lunedì 23 gennaio 2012

Aleister Crowley, la magia sessuale e il rock



Un nuovo articolo di Innocenzo Alfano

Qualcuno lo avrà forse notato sulla copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, avveniristico 33 giri dei Beatles pubblicato nella tarda primavera del 1967. Altri ne avranno sentito parlare con riferimento alle accuse di satanismo che hanno spesso coinvolto gruppi appartenenti ai generi musicali “hard rock” ed “heavy metal”. Il suo nome è Edward Alexander “Aleister” Crowley, mago e occultista inglese nato nel 1875 e morto nel 1947.
Sinceramente non ho mai capito perché taluni, soprattutto nel mondo della musica rock (e non soltanto tra i musicisti), reputino Crowley un grande personaggio, una mente illuminata, un saggio, addirittura un “maestro”. Non è chiaro, ma di certo è piuttosto imbarazzante. A differenza di tutti coloro che sono rimasti affascinati da Crowley senza sapere chi è, io mi sono preso la briga di conoscerlo leggendomi il suo libro più famoso, probabilmente quello più influente, a detta di molti il suo capolavoro: Magick (edizione Astrolabio, 1976, curata da John Symonds e Kenneth Grant).
La lettura di Magick mi ha messo di fronte a teorie e a slogan confusionari nella migliore delle ipotesi, raccapriccianti in quella peggiore. Per esempio, il motto “Fa ciò che vuoi sarà tutta la tua legge” (p. 159 e 176), che i seguaci di Crowley considerano poco meno o forse persino più che rivoluzionario, a me sembra, al contrario, puerile e al tempo stesso pericoloso. Infantile e pernicioso è altresì il suo concetto di libertà/volontà, secondo il quale «ogni uomo ha il diritto di realizzare la sua volontà senza temere che essa interferisca con quella altrui; perché, se egli è al posto giusto, sarà colpa degli altri se interferiranno con lui». Proprio una bella teoria, sicuramente apprezzata dai despoti (in funzione o aspiranti tali) e da chi non ha troppo tempo per pratiche lunghe e faticose, ma necessarie nei rapporti tra persone civili, come il dialogo e il confronto (civile) davanti a idee e punti di vista divergenti. E d’altra parte nel paragrafo intitolato “Della Magia Nera” Crowley lancia un chiaro e solenne messaggio, in linea con la sua tetra visione del mondo: «Obbedienza e fedeltà a Colui che vive e trionfa, che regna su di voi nei vostri palazzi, quale Equilibrio di Rettitudine e di Verità» (p. 365).
Il capitolo più inquietante del libro è tuttavia quello intitolato “Del sacrificio cruento e argomenti affini”, in cui si parla, appunto, di sacrifici, apparentemente animali. Si parte da lontano: da Osiride (antico Egitto), dal Messico e dal Perù, dalla religione ebraica. «Il sangue è la vita», si può leggere a pagina 271. Poi, più avanti, ci viene spiegato che «i maghi che si oppongono all’uso del sangue si sono sforzati di sostituirlo con l’incenso, [...] ma il sacrificio cruento, sebbene sia più pericoloso, è più efficace». Inoltre, «per quasi tutti gli scopi il meglio è il sacrifico umano. Il vero grande Mago saprà usare il proprio sangue, oppure quello di un discepolo, senza sacrificare irrevocabilmente la vita fisica». Domanda, magari ingenua: e se per caso un mago non fosse così grande da realizzare un sacrificio (umano) “revocabile”? Immagino infatti che l’abilità e la grandezza, in tal senso, si possano valutare soltanto a cerimonia ultimata...
Per quel che concerne i dettagli riferiti ai cerimoniali del sacrificio cruento, Crowley prescrive ai suoi accoliti quanto segue: «Il metodo dell’uccisione è in pratica uniforme. L’animale deve venir colpito al cuore, oppure gli deve venire tagliata la gola; in ogni caso si deve usare il coltello. Tutti gli altri metodi di uccisione sono meno efficaci». E non si dimentichi che «la vittima deve essere in perfetta salute, altrimenti la sua energia [quella che verrà sprigionata in seguito al sacrificio, ndr] può essere avvelenata». Naturalmente il libro, in accordo con il suo contenuto esoterico, è pieno zeppo di Dèi egizi e indù, divinità greche e romane, animali reali e immaginari, numeri e titoli degli arcani dei tarocchi.
Tra il 1920 e il 1923 Crowley risiedette in Sicilia, a Cefalù, dove fondò l’abbazia di Thelema. I riti che si svolgevano dentro l’abbazia, e soprattutto le voci che circolavano su di essi, convinsero le nuove autorità fasciste ad espellerlo dall’Italia. A partire dalla seconda metà degli anni ’60 furono le “stelle” del rock a riportarne alla luce la memoria ed a tentare, per così dire, di “sdoganarlo”. I primi a provarci furono i Beatles, mettendo il volto di Crowley, come detto, sul pannello frontale del long playing Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (Crowley è il secondo in alto da sinistra). In seguito, come ci ricorda Antonello Cresti nel suo Lucifer Over London (Aereostella, 2010), fu «celebrato dai Led Zeppelin, cantato da Ozzy Osbourne e ritenuto padre spirituale del calderone metal». Cresti presenta però il problema quasi come se si trattasse di un titolo di merito, per il “mago” inglese. Io la vedo diversamente. Per quanto riguarda i Beatles è comunque utile ricordare che sulla copertina di Sgt. Pepper i quattro musicisti britannici avrebbero voluto inserire anche i volti di Adolf Hitler e di Gesù (ammesso che i Beatles sapessero qual era, il volto di Gesù…), alla fine esclusi entrambi, e questo per dire di quanto la loro scelta fosse più che altro provocatoria anziché tesa a rendere omaggio a qualcuno. Poi arrivarono i Led Zeppelin, i Black Sabbath e, all’inizio degli anni Ottanta, l’heavy metal, e la cosa si fece un po’ più seria. Tuttavia non credo sia giusto guardare con ammirazione ad Aleister Crowley solo perché è stato celebrato e cantato da Jimmy Page, Ozzy Osbourne e da altre numerose rockstar, tutte persone che, perlomeno nel corso degli anni ’70, quando non suonavano si dedicavano quasi esclusivamente all’assunzione di droghe, ad ingurgitare alcool e ad organizzare orge.
Ecco, a proposito di orge forse il vero successo di Crowley, nell’immaginario assai limitato ed ingenuo dei musicisti rock, è dovuto proprio a questo elemento, più che alle sue lugubri teorie sui sacrifici cruenti. La chiave di volta per collegare Crowley al rock potrebbe dunque essere, in ultima analisi, quella sessuale. D’altronde sono gli stessi curatori di Magick ad avvisarci, in via preliminare, che «in questa sua opera fondamentale il più grande mago dei nostri tempi riporta a nuova vita i principi dello Yoga e dell’Alchimia, assieme ai culti misterici orientali, dando origine a un nuovo sistema di magia sessuale, la più potente mai praticata». Insomma, accanto a quelli che hanno preso sul serio le teorie grandguignolesche di Crowley, prime fra tutte le famigerate sette sataniche di cui, purtroppo, c’è traccia anche in Italia, ci sono i musicisti rock, ai quali non par vero di riuscire a portarsi a letto una o più donne con la scusa di praticare loro riti magici di cui, per fortuna di quelle stesse donne, gli officianti non sanno assolutamente nulla.

Nota Bene L’articolo è stato pubblicato su “Apollinea”, Rivista bimestrale del territorio del Parco Nazionale del Pollino, Anno XVI – n. 1 – gennaio-febbraio 2012, pp. 28-29.