martedì 22 novembre 2011

Cristiano Parato with Mike Stern & Dave Weckl “Riding Giants”


Presentare un album che può vantare importanti collaborazioni è fatto abbastanza usuale, che riguarda sia nuovi musicisti che quelli che hanno fatto al storia del rock italiano. Spesso l’incontro è occasionale mentre a volte è il risultato di una ricerca precisa. Avere la possibilità di poter contare su artisti del calibro di Dave Weckl  Mike Stern non può che impreziosire il “momento musicale”che si decide di proporre, ma a giudicare da questo Riding Giants, non ci sono ne voglie ne necessità che possano indurre i due”giganti” a ergersi, uscendo dal contesto per affermare il loro talento. Il gioco di squadra  è al contrario palese, e Cristiano Parato pare tenga saldamente nelle mani le redini del gioco.
Virtuoso del basso, nelle righe a seguire si “scopre un po’”, spaziando su vari aspetti relativi al pianeta musica e non solo al mondo “Parato”.
Dodici brani strumentali infarciti di funky, jazz, tempi dispari e… melodia. Le eccelse doti tecniche dei singoli restano in primo piano, ma esiste uno scenario superiore,  orchestrale, che aiuta a dosare i vari componenti con una risultate di incredibile effetto.
Parato “parla” attraverso i suoni e utilizza il basso elettrico per raccontare le sue storie e per soddisfare la propria e altrui voglie di ritmo. Ogni episodio si distingue dal precedente anche se si ha quasi l’impressione di trovarsi di fronte ad un concept album, affermazione azzardata quando si tratta di musica strumentale, ma in fase di realizzazione è probabile che si consolidi il legame tra “pezzi” che, pur privi di liriche, dimostrano un unico filo conduttore ideale.
La sezione fiati, unitamente agli archi, contribuisce a donare la sensazione di musica “matura”, che non significa ne vecchia ne profilo  affine, ma completa, quasi ridondante, capace di diventare modello da seguire.
L’album si sviluppa melodicamente in crescendo e  quando si arriva a C DREAM, ultima traccia,  si tocca mio giudizio un punto altissimo, un brano capace di “smuovere” i sentimenti più reconditi, dopo che il funky spinto è riuscito a provocare altri tipi di scossone.
Varietà di suoni, talento, trame aritmiche e, mi ripeto, straordinario senso melodico.
Davvero un album godibile.


L’INTERVISTA

Partiamo dalla fine, cronologicamente parlando, e cioè dal 2011, anno in cui alcuni importanti incontri hanno dato nuovi impulsi al tuo lavoro. Come è stato l’impatto con Dave Weckl  e  Mike Stern, e quanto sono stati determinanti nella realizzazione di “Riding Giants”?

L’impatto è stato notevole, sia dal punto di vista musicale, che da quello umano; ho incontrato due grandi persone, disponibili, sensibili e ovviamente esageratamente professionali. Il progetto “Riding Giants” è nato il giorno in cui Mike e Dave mi hanno dato la loro disponibilità. Ovviamente la gran parte dei brani esisteva già, ma le stesure definitive e gli arrangiamenti  sono stati condizionati dalla loro presenza. Un brano in particolare, “Escape Plane”, l’ho scritto appositamente per loro, e ho provato grande soddisfazione quando Mike Stern dopo le registrazioni a New York, mi disse che era il suo brano preferito.  Pensa che il primo titolo, era  “X Stern”. 

Quali sono i musicisti e i generi musicali  che, sin dal momento della tua primaria formazione, ti hanno guidato sino al momento attuale?

Musicalmente sono nato ascoltando i Beatles, infatti quando il mio primo insegnante mi chiese chi fosse il mio bassista preferito, io dissi Paul McCartney, ma sinceramente credo che a quattordici anni conoscessi solo lui, che comunque considero un grande. Il gruppo che più di tutti ha segnato il mio cammino musicale sono stati i Police e ovviamente Sting, ma il bassista che maggiormente a condizionato la mia formazione è stato  Jaco Pastorius. Ovviamente negli anni ho studiato altri bassisti come Marcus Miller, Stanley Clarke, Michael Manring, e ascoltato altri gruppi come Weather Report, Electrik Band, Yellow Jackets, Yes, Toto e tanti altri.

Nell’immaginario comune il basso elettrico ha una funzione ben precisa e cioè quella di costituire il 50 % della sezione ritmica. Mi è capitato più volte di sentire il “tuo” strumento usato in modi differenti, non ultimo con lo scopo di essere l’unico accompagnamento di una-splendida- voce. Che cos’è per te “il basso”, e da chi sei rimasto … incantato nel vederlo suonare?

Il basso per me è il mio migliore amico, mi diverte, mi fa stare bene ed è stato fido compagno negli anni difficili dell’adolescenza, quando lo studio del mio strumento mi impegnava e mi dava la voglia e la possibilità di sognare, e secondo me i sogni sono fondamentali per la vita di ognuno di noi. A parte questa visione nostalgica e romantica, credo che il basso più di altri strumenti, riesce a rappresentare il mio carattere, è incisivo, ritmico, preciso e melodico. Lo adoro.

Che cosa rappresenta per te una performance live? Meglio studio o palco?

Di solito si sente sovente parlare di “animale da palco”, io invece mi considero un animale da studio. Adoro lavorare in studio, perché sono maniacale nella ricerca del suono, nella scelta delle corde, del set up del basso e ovviamente mi piace lavorare sugli arrangiamenti e sui mix. Suonare dal vivo ovviamente è più emozionante, è la vera prova del nove e di solito tira fuori il meglio dagli interpreti, ma lavorare in studio è altrettanto impegnativo e gratificante.

Vorrei un tuo giudizio relativo al web: cosa toglie e cosa da ai musicisti, che siano già affermati o in cerca di visibilità?

Le tecnologie attuali e il web ti permettono una grande facilità di comunicazione e di scambio tra i musicisti di tutto il mondo, e questo è un grande pregio, ma di fatto internet ha ucciso il mercato musicale tradizionale imponendo un sistema di diffusione meno qualitativo, meno affascinante e anche penalizzante dal punto di vista economico.

Nel comunicato ufficiale di “Riding Giants”, si evidenzia un mix di ingredienti, tra  Latin, funky e fusion, probabilmente il tuo DNA musicale. Esistono altri “spazi musicali” che ami perlustrare, magari in momenti di … relax?

In questa vita così frenetica, il tempo per il relax e l’ascolto della musica, è sempre più sacrificato, ma quando riesco, io ascolto di tutto, soprattutto cose diverse dalle mie; posso passare da un brano pop ad uno sinfonico, dipende dal mio stato d’animo. Quando ascolto la musica, per me è importante carpire quello che l’artista voleva far succedere di preciso quando ha composto e arrangiato il brano. Ogni artista parte da un’idea e spera che alla fine questa venga rappresentata, a volte anche solo da un riff o un suono in particolare, ma quello sarà il messaggio, quella cosa che deve colpire, entrare nella testa e non uscirne più.

Cosa significa suonare con miti musicali? Più facile, per la loro professionalità o complicato, per il ruolo che ricoprono?

Vedi, se solo quattro o cinque anni fa mi avessero detto che nel breve avrei fatto due dischi con Scott Henderson, Lele Melotti, Mike Stern e Dave Weckl, avrei riso pensando che sarebbe stato più facile vincere alla lotteria. Quando ti avvicini a musicisti di questa caratura, subito provi una sensazione di inferiorità e soggezione, ma poi quando vedi che loro ti ascoltano, ti seguono, credono in te, allora tutto cambia, perché ti rendi conto che sono persone normalissime, che amano confrontarsi accettando, pur essendo all’apice della carriera, nuove sfide. Credo che il segreto di chi ha sfondato, ovviamente parlando di artisti seri, sia quello di aver sempre coltivato la creatività e la curiosità senza mai sentirsi arrivati. Lavorare con loro è ovviamente più semplice, ogni cosa che fanno non è mai scontata ed è sempre in armonia con la situazione in cui si trovano.

Cosa rappresenta per te un testo musicale? Qual è il tuo rapporto, in generale, con le liriche?

Nella prima fase della mia carriera musicale sono stato autore di testi musicali, amavo scrivere perché mi dava la possibilità di esprimere tutto quello avevo dentro ma, ad essere sincero, ora quando scrivo una bella melodia, che venga suonata da me, o da un altro strumento, a me fa provare la stessa sensazione di ascoltare un testo cantato. Credo che per la gente il testo sia più immediato, ma una bella melodia suonata bene, a volte può essere molto più efficace, anche perché, pur avendo a disposizione più parole che note, i testi oggi giorno, sono  monotoni e scontati.

Mi dai un tuo giudizio su i Talent Show? Sono davvero una scappatoia?

Lo show business esiste da quando l’arte ha iniziato a monetizzare, ma la differenza è che negli anni 50, 60, 70, la caratura degli artisti era ben diversa. Fare il musicista, era un’esigenza, era un bisogno espressivo dell’artista, poi sicuramente il prodotto e il personaggio venivano sfruttati al massimo, ma il talento e le capacità per esprimerlo, venivano prima di tutto. Ora è tutto diverso, prima si crea uno show, poi si cercano i partecipanti, e poi forse tra tutti,  qualche talento lo si scova anche, ma è tutto troppo preparato e artefatto, alla fine non riesci più a capire quanto il talento sia vero, o semplicemente creato a tavolino come certi atleti, che poi al primo stop o al primo vero esame si dimostrano fragili come castelli di carte. Io credo nello studio, nella gavetta, nel sacrificio, ma soprattutto nel fatto di amare e coltivare una passione senza pensare al successo. Non ho mai smesso di fare musica vivendo a volte anche momenti di sconforto, ma ora mi trovo a suonare con alcuni tra i migliori musicisti al mondo, quindi credo che la mia costante voglia di crescere e migliorare stia dando i suoi frutti.

Prova ad esprime un desiderio musicale da realizzarsi entro il 2015.

Ho appena terminato un lavoro molto impegnativo, quindi in questo e momento per me è difficile pensare a un nuovo progetto discografico. Ora vorrei concentrarmi sulla promozione, curando oltre all’aspetto mediatico, anche l’aspetto dell’esibizioni live. Il  mio desiderio più grande sarebbe quello di suonare dal vivo con gli ospiti del mio ultimo CD, e credo sia fattibile come era già successo con Scott Henderson nel 2010.



Cristiano Parato nasce musicalmente nella metà degli anni ottanta, quando inizia a suonare il basso elettrico all’età di quattordici anni, seguito da Marco Gallesi ex bassista degli “ Arti  mestieri. La composizione e l’arrangiamento lo hanno sempre affascinato. Nel 2009, grazie alla collaborazione con il grande chitarrista americano Scott Henderson e il batterista Lele Melotti, nasce “Ostinato Bass”, dove Cristiano Parato oltre ad essere compositore e arrangiatore, si cimenta in diverse tecniche creando uno stile accattivante ed elegante. Segue un anno dedicato principalmente al discorso live tra cui spiccano esibizioni con lo stesso Scott Henderson e con il chitarrista Dominic Miller ( chitarrista di Sting da oltre vent’anni). Nel 2011 Cristiano ha la fortuna di conoscere uno dei più grandi batteristi al mondo, Dave Weckl, e il mito della chitarra elettrica Mike Stern. Ne scaturisce una felicissima collaborazione da cui nasce “Riding Giants”, elegante produzione in cui i dodici nuovi brani evidenziano la crescita tecnica, musicale e compositiva dell’artista nostrano. Un evento senza precendenti  in quanto in una produzione discografica  italiana Mike Stern & Dave Weckl non avevano mai suonato insieme. Un album dalle sonorità importanti, dove oltre al suono potente e raffinato del basso troviamo un Weckl  che riesce ancora una volta a stupire i suoi fan con pregevoli e deliziosi interventi, precisi, ma mai  invasivi, lasciando  il doveroso spazio alla band di Parato. Una bella e costante  sezione di fiati contribuisce alla realizzazione di questo capolavoro arricchito dalla presenza di Mike Stern: la ciliegina sulla torta! Le parole per Mike non servono a nulla, meglio ascoltarlo e restare in silenzio... con lui si deve fare così!

INFO

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Track list

RIDING GIANTS
Mr WITTY
ESCAPE PLANE
WITH ON HER HANDBAG
SLYLY
THE COLLISION
BLODIE
GIVE SOUL
TWO WINGS
DEVIL IN LOVE
ART OF CHANGE
C DREAM