sabato 11 giugno 2011

“Note di Vetro"- Delirium a Carcare


Note di Vetro”… ed ecco la serata che non ti aspetti … il concerto importante dietro all’angolo di casa!
Tutto è stato un tantino anomalo, l'8 giugno, a cominciare dalla “posizione temporale” del concerto, a metà settimana, di certo usuale nel periodo estivo, ma la pioggia insistente e il cielo carico di “tensione” facevano pensare più ad un inizio di stagione invernale.
Sul palco i Delirium, gruppo che ho visto almeno cinque volte negli ultimi tre anni, l’ultima delle quali un paio di mesi fa. Ieri sera erano di scena a Carcare, cittadina della Valbormida a pochi chilometri da Savona.
Altra piccola anomalia, il luogo, normalmente deputato al lavoro e non al divertimento.
Da sempre sogno di vedere entrare “certa musica” nelle scuole, ma credo che esistano impedimenti che vanno oltre il fatto economico, spesso usato come alibi.
Portare la musica in un ambiente di lavoro non è fatto coraggioso “nell’idea”… solo intelligente, ma so per esperienza che pone alcuni problemi, a volte insormontabili. In linea di principio credo che la musica sia un potentissimo mezzo per abbattere ogni tipo di barriera e accomunare le differenti età, i differenti stadi sociali e la molteplicità dei ruoli, e quindi il luogo di lavoro dovrebbe essere aperto a queste soluzioni.
In questo caso parliamo di Verallia, del gruppo Saint Gobain, e qui la mia passione musicale si intreccia alla mia storia personale, avendo lavorato in S.G. per vent’anni, spesso in giro per il mondo.
Il palco creato in un capannone industriale aveva come sottofondo fisico un muro di contenitori in vetro e da li erano distinguibili, nei momenti di passaggio tra i vari brani, i “suoni” dei macchinari a valle del forno fusorio.
Dalla mia posizione on stage erano ben visibili la portineria e tutte le componenti che “riempiono” la mia vita quotidiana da diversi lustri, e mi sono trovato nella strana situazione di vivere per un paio d’ore a metà strada tra la mia passione primaria, la musica, e una vita di lavoro, con tante soddisfazioni e altrettanti ovvi dispiaceri.
Cosa c’entra tutto questo col concerto? Niente, apparentemente, e sicuramente i miei commenti alle precedenti performance dei Delirium hanno avuto altra impronta, ma in una serata ” speciale” come quella di mercoledì scorso, il cuore e l'istinto hanno preso il sopravvento sulla razionalità.
Molti i presenti, la maggior parte di Carcare.
In un paese di meno di 6000 anime, una fabbrica con 100 anni di storia rappresenta spesso il luogo di lavoro dove il genitore lascia spazio al proprio erede, generazione dopo generazione. I tempi sono naturalmente cambiati, ma immagino che certe radici siano difficili da estirpare, e dalla mia visione privilegiata, on stage, mi è piaciuto immaginare un filo conduttore tra gli spettatori, presenti in ogni differente fascia di età.
Il concerto … il “mio” concerto, è nato con queste premesse, e in questo contesto un po’ sentimentale.
Ettore Vigo, uno degli elementi storici della band, mi viene a “raccogliere” in portineria e passo una mezz’ora nei camerini con i Delirium. Non c’è tensione visibile nei volti di questi musicisti che fanno parte della storia della musica italiana, ma immagino che nonostante l’enorme esperienza, la situazioni determini una certa curiosità.
All’improvviso una sorpresa (anche per me): nei camerini arriva per un saluto Michele ( che ora vive in zona), il cantante genovese di Se mi vuoi lasciare, Dite a Laura che l’amo, Ti senti sola stasera, tanto per citare brani conosciuti. Dagli scambi di battute intendo di una lunga collaborazione con Martin Grice, il fiatista inglese del gruppo.
La band sale sul palco dopo le introduzioni di rito, divise tra la rappresentanza aziendale e quella comunale.
Posti gremiti, anche se col passare del tempo qualche genitore dovrà soddisfare le esigenze di cuccioli assonnati.
Mi sistemo su un lato del palco, per effettuare qualche ripresa da vicino.
Accanto ai già citati Ettore Vigo (tastiere) e Martin Grice (fiati e tastiere), l’altro fondatore dei Delirium, il batterista(e voce) Pino Di Santo e i più giovani Roberto Solinas (chitarre e voce) e Fabio Ghighini (basso e voce).
I Delirium non sono i primi musicisti ospiti di questa vetreria, che con cadenza annuale propone eventi musicali, ma in fase di presentazione si evidenza correttamente una delle motivazione odierne, e cioè la ricerca di un legame con la musica (pop) del passato. Tutto vero, se pensiamo al grande successo di Jesahel, ad esempio, ma chi non ha avuto modo di approfondire l’ultimo tratto di vita musicale del gruppo si è perso “il nuovo”, quel ritorno alla musica progressiva che è sfociato nell’album Il Nome del Vento, miscela di esperienze umane, tra i musicisti fondatori (anche Martin Grice lo si può considerare tra i primi, avendo preso il posto di Ivano Fossati) e l’anima rock blues di Solinas e quella più funky di Ghighini.
Lunga la set list, con escursioni tra il passato (anche l’iniziale Theme One, dei Van der Graaf arriva dagli anni ‘70, seppur rivisitata dal gruppo), rappresentate da Canto di Osanna, Dolce Acqua e la già citata Jesahel, e il presente, con alcuni brani dal nuovo album. Non mancano riferimenti ad artisti “amici”, come Ivano Fossati (La musica che gira intorno), Ivan Graziani (Monna Lisa), e i Jethro Tull ( Bourèe e Living in the Past) per terminare con il bis (stranamente richiesto da un organizzatore, vista forse la poca conoscenza delle consuetudini da parte del pubblico), la With a Little Help From My Friends di Joe Cocker che scalda particolarmente il pubblico, in piedi davanti al palco.
I Delirium, mi è parso, si sono divertiti, e ciò accade solo quando le cose funzionano. E in questo caso hanno funzionato nonostante, credo, parte del pubblico fosse li per curiosità o per “vicinanza spaziale”, mentre è usuale, in fase live, trovare un pubblico specializzato.
In assenza o quasi di problemi tecnici ( a Bolzaneto, ce ne furono molti, indipendenti dai musicisti, ma comunque condizionanti) Pino Di Santo e soci si sono esibiti al meglio, riuscendo a coinvolgere e stimolare l’audience.
La qualità dei Delirium, si sa, non difetta, l’esperienza nemmeno … il risultato poteva essere solo positivo.
Un piccola nota di cronaca. La performance di Martin Grice è stata “perturbata” da una goccia d’acqua che lo ha perseguitato da inizio a fine concerto, spingendolo a movimenti trasversali lungo il palco, impossibili nel momento dell’utilizzo della tastiera. Non so se leggendo questa mia nota i manutentori del sito si risentiranno, ma assicuro che era poca cosa, col vantaggio che il fatto ha contribuito a creare qualche siparietto comico; essendo una situazione che vivo da molti anni nel mio luogo di lavoro, mi sono sentito autorizzato, questa mattina, a richiedere un concerto anche “in casa mia”... in fondo, ogni mezzo è buono per coltivare le proprie sane passioni!