramo come questo e la soddisfazione quando un'iniziativa riesce bene.  Poi lascia spazio alla musica.
Il cast di musicisti coinvolti era di per se una garanzia, tutti loro li ho - li abbiamo - visti esibirsi più volte da soli, in gruppo e in tutte le combinazioni possibili e fin dai primi pezzi si percepiva che erano in serata;  il pubblico mostrava di apprezzare.
Il concerto è andato benissimo e direi che chi suonava si è divertito quanto chi ascoltava, non sono successi disastri sul palco né ci sono stati problemi tecnici a funestare la serata.
I Beggar's Farm sono come il grigio, vanno su tutto: anche con la nuova formazione (un nuovo bassista, Daniele Piglione e un nuovo chitarrista acustico, Mauro Mugiati) sono sempre e comunque impeccabili e funzionano con chiunque li metti, vero "legante" di tutto il concerto; Chiaraluce ormai a suo agio nella parte di mattatore ha duettato con tutti - farfallone! - mentre Franco Taulino ha dato voce, flauto, armonica e stile alla parte "jethro" del concerto.  Una menzione particolare meritano il batterista Sergio Ponti, che ha suonato ininterrottamente dall'inizio alla fine, il tastierista Kenny Valle e il violinista Matteo Ferrario, tutti e tre sempre un po' nell'ombra per questioni di spazio sul palco ma assolutamente fondamentali.

Bernardo Lanzetti scatenato ha giocato con la sua voce con e senza Glovox e ha persino fatto cantare gli spettatori nel corso di una serie di brani suoi, dei CCLR, della PFM, dei VDGG ecc.  Ha concluso con Impressioni di Settembre eseguita insieme a Lino Vairetti, particolarmente in vena e pieno di verve (anche in vista dell'uscita di RossoRock, il disco nuovo degli Osanna), che poi è rimasto sul palco per una serie di pezzi tratti da L'Uomo, da Milano calibro 9 e da Palepoli.
Gianni Leone, in stato di grazia e di buon'umore, si è esibito in tre cover - Nevermore dei Queen, Sexy Sadie dal White Album dei Beatles, che aveva riarrangiato tempo fa in una inconsueta versione charleston e Can we still be
friends di Todd Rundgren - veramente riuscite, oltre che nei suoi consueti pezzi strumentali tratti da Ys. 
Martin Barre ha presentato dei pezzi di sua composizione oltre ai soliti irrinunciabili brani dei JT con Taulino e con Lincoln Veronese; ha duettato con Chiaraluce (ma quanto si divertono quei due a suonare insieme?) e con la vocalist dei Beggar's Paola Gemma, una bella voce che mi piacerebbe veder maggiormente valorizzata in futuro; aveva anche portato il suo disco nuovo, in vendita al banco di Camelot Prog, un doppio CD (Live + Studio) decisamente di buon livello, composto di pezzi registrati in studio già presenti in altri suoi dischi, da tre pezzi nuovi e da brani live in cui compaiono parecchi musicisti che hanno militato nelle ultime formazioni dei Jethro Tull. Ora che suona da solo e partecipa ai vari eventi come il Prog Exhibition 2011, Valenza Benefit Concert e il Prog Fest, Martin Barre appare sempre più a suo agio e socievole, firma pazientemente migliaia di autografi senza scappare, ride, attacca bottone con tutti e chiacchiera anche con quelli che non parlano inglese - un bel cambiamento.
Gran finale con Locomotive Breath perchè - ormai è tradizione - nessuno lascia il teatro se non viene suonata e poi omaggio al Banco, tutti sul palco a cantare Non mi rompete, con speciale dedica di Vairetti a Fornero & Co. (dedica pienamente condivisa dal pubblico), dopodiché tutti mescolati a mangiare pizzette, chiacchierare, sistemare mercanzie e far salotto fino ad ore antelucane.

Gianprimo Zorzan era contento, aveva riempito la sala nonostante come al solito non ci fosse un-cartello-dico-uno in giro per il paese; l'incasso ovviamente non bastava a coprire le spese ma lui riesce sempre a trovare degli sponsor e speriamo continui così; in ogni caso la misura della riuscita della serata l'avevo avuta prima dell'inizio del concerto, quando ho visto, nell'ordine,  portare dentro sedie per due file in più rispetto al previsto e la faccia dell'addetto alla biglietteria aprirsi in un sorriso da un orecchio all'altro.
Da quel che mi è stato raccontato, pare che anche le serate precedenti fossero riuscite bene, in particolare sembra che i Magenta, gruppo gallese, abbiano avuto un buon successo (c'è qualche video su You Tube); certo, con questi concerti non ci riempi uno stadio ma se radio, teatri e amministrazioni locali coinvolte si decidessero a pubblicizzare gli eventi in modo più capillare forse si attirerebbero più spettatori perché comunque la domanda di musica di qualità esiste, tutto sta a farla incontrare con l'offerta. E' triste scoprire che nel bar a 50 passi dal teatro non sanno niente del concerto quando basterebbe un volantino grande come una cartolina appiccicato al bancone o al vetro della porta per far arrivare qualcuno in più.
In conclusione un bel concerto e una bella atmosfera, d'altra parte la "Beggar's & Friends" è ormai una macchina da guerra ben rodata da numerosi eventi vissuti insieme.  Mancava giusto Clive Bunker, del quale non ho notizie dalla serata di beneficenza del dicembre scorso a Valenza. 

Mentre tutto questo succedeva dentro la sala polivalente di un paese della provincia veronese, fuori la super-luna nel suo punto di massimo avvicinamento alla Terra aveva passato la serata a pavoneggiarsi e farsi fotografare appoggiata in posa panoramica a torri e grattacieli, machissenefrega, lì c'era la musica, che non è un evento ciclico prevedibile, è un'occasione estemporanea di piacere che va afferrata quando si presenta.  E noi c'eravamo.