lunedì 13 giugno 2011

Alphataurus-"Alphataurus"


Poco più di un mese fa ho descritto un evento presentato a Genova dalla Black Widow, un doppio concerto che prevedeva la partecipazione degli Alphataurus, gruppo milanese che arriva, temporalmente, da molto lontano.

http://athosenrile.blogspot.com/search/label/Alphataurus%20e%20G.C.Neri%20Band%20a%20Genova

Negli anni d’oro del prog mi ero perso questa band e il loro album omonimo, uscito nel 1973, che ho quindi ascoltato per la prima volta dal vivo, nell’occasione citata.

Volendo approfondire ho acquistato il CD e ora mi trovo nell’anomala (per me ) situazione di commentare un “lavoro “ nuovo, che nuovo non è, e che ho sentito prima dal vivo e poi in formato digitale.

Sgombro il campo da ogni equivoco, sto parlando di musica fresca, sicuramente settoriale e non adatta, ad esempio, ai fruitori dei talent show, ma assolutamente e sorprendentemente in linea con i fermenti musicali (intelligenti) attuali. Avere visto gli Alphataurus dal vivo mi agevola nella pubblicizzazione e consiglierei a qualsiasi giovane musicista “serio” una fermata ai “box Alphataurus” per… rinfrescarsi le idee.

Ho un rammarico, quello di aver “lasciato sul tavolo” il vinile. La confezione del CD è davvero completa, ma la cover in dimensioni originali è in assoluto una delle migliori in circolazione, che niente ha da invidiare alla produzione di Roger Dean e Paul Whitehead.

Ho più volte sottolineato come le “nuove leve musicali” abbiano la tendenza a riunire arti diverse, non accontentandosi più di musica e liriche. Esorto gli eventuali acquirenti del CD “Alphataurus” ad aprirlo per intero, simulando ciò che il vinile rende più facile, riflettendo così su quanto una copertina dedicata ad un format musicale possa essere significativa e carica di messaggi.

I colori dark e le scene apocalittiche contrastano con ciò che è in buona evidenza, una candida colomba, simbolo, solitamente, di pace, in questo caso divisa tra foglie di ulivo e pallottole, con uno sguardo più minaccioso che portatore di serenità. Il suggerimento nascosto dalla picture è intuitivo e induce a mantenere un certo distacco dalla certezza di avere il controllo di certi sentimenti, evidenziando la differenza tra “l’essere e l’apparire”.

Sorprendente il fatto che una tale verità fosse il frutto di una riflessione di persone all’inizio del loro percorso di vita, quella vita che con le sue rigorose esigenze ha separato, dopo pochi attimi, la band dalla musica attiva.

Cinque i brani contenuti nel CD, così suddivisi nel vinile:

lato A

Peccato d’orgoglio

Dopo l’uragano

Croma

Lato B

La mente vola

Ombra muta

Musica articolata, contaminata dalle atmosfere di quei giorni pieni di novità, soprattutto anglosassoni. E’ probabile che la presenza del meglio assoluto, in termini di musica progressiva, potesse “nascondere” la musica dei gruppi di casa nostra, ma l’album degli Alphataurus ha l’enorme pregio di resistere al tempo, diventando un must alla stregua di “Zarathustra” del Museo Rosembach, tanto per citare chi ha inciso un unico album in tempi lontani.

La speranza è quella che il percorso interrotto qualche lustro fa riprenda con vigore e regali nuove soddisfazioni, a musicisti e ascoltatori. Sarà interessante capire come le nuove idee, magari elaborate da tempo, verranno raccolte e confezionate dal gruppo, che rispetto al passato presenta nuovi membri. La magia che gli Alphataurus riescono a creare nel corso delle performance live induce a pensare positivo e noi amanti della buona musica “impegnata”, aspettiamo con curiosità la continuazione di un sentiero che, sono certo, sarà lastricato di soddisfazioni.

Per le notizie di dettaglio visitare il sito:

http://www.alphataurus.it/


INTERVISTA

Rispondono i sei componenti Alphataurus:

Guido Wassermann – Giorgio Santandrea – Pietro Pellegrini – Fabio Rigamonti – Andrea Guizzetti – Claudio Falcone.

I ritorni di fiamma, la voglia di rimettere insieme un sogno interrotto, è cosa comune, e non riguarda solo la vita dei musicisti. Ero alla Prog Exibition di Roma è ho visto con i miei occhi quanto sia ancora viva la musica progressiva, quanto sia seguita, quanto sia per certi versi immortale. Tutto questo non mi appare come un’operazione nostalgia, ma piuttosto come la necessità di ritrovare musica di valore. Qual è il vostro punto di vista sulla musica prog e sulla voglia che giovani (e ne conosco tanti) e meno giovani musicisti hanno di esprimersi attraverso di essa?

“Prog”, come dice il nome, è tutta quella musica che si sviluppa, sperimenta, azzarda, si rinnova, cioé progredisce, per questo “per certi versi si può definire immortale”. Certo una volta avevamo davanti ampie praterie dove far correre la nostra fantasia. Oggi gli spazi si sono notevolmente ridotti ed i giovani che ci provano sono costretti ad estremizzare ogni nota, ogni canto, ogni “solo” per ottenere una novità. Però la voglia non è diminuita, anzi, per quanto ci riguarda lo stimolo è sempre lo stesso! Lo conferma il fatto che, dopo tanti anni, sei “sbarbati” si sono rimessi insieme per ripartire da un punto che non era un’interruzione, ma semplicemente uno “stand-by”. Pensiamo che anche i giovani d’oggi abbiano la stessa voglia che abbiamo noi di sfidare le proprie capacità di ricerca nella musica.

Ho vissuto l’epoca d’oro dei concerti anni ’70 e, nonostante fossi un adolescente, ho ricordi molto “freschi”. Di quei giorni ho anche memoria di “valanghe” di artisti talentuosi che nascevano a ritmo frenetico e mi sono spesso chiesto se c’era in giro maggior talento o se fosse solo questione di opportunità. Alcuni giorni fa, parlando col mitico Armando Gallo (ricordate Ciao 2001?) ho captato una frase un po’ chiarificatrice, che suona più o meno così:” … erano tempi in cui bastava provarci per diventare delle stelle…”. Se doveste fare un paragone tra allora e oggi, che tipo di bilancio vi sentireste di fare?

Beh, le praterie di cui parlavamo prima si adattano bene anche al concetto di possibilità di successo per quegli anni. Oggi rimane forse un pianerottolo in un condominio dove tutti abitano vicino, tutti si salutano e si parlano, ma non si conoscono e, soprattutto, non si ascoltano. Artisti talentuosi ce ne erano, ci sono ancora oggi e ci saranno sempre: meno male! La differenza la fa, oggi come allora, la qualità del “prodotto”. Se il prodotto è “buono” tutti lo ascolteranno con piacere e lo faranno per lungo tempo. Non ha data di scadenza!

Sempre restando su quei giorni, ho letto sul vostro sito dell’amore per ELP e della possibilità che avete avuto di fare da “spalla”, nei concerti del 1973. Io ero a quello di Genova, ed è questo uno dei ricordi più cari. Considerando la vostra breve vita artistica come Alphataurus, esiste qualche rammarico, qualche dispiacere per un treno passato e mai preso per mancanza di decisione?

Il concerto ELP a cui eri presente è proprio l’occasione della “spalla mancata”. Anche allora, purtroppo, c’erano gli “intrighi di corte”. Avrebbe potuto essere l’occasione per allungare, allora, la nostra presenza sulle scene musicali. Ma ci stiamo riprovando oggi: abbiamo rimesso in “play” l’interruttore che era in “pausa” da qualche anno. In quanto al treno perso non è stato per la mancanza di “decisione”, ma semplicemente dovuto a fatti, estranei alla musica, che comunque condizionano la vita. Soprattutto quando questi fatti, dopo analisi e tentativi per superare gli ostacoli senza trovare soluzioni, ti costringono a chinare la testa ed andare avanti. Certo il dispiacere è stato tanto, ma oggi ci stiamo riprovando, ed è un grande piacere vedere che c’è ancora gente che si ricorda di noi.

Ho ammirato venerdì scorso la copertina del vostro album e credo sia davvero tra le più belle mai viste. C’è qualcosa che si può fare per evitare che un LP diventi solo un pezzo da collezione? La scelta del formato è irreversibile? È impensabile tornare al rito del “disco e del piatto”?

Purtroppo, la svolta digitale ha fatto perdere molto fascino alla relazione tra ascoltatore e supporto fonografico; però è anche compito degli artisti (o di chi gli permette di fare il loro mestiere, cioè gli altri addetti ai lavori) creare un rapporto affettivo tra il loro “prodotto” e gli appassionati: oltre al talento creativo ci vuole la sincerità, cose che nel risultato finale si possono percepire. Questa strada è anche l'unica possibile per scongiurare la morte del disco in tutti i suoi formati, a favore del formato digitale puro degli MP3 e affini.

La musica, è appurato, non può cambiare il mondo, ma può “far stare bene” ed è forse l’unico contenitore dove cadono molte barriere, prime tra tutte quelle generazionali. Escludendo la frequente strumentalizzazione, è possibile passare reali messaggi efficaci attraverso una canzone?

La musica è un potentissimo mezzo di comunicazione internazionale. Trasmette su due “frequenze”: le parole e la musica. Escludendo l’accozzaglia di rumori che sempre più spesso viene trasmessa per radio, e che è fatta solo per guadagnare denaro, tutto il resto è da considerarsi musica. Come tale è fatta per far conoscere a chi ascolta le emozioni che l’autore prova in quel momento. Nel caso degli Alphataurus, l'impronta generale dei testi è la condizione umana, cosa che spesso al giorno d'oggi viene soffocata da messaggi più urgenti e non sempre onesti. Se un ascoltatore sa ascoltare la musica Prog con le sue mille sfaccettature e “complicazioni”, dovrebbe essere anche in grado di “leggere” certi contenuti testuali nel modo corretto per farsene un bagaglio utile ad affrontare l'esistenza.

Venerdì vi ho visto a vostro agio sul palco. Che tipo di interazione amate stabilire nel corso delle vostre performance? Quanto valore ha per voi l’esibizione live?

È bello vedere e sentire come tanta gente viene ai tuoi concerti per condividere le emozioni che questa musica riesce a dare. Nel momento in cui inizia lo spettacolo si instaura una specie di simbiosi tra pubblico e musicisti dove entrambi danno qualcosa alla realizzazione dello spettacolo vero e proprio. L’interazione con il pubblico durante un concerto può variare da data a data ma è immediato il sentore di come reagirà il pubblico appena cominci a suonare. In base a ciò riesci a capire fin dove puoi spingerti. L’esibizione live è per noi molto più importante della produzione discografica in quanto il messaggio musicale che viene inviato è immediatamente recepito dal pubblico che ti rimanda subito un feedback, qualunque esso sia, e capisci quindi se la tua musica piace e viene apprezzata.

Nel corso della vostra “assenza” musicale, siete rimasti in contatto con qualche artista dell’epoca? È possibile parlare di amicizia nel “vostro mondo”?

Personalmente abbiamo perso di vista parecchi amici dell’epoca, con altri siamo ancora in contatto. Ci piacerebbe, magari in occasione di qualche minifestival pop, ritrovare i contatti perduti. L’amicizia è un rapporto che va al di là dell’ambiente in cui si sviluppa. Il nostro mondo, cioè la musica, è come un brodo di cultura: ne favorisce lo sviluppo. Poi sono i partecipanti a saperne approfittare.

Immaginando una prosecuzione dei vostri progetti, quanto siete interessati alle nuove tecnologie e alla sperimentazione?

I vantaggi offerti dalla tecnologia possono compensare il fatto che non tutti possono dedicare tanto tempo alle attività creative, stritolati da altre urgenze della vita; il discorso vale per noi ma anche per tutti quelli che hanno qualcosa da dire in campo artistico, e non solo musicale. Ma alla base di tutto resta sempre l'emozione, l'uomo. Il sound che caratterizza la musica degli Alphataurus prende il via dalle sonorità tipiche degli anni 70, ma può e deve essere miscelato anche con caratteristiche sonore più recenti, senza stravolgere l’atmosfera che si vuole ricreare o, meglio ancora, creare!

È cambiato il vostro approccio alla composizione rispetto al periodo iniziale?

Nel corso di questo periodo ognuno di noi ha acquisito informazioni, esperienze e quant’altro che ha arricchito il nostro bagaglio. Questo può aver cambiato forse il nostro modo di comporre, sicuramente ha cambiato “cosa” componiamo. Anche involontariamente, ogni composizione “subisce” l’epoca e l’ambiente che circonda l’artista. È importante fare molta attenzione. Le influenze musicali seguite in questo periodo di silenzio sono le più rischiose e vanno assolutamente dosate e adattate allo stile Alphataurus!

Immaginiamo di prendere in prestito una sfera di cristallo… che tipo di futuro musicale vorreste vedere nei prossimi tre anni?

Meno burocrazia, più facilità di accesso del pubblico a forme musicali meno abusate o troppo artificiali, contributi istituzionali allo spettacolo che non finiscano solo nei soliti “buchi neri” della macchina pseudo-culturale italiana e magari accendere la TV di Stato e vedere in prima serata un concerto di Frank Zappa, un’intervista a Peter Gabriel, uno special sul Rock Sudista, etc.etc… o magari un concerto degli Alphataurus! Perché no?