venerdì 27 aprile 2012

Gentless3+La Moncada -In the Kennel volume 1


In una piovosa giornata di metà aprile incontro casualmente, ad Alba, Francesco Alloa, batterista de La Moncada. Della band avevo scritto un po’ di tempo fa, commentando il loro “Torino Sommersa”:


Alla fine della presentazione del “contenitore musicale”, Cosa resterà di me?, Frank mi si avvicina con un prezioso dono, la testimonianza di un nuovo progetto musicale che lo vede tra i protagonisti. Prezioso, certo, nelle idee e nella costruzione. Basta pensare alla tiratura limitata-cento copie- e  alla realizzazione della confezione fatta a mano (e ciò rende di fatto unico ogni pezzo, essendo impossibile la riproposizione perfetta).
Il pensiero di Francesco è riportato nell’interessantissima intervista a seguire, dove si apprendono dettagli di un mondo ai più -purtroppo- sconosciuto. Dietro a questo prodotto volutamente artigianale, ci sono scelte di vita, ideologie, delusioni e voglia di cambiare le cose. E alla fine mi è sorto il dubbio, trasformato poi in certezza, che questi esemplari musicali sarebbero volentieri recapitati a domicilio, magari sostando nella casa dell’amico di turno per spiegare nei dettagli il contenuto musicale e tutto ciò che ha portato alla sua nascita. Pochi ormai trovano il tempo per cercare il nuovo ed  ascoltare, e non  esistono possibilità di conoscenza passiva, indotta da ciò che forniscono i media, perché è scontato che certa musica… non passa. E sarà grande la soddisfazione quando l’amico,  guidato nell’ascolto alla scoperta dei dettagli, confesserà che valeva la pena lasciarsi convincere.
Nonostante Alloa parli di progetto “copiato”, non conoscevo l’iter realizzativo di “In the Kennel”, “Dentro al canile”.
In the Kennel ” non è il titolo di un album, ma di un progetto che, nell’arco del 2012, dovrebbe regalare altri quattro episodi.
I protagonisti della prima parte sono quindi i piemontesi La Moncada e i siciliani Gentless3, riuniti nello stesso ambiente per un proficuo lavoro di squadra che, fatto rilevante, riunisce gli estremi della nostra penisola.
L’idea di base è quella di utilizzare uno studio di registrazione per far incontrare due differenti band, per alimentare gli scambi di esperienze e culture, e verificare di li a poco il risultato, attraverso la musica che ne scaturisce.
L’obiettivo artistico di questo EP era la coverizzazione reciproca di due brani già esistenti ( Rabbia Killer per L.M. e On Busting the Sound Barrer per i G.3) e la proposizione di due inediti, Murmur e I Numeri.
Il risultato è notevole e la cosa che più colpisce è l’omogeneità del prodotto.
L’unione di differenti musicisti è fatto storico  che ha regalato emozioni a non finire al pubblico- e agli artisti -, soprattutto in fase live, ma in questo caso siamo di fronte ad un “disco” che non è il frutto estemporaneo di una jam, ma presenta una sorta di amalgama musicale, e non sono in grado di  dire se il raddoppio obbligato di alcuni strumenti-anomalo quello della batteria- sia importante per il raggiungimento dell’obiettivo.
Amalgama sì, ma quattro brani a matrice rock, oscillanti tra i generi “di provenienza” delle due band e un “racconto del disagio” che passa attraverso frammenti di psichedelia che riportano a modelli del passato, oltre i nostri confini.
L’incontro poteva essere di tipo prevalentemente musicale e invece c’è la voglia di “messaggio”, in perfetta coerenza con le idee che, più o meno velatamente, vivono dietro In the Kennel.
E quando  “… i numeri ti escono dagli occhi, occhi che bruciano…” (I Numeri), la musica potrà essere la giusta alternativa, forse non per sedare il dolore, ma sicuramente per alleviarlo.
Un progetto da seguire nel tempo…


L’INTERVISTA

Ho cercato di recuperare un po’ di informazioni sul progetto e credo di aver chiarito alcuni aspetti. Visto che ho la possibilità di chiedere ad un diretto interessato, ne approfitto. Raccontami tutto ciò che puoi su “In the Kennel”.

L’idea era già venuta fuori quando, con Massimiliano Moccia e Ettore Magliano, ci siamo insediati al Blue Record Studio. Non volevamo fare studio di registrazione in senso strettamente commerciale. Volevamo un posto per fare le nostre cose e quelle di altri artisti o band che ci piacciono.  Per l’organizzazione e il coordinamento del progetto mi ha dato una mano Carlo Barbagallo (Noja Recording) che ha proposto anche il nome In The Kennel che rimanda chiaramente alle compilation In The Fishtank, che produceva l’etichetta olandese Konkurrent, fino a qualche anno fa. L’idea di per se non è un granché originale, me ne rendo ovviamente conto, ma il confronto tra musicisti è da sempre quasi una necessità per chi fa musica, e la formula con cui lo si propone non è, secondo me, di fondamentale importanza. Per la copertina invece mi sono affidato a Federico Manzone, giovane disegnatore cuneese, che ha realizzato anche le copertine per i prossimi volumi. Il fatto di creare sinergie tra diverse forme di espressione è alla base del progetto ITK, e mi piacerebbe che le persone coinvolte di volta in volta restassero dentro anche per i volumi successivi. Infatti per la promozione mi ha aiutato Orwell Comunicazione di Catania, ufficio stampa gestito da membri di Gentless3, con cui spero di continuare a collaborare. Le grafiche invece sono state curate da Flavio Severino. Il packaging l’ho progettato io. E’ molto spartano ma mi piaceva l’idea di poter costruire copia per copia a casa, con le miei mani. Sono numerate fino a 100 di modo che ogni copia sia unica, anche perché costruendole a mano non me ne viene una uguale all’altra. Insomma, un lavoro più da artigiano che da produttore. Le registrazioni e il mix sono di Massimiliano Moccia con l’aiuto di Ettore Magliano.

Il confronto e la collaborazione di due band in uno studio di incisione non credo potrebbero dare buoni frutti senza un buon gioco di squadra ed un obiettivo comune. Cosa accade nella norma in queste situazioni?

Carlo Barbagallo ci ha proposto i Gentless3, che erano in tour e passavano da queste parti. Ci siamo sentiti via e-mail e abbiamo deciso di riarrangiare ognuno una canzone dell’altro. Poi nei due giorni di studio ci siamo presi il tempo per arrangiare tutti insieme altri due pezzi inediti. Si è creata sin da subito un ottima atmosfera, dove tutti erano consapevoli che il tempo era poco, quindi si è lavorato badando al sodo, cercando la sostanza più che la forma. E’ filato tutto abbastanza liscio e umanamente è stata una bella esperienza. Vorrei anche sottolineare che non si tratta di andare in studio e improvvisare così, tanto per avere del minutaggio. Si parte da un’idea precisa e la si sviluppa, anche a distanza, in modo da arrivare al momento della registrazione con l’atteggiamento giusto.

Mi hai parlato del tuo modo di lavorare, autofinanziato e autarchico. Quali sono gli aspetti negativi più rilevanti in un modus operandi simile?

Non sono particolarmente interessato a fare un etichetta che si muova nel panorama italiano secondo i “meccanismi” classici. Non perché abbia qualcosa in contrario ma semplicemente perché, tra il mio lavoro di commesso e tutte le altre cose non riuscirei a dedicarci il tempo che merita un attività del genere. Sostanzialmente GoatMan Records è un marchio legato alle attività dello studio di registrazione. Sono molto più interessato a lavorare sul territorio in cui vivo. Negli ultimi anni c’è stato un regresso culturale spaventoso, i locali che fanno musica dal vivo in provincia di Cuneo sono sempre meno e sempre più in crisi, e questo li porta a proporre sempre le solite cose “sicure” a discapito di altre, magari un pò più ostiche ma decisamente più interessanti. Il discorso sarebbe lungo e pericoloso e non mi ci voglio addentrare però, invece di continuare a lamentarmi, voglio fare qualcosa. Voglio partire da qui, facendo piccole ma significative produzioni e cercando di insinuare un pò di curiosità nelle persone che mi circondano quotidianamente, andandoli a prendere uno ad uno a casa. Per tornare alla tua domanda. Gli aspetti negativi sono la frustrazione derivata dal poco interesse che vedo nella gente attorno a me, il poco riscontro su canali “ufficiali”, a parte qualche rara eccezione e dal fatto che economicamente non riesco a rientrare nemmeno in parte delle spese di produzione. Quello che si diceva dei libri secondo me lo si può applicare anche in ambito musicale: c’è più gente che pubblica musica di quanta ne ascolti. Io sono prima un appassionato ascoltatore e poi uno che suona e produce musica. In ogni caso gli aspetti positivi prevalgono nettamente su quelli negativi, mettere musica e idee in circolo mi appaga di tutto e mi da la spinta per continuare.

Ho appena letto un articolo legato alla crisi dei negozi di dischi a seguito di alternative, come i Digital Store. Personalmente non riesco ad essere soddisfatto se non tocco con le mie mani il prodotto che andrò a sentire, e faccio molta fatica, concettualmente parlando, a recensire un album di cui posseggo solo le tracce in MP3. Che cosa pensi di questi aspetti legati all’evoluzione tecnologica?

Discutevo di questa cosa qualche tempo fa con un musicista che conosco e che stimo molto. Sosteneva che in futuro il mercato della musica andrà in due direzioni parallele. Da una parte la musica di consumo, i formati digitali, in sostanza la musica su internet. Si potrebbe arrivare a pagare già nella bolletta una quota e usufruire liberamente della musica che circola in rete. Dall’altra parte invece ci sarebbe (e credo ci sia già) una crescita delle piccole tirature, del vinile, dei packaging particolari o d’autore. Questa teoria mi trova d’accordo. Il compact disk è morto e, a meno che non venga combinato con qualche altro complemento d’interesse, non ha più ragione di esistere. Leggevo l’altro giorno un articolo che parlava di una  etichetta californiana di cui ora non ricordo il nome. Il tipo che l’ha messa in piedi gestisce anche una piccola galleria e ha pensato di unire le sue due passioni. Produce cd in tirature limitatissime e crea delle confezioni con il materiale raccolto negli anni di attività della galleria. Ogni cd è una piccola opera d’arte. Personalmente non scarico musica perché secondo me non ha nessun senso riempire hard disk di roba che poi difficilmente riuscirei ad ascoltare tutta. Preferisco lo streaming. Ascolto ciò che ho voglia di ascoltare in quel momento e poi, appena ho l’occasione e soprattutto la disponibilità finanziaria, compro ciò che mi è piaciuto di più (in vinile nel 90% dei casi).

Quanto c’è in questo “Volume 1” di Moncada che ha espresso “Torino Sommersa?”

Beh, innanzitutto una canzone: Rabbia Killer, che è la prima traccia di Torino Sommersa. Devo dire che mi è piaciuto il “restyling” fatto dai Gentless3. A parte questo direi che non c’è molto altro di quello che La Moncada ha espresso nel suo primo disco. Da allora la band è cambiata, sono cambiati dei componenti ed è cambiato anche il modo di approcciarsi alle canzoni. Mi sembra ci sia più consapevolezza riguardo alla direzione musicale che abbiamo intrapreso. Riguardo a ITK personalmente trovo che l’arrangiamento che abbiamo fatto del pezzo dei Gentless3On Busting The Sound Barrier”  ci rispecchi in pieno. Da un mesetto però la formazione si è ulteriormente allargata con l’ingresso di un piano e un synt e di conseguenza sono aumentate le soluzioni musicali e i punti di vista.

Mi hai raccontato della tua coraggiosa scelta di vita, tesa a spezzare in due la tua attività lavorativa principale per realizzare un altro tipo di lavoro che ha però a che fare con le tue passioni. Sei completamente contento del tuo cambiamento o ti è capitato di avere piccoli rimpianti, magari passeggeri?

Ci pensavo giusto poco tempo fa. Anni fa ho avuto un occasione lavorativa molto allettante nei termini di “fare carriera” e guadagnare anche dei bei soldi. Ovviamente non l’ho accettata e pensandoci dopo tanto tempo mi sono stupito del fatto che mi ero addirittura dimenticato di questa storia, l’avevo quasi cancellata dalla mia mente. Comunque no, nessun rimpianto, neanche minimo in questo senso.

Che cosa dobbiamo aspettarci dagli  altri episodi di “In the Kennel?”.

Il volume due è gia stato registrato e credo uscirà a settembre. Nel canile si sono “scontrati” Mombu (membri di ZU e NEO) e Paolo Spaccamonti (chitarrista torinese con all’attivo due album notevoli). Il materiale mi entusiasma al punto che per questa uscita faremo il vinile con cd allegato. Alla fine In The Kennel è un cantiere aperto, ogni uscita sarà diversa dalle altre. Cambieranno i formati, i modi, ma sono certo che la sostanza rimarrà il fine ultimo. Ci proviamo!



Gentless3+La Moncada - In the Kennel (vol.1)

Rabbia Killer
Murmur
I Numeri
On Busting The Sound Barrier

SITI DI RIFERIMENTO: