lunedì 16 maggio 2011

Genesis- 03-02-1974



Nell’ultimo numero di “ContrAPPUNTI”, il periodico di musica progressiva del CSPI “guidato” da Riccardo Storti, è presente un mio articolo ispirato dall’ascolto casuale di un brano dei PANDORA. E’ bastato il titolo per riportarmi sul sentiero dei ricordi.

Genesis in Italia. Era il 1974

In questo spazio ho più volte ricordato i miei antichi trascorsi musicali, legati soprattutto agli anni 70.
Il primo concerto, il primo festival… immagini sfuocate, caratterizzate soprattutto dal contorno, dall’atmosfera. Se ancora oggi sono per me aspetti fondamentali, figuriamoci cosa potevano valere nell’adolescenza!
Mancava, a quei tempi, la videocamera tascabile, e in ogni caso sarebbe mancata la voglia di avere un simile peso tra le mani. Ma cosa vorrebbe dire, oggi, possedere un vecchio filmato di quei momenti, magari solo l’immagine del vicino di poltrona?
Grazie a “Codice Zena” (di Riccardo Storti) ho recuperato molte delle mie partecipazioni, essendo Genova la meta più ovvia, vista la vicinanza dalla mia città, Savona, tenendo conto della mia giovane età di allora e della gran quantità di proposte transitanti per l’Alcione e dintorni.
Ho anche avuto il piacere di ritrovare casualmente miei coetanei, appassionati di musica, che ho scoperto presenti assieme a me, nello stesso posto, nello stesso giorno, per lo stesso evento.
Il chitarrista genovese Giacomo Caliolo, ad esempio, con cui ho condiviso, senza saperlo, più di un concerto.
Bernardo Lanzetti era dall’altra parte della barricata, con gli Acqua Fragile, di supporto ai Gentle Giant e quando gli ho rammentato quella performance mi ha risposto: “ ma allora ti ricordi anche quando ho mandato a quel paese ...” . Non avevo presente l’episodio, perché non accadde nello spettacolo pomeridiano, l’unico che mi era concesso, ma in quello serale.
La scorsa settima ho scoperto un’altra compartecipazione.
Il sesto brano di “Sempre e Ovunque Oltre il Sogno”, neonato album dei Pandora, è intitolato “03.02.1974”, una data che mi accomuna a Bebbe Colombo (e al sempre presente Caliolo), elemento fondatore dei Pandora. Poter ricordare qualcosa di estremamente importante in una storia personale, utilizzando la musica per ricordare la musica, è qualcosa di veramente emozionante, e mai mi sarei aspettato di arrivare a conoscere il nome e cognome di un ex ragazzo, che ha con me condiviso uno dei momenti speciali della vita, attraverso un album messo in circolo 37 anni dopo.
Ecco come, nella stralcio della lirica di “Pandora”, viene ricordato quel giorno. Le parole, assieme alla musica volutamente contaminata, rappresentano indizi che non lasciano dubbi agli appassionati “antichi” delle vicende targate ’70:
“Come un ricordo sempre presente, emozionante indimenticabile indelebile, eravamo tutti lì per voi.
Tutti in un sogno magico, un viaggio dentro le emozioni, delle nostre anime felici. Emozionati, entusiasti.
Non era solo musica in quella sera, non era solo show in quel momento, non erano soltanto le canzoni di una vita, era il tocco magico che fugge via.
Ero uno dei tanti presenti all’evento storico della mia vita, come tutti voi quella sera, ho pianto , cantato e viaggiato.
Poi irrompe “The Knife”, urla brividi e lacrime, e fu la fine per noi, al cospetto degli Angeli.
Ancora oggi vi penso, mi emoziono e piango”
Io con le dita sulla tastiera (del PC) posso fare molto meno, e il mio salto a ritroso nel tempo non potrà avere né l’efficacia né la godibilità di “03.02.1974”, ma sono rimaste tracce che mai si cancelleranno e che cercherò di delineare.
Il concerto era previsto per le ore 18, al Palasport di Torino. I miei 17 anni suonati mi davano la possibilità di una concessione, nonostante il giorno dopo mi aspettasse la scuola. Non ricordavo esattamente che giorno fosse, ma avevo ben nitido il monito dei miei genitori che mi esortavano a tornare velocemente a casa, perché il giorno dopo avrei avuto lezione. Una rapida ricerca su internet mi ha confermato che era domenica. Conoscevo già molto bene “Selling England by the Pound”, “oggetto” promozionale del tour, uscito da pochi mesi.
Credo sia interessante mettere in rilievo come la musica “nobile” di quel tempo, anche se il fenomeno si sarebbe poi rivelato di breve durata, fosse una “fantastica” malattia contagiosa. I tempi sono cambiati e certe rappresentazioni si vivono con maggior distacco, perché rientrano nella sfera della normalità, ma in quei giorni era possibile una mobilitazione generale per un evento musicale che, nel mio caso, avveniva a 150 km di distanza da percorrere in treno, di sera, con ritorno notturno. Il quartiere in cui sono nato e in cui abitavo, si chiama Santa Rita, e avrà contato una trentina di persone con età simile alla mia. Non eravamo tutti amici, e non ci eravamo messi d’accordo, eppure ci ritrovammo tutti al Palasport di Torino. La stazione di Savona era poi il punto di riferimento in cui si raccoglievano i ragazzi che arrivavano dai paesi periferici e tra le immagini confuse rimaste in testa, una riguarda un gruppo molto nutrito di giovani anime, tutti visi conosciuti, magari amici degli amici, tutte con lo stesso obiettivo.
Non ricordo nulla dei discorsi dell’andata, ma posso immaginare l’argomento.
La picture che segue è relativa al palco e a un fiume umano, che probabilmente mi parve tale perché messo in relazione al pubblico pomeridiano dell’Alcione.
Sicuramente lo spazio non era adeguato all’evento, perché ricordo molti ragazzi lamentarsi all’esterno per l’impossibilità di trovare un biglietto.
Forse nacque anche qualche tafferuglio, ma non ne sono certo.
L’immagine successiva è quella di Peter Gabriel che compare con uno dei suoi abiti spettacolari, e presenta l’enorme vuoto di capelli nella parte centrale della testa, una sorta di “riga ampliata”, come era solito fare in quel periodo.
Non sono in grado di segnalare la set list, ma ricordo con estrema chiarezza un forte brivido che mi percorse la schiena, lo stesso che ho sentito la scorsa estate quando, al Priamar di Savona, si è esibito Steve Hackett che per un attimo mi ha fatto tornare indietro a quel lontano ’74, quando è partito il piano di “Firth or Fifth”.
E poi mi appare il vuoto sugli elementi oggettivi, ma rimane l’eccitazione, la partecipazione, la sensazione, già allora, di aver preso parte a qualcosa di storico. Negli anni a seguire, quel tour sarà ricordato come l’ultimo, vero, dei Genesis targati Gabriel.
Faccio estrema fatica ad andare oltre con la memoria, ma ho bene in mente come, nei giorni a seguire, l’argomento principe di quei ragazzi di Santa Rita, che vivevano a pane e CIAO 2001, fosse la rivisitazione dell’esperienza vissuta.
Esperienza che costò molto cara a qualcuno del gruppo, qualche “bravo ragazzo” che si fermò in stazione sino a notte inoltrata e compì qualche sciocchezza (prelievo di giornali impacchettati, in attesa di essere smistati). Cose tutto sommato innocenti, ma che ebbero importati implicazioni giudiziarie.
E anche questo aspetto negativo ha contribuito a rendere indelebile un vecchio ricordo.

SET LIST


Watcher of the Skies

Dancing with the Moonlit Knight

The Cinema Show

I Know what I Like

Firth of Fifth

The Musical Box

More Fool me

The Battle of Epping Forest

Supper's Ready
Bis :The Knife


Un mio caro amico e compagno di concerti, nonché batterista del nostro primo gruppo, Paolo Macchia, ha conservato il biglietto che io ho perso chissà dove.
Mi sembra un bel modo per tornare sull’evento.