venerdì 1 aprile 2011

Armando Gallo e... i nostri ricordi...


La frequentazione di facebook sarà probabilmente criticabile, e sono innumerevoli gli appunti negativi che ho ascoltato. Cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno posso affermare con certezza che, in relazione alle mie personali esigenze, è un formidabile metodo di condivisione e socializzazione, e capita spesso che, mentre rispondo al compagno di scuola di mio figlio, mi ritrovo a inserire un filmato su “Appassionati del Progressive”, e come per magia mi arriva un suggerimento per un nuovo contatto. Non mi pongo il problema di come può tecnicamente accadere, ma di fatto risulta possibile la conoscenza di uomini a cui, senza facebook, non si potrebbe mai arrivare, semplicemente per mancanza di occasioni. Quando alcuni giorni fa mi è apparsa casualmente ( o forse no)la fotografia di Armando Gallo, ho avuto un sussulto. Forse i miei coetanei appassionati di musica rock potranno capire cosa io intenda. Armando Gallo, assieme ad uno sparuto gruppo di giornalisti, mi ha informato, educato, allietato, nel corso dell’adolescenza, quando esisteva solo un metodo per saperne di più, impossessarsi di Ciao 2001. Ho spesso raccontato il rito dell’acquisto e della lettura flash, così come ho sottolineato che quelle letture, quelle corrispondenze da Londra, quelle immagini, facevano sì che sapessimo tutto di una nuova band prima ancora di conoscerne la musica. Armando ha proseguito nella sua vita avventurosa, e dopo Londra è stato il momento di Los Angeles, dove tutt’ora risiede. Provo a inviargli un messaggio … “e se non risponde pazienza”. Ma lui risponde. Gli mando alcune domande scritte, ma mi dice chiaramente che preferisce una video telefonata, via Skype. Ma come faccio a convincere me stesso che un uomo come Armando, che vedevo 40 anni fa sul “mio giornale”, ora possa accettare di parlarmi, per raccontarmi direttamente cosa accadeva in quei giorni? E lui… potrà capire che per me il dialogo potrebbe avere la valenza di una seduta psicoanalitica?
Stabiliamo il momento del contatto, in accordo col fuso orario, e io puntuale lo chiamo. La comunicazione parte con l’handicap, perché inizialmente la mia cam non funziona. Il non vedersi negli occhi innervosisce Armando e gli propongo una nuova data per la telefonata. Decidiamo di continuare e lui assume l’atteggiamento del “leviamoci subito sto dente malato…”. Lo capisco…” chi sarà mai questo “straniero”, cosa vorrà da me, perché è curioso, perché dovrei raccontargli la mia vita e… perché si nasconde?” Tutto vero e da qui nasce la sua esigenza di “inquadrarmi” attraverso le parole, mentre io mi chiedo perché cerco volontariamente situazioni di potenziale imbarazzo. Fortunatamente la cam riprenderà a funzionare, a fine intervista, e così Armando saprà che non sono un ‘entità astratta. Ma la conversazione lentamente si impenna, forse per la sintonia che viene a crearsi tra di noi, o forse per il fatto che ho spinto Armando a ricordare momenti felici, anche se lontani. Alla fine sono davvero contento ed emozionato, e spero anche lui. Di sicuro ho localizzato una porta di sapienza a cui poter bussare, sicuro che qualcuno sarà pronto ad aprirla, ma sento anche che la stessa porta potrà dischiudersi senza che io debba batterla, e questa sarebbe un’altra magia favorita dal web.
Ciò che riporto a seguire è la conversazione e non l’intervista che avevo preparato. Mi piace lasciarla così, perché la testimonianza di Armando risulta ancora più vera. Un piccolo filmato a fine post evidenzia la presenza di un grande giornalista musicale, precursore dei tempi, nell’occasione all’opera dentro una scatola piena di tasti. Sarà anche un grande contrasto tra tecnologia e semplicità, ma la differenza, ancora una volta la può fare solo l’uomo.
E se potessi esprimere un desiderio rapido …. “mi piacerebbe che Armando Gallo capisse quanto mi ha regalato in questa occasione.” Io ho provato a spiegarlo a moglie e figli, ma non ci sono riuscito.


La chiacchierata


Athos, quanti anni hai?
Beh, non sono un bambino, purtroppo, Sono nato nel 1956 e ho vissuto il glorioso tempo di Ciao 2001, quando quel giornale era il mio vangelo, e quando ho visto comparire il tuo nome su facebook non ho potuto resistere alla tentazione di proporti qualche domanda.
Ma a cosa ti serve questa cosa?
Mi occupo quotidianamente di musica e la condivisione è il mio obiettivo primario (è palese un certo suo disappunto per il fatto di non potermi vedere).
Vedi, l’importante è chi ti fa le domande e come vengono poste; posso dirti per esperienza che avrò raccontato la storia di Bob Marley venti volte, e ogni volte mi viene diversa. Dipende da chi me la pone.
 Quindi per te è fondamentale guardare qualcuno negli occhi!?
Sì, è importante. Mi avevi chiesto di fare un'intervista scritta, ma scrivere i miei ricordi immaginandomi cosa? Per chi dovrei scriverli? A chi regalo le mie immagini? E’ molto importante il contatto diretto.
Di solito mi muovo così, by mail, perché molti preferiscono prendere il tempo che serve e magari rifletterci su. Non c’è mai tempo a sufficienza!
Il tempo diventa un fattore importante man mano che vai avanti nella vita. Quando eravamo più giovani pensavamo, ”… chissà quando avrò 60 anni … quanta libertà!!” Si pensava di raggiungere la calma e la tranquillità, di andare in pensione, di dedicare tempo a se stessi, e invece è tutto il contrario. Le cose si moltiplicano e mai avrei pensato di essere così ”preso” a 67 anni !
Ma almeno tu hai avuto la fortuna di far coincidere la tua passione con il tuo lavoro, cosa che io non sono riuscito a fare … credo sia un grande privilegio il tuo!
Sì, è stata una fortuna, ma tu sai che la fortuna aiuta gli audaci. Ricordo benissimo quando ho iniziato a lavorare per Ciao 2001. Mi madre mi diceva: “ …ma come, hai preso un diploma e ora scrivi per un giornaletto qualsiasi …”; ma ci vuole un po’ di coraggio per crearsi la propria strada!
Però credo che il coraggio si riesca a trovare meglio nel periodo in cui tu hai fatto le tue scelte, da giovane, quando non si deve pensare a una famiglia da mantenere.
Sì, hai ragione, la famiglia induce a … qualche ragionamento supplementare, ma passiamo oltre.
La prima domanda che avevo scritto per te era legata ad una tua frase che “ho vissuto a pieno”, e diceva pressappoco.. “ conoscevamo tutti già prima che diventassero famosi.” A me è capitato di vedere il primo concerto della mia vita, a sedici anni, e pur non avendo mai sentito i Van Der Graaf li conoscevo già, grazie a Ciao 2001 e a Per Voi Giovani. Ma come avete fatto a inventare dal niente un “contenitore” come Ciao 2001, arrivando alla piena sintonia con ciò che i giovani chiedevano in quel momento?
Erano tempi diversi, non immaginabili al giorno d’oggi. Sto leggendo in questi giorni un libro, “Le vere avventure dei Rolling Stones”, ed è una cosa incredibile ciò che accadeva negli anni ’60, impossibile da capire. Era un mondo così nuovo e così esplosivo dove, se eravamo giovani eravamo stelle. Era la generazione uscita dalla guerra, cresciuta nella fame e nella miseria, con nella testa la morte, vista o raccontata. Eravamo giovani che andavano via da casa con la benedizione dei genitori, a vivere assieme ad altri giovani. Io presi un biglietto di sola andata per Londra, ma eravamo in pochi a farlo, non ricordo altri giornalisti come me in quella città.
Quindi possiamo dire che ti sei inventato un mestiere?
Pressappoco sì. Io avevo trovato un settimanale italiano che si chiamava Big in un negozio a Londra, ed è stato come scoprire l’America. Pensa cosa poteva significare trovare un giornale italiano a Londra! Era il 1965. Oggi li trovi ovunque! D’istinto scrissi al direttore, forse l’unica volta nella mia vita, per esternare “ la mia gioia nel vedere il nostro giornale” per giovani, in una città straniera. Gli feci una critica costruttiva basata sul fatto che gli articoli da Londra erano vecchi di almeno tre mesi, e quindi gli dissi che se voleva potevo inviargli aggiornamenti tutte le settimane. Il caporedattore di quella rivista, Sergio Modugno, mi mandò un telegramma chiedendomi di rispondergli in redazione, ed è questo il modo in cui ho iniziato a fare il giornalista, mandando i primi articoli. Oggi la tecnologia ci offre di vederci gratis su di un computer, a migliaia di chilometri di distanza; pensa come il cambiamento tecnologico ha favorito e facilitato la comunicazione! Oggi perdiamo quasi tempo a rincorre le cose più strane in internet... pensa quanto tempo un giovane di venti anni passa davanti al PC, tempo che potrebbe usare per fare altre cose più interessanti! Eppure come possiamo immaginare un mondo senza internet!? Come possiamo pensare di telefonare in Inghilterra a 5 € al minuto? Io prima di diventare giornalista mandavo i dischi che scoprivo in Inghilterra a un amico che avevo conosciuto a militare a Vercelli. Quando poi iniziai a scrivere gli dissi : ” d’ora in poi leggimi sul giornale”, e le lettere che mandavo a lui, le descrizioni e le mie impressioni, sono poi diventati i miei articoli . Mi hanno mandato da poco un “Ciao 2001” del ’72 e rileggendomi mi è sembrato di rivivere il racconto di un ragazzo che  descrive un concerto a un amico immaginario, che non ha potuto partecipare all’evento. Con questo spirito ho scritto anche la biografia dei Genesis; tutte cose che posso fare ancora adesso, ma c’è talmente tanta informazione che pare non ci sia più nulla da scoprire... in internet ogni segreto viene svelato.
Beh, attraverso spazi spesso criticati, come Facebook ad esempio, ho avuto l’opportunità di fare conoscenze e di scoprire cose a cui non sarei mai potuto arrivare in altro modo. Se adesso siamo qui a parlare, io a Savona e tu a Los Angeles, il merito è di internet. Per me questo è molto importante, per te probabilmente un po’ meno, ma…
Se non fosse importante anche per me non sarei qui. E’ importante perché mi fa riflettere un po’ sul mondo, sulla vita, quindi è meglio avere una conversazione piuttosto che scrivere le stesse cose, ma in solitudine. Molti mi chiedono: “ma con tutto ciò che hai vissuto, perché non scrivi un libro?” Per scrivere un libro ci vuole un sacco di tempo. A trent’anni ho avuto il tempo di prendermi sei mesi per scrivere il libro dei Genesis, e ora questo tempo mi manca.
Quello che dici mi preoccupa un po’ perché immagino sempre che la pensione possa essere un inizio di un periodo in cui io possa dedicarmi alle mie passioni.
E’ una progressione di cose… non so in quali condizioni sociali arriverai alla pensione, ma sarà difficile mollare tutto e vivere di rendita, e visto che mi hai detto che hai figli ancora giovani, devi entrare nell’ottica del sostegno continuo. Quando prima ho sorvolato sul discorso “famiglia” c’era un motivo.

Ma io mi immagino di avere comunque un minimo di tempo libero in più!

Bravo … immaginalo. Vedi, mia moglie mi ha detto che questa mattina avrei dovuto andare dal medico per questa influenza, ma preferisco star qui a ricordare quei tempi che erano magnifici perché, tornando alla tua domanda, riuscivi a scoprire della gente che era all’inizio di una fase musicale molto bella. Dieci anni prima c’erano stati i Beatles, con tutto l’isterismo della gioventù di allora. Ti ho accennato prima al libro degli Stones... c’era Brian Jones che veniva continuamente attaccato dalle fans, gli strappavano i capelli, lo denudavano, gli portavano via giacca, camicia, scarpe, perché lui era calmo e tranquillo, e mentre gli altri scappavano lui rimaneva indietro ed era la vittima. C’era un’isteria collettiva tale che portava a cose adesso impensabili. Ad ogni concerto degli Stones era una fuga alla fine dell’ultima canzone. E questo prima ancora che arrivassero al top delle classifiche con i dischi, tra il ’66 e il ’68. Poi si sciolsero i Beatles. Dal di fuori sembrava che un gruppo di musicisti sposati(“ si sono sposati e si sono sciolti”, si diceva) dovessero smettere di suonare in gruppo perché a trent’anni, con una famiglia “il capellone “ metteva quasi la testa a posto e smetteva di fare il matto. Questa è stata una falsa indicazione. Loro aveva seminato tantissimo e avevano influenzato tutti i giovani. Prendiamo Tony Banks dei Genesis. Non si vede l’influenza dei Beatles nella musica dei Genesis , ma pensa che Banks mi disse che sapeva suonare ad orecchio tutte le canzoni dei Beatles, quando aveva 15-16 anni. Quindi nei primi anni ‘70 ci fu un incredibile rinascimento musicale dove gruppi come VDGG, Yes, Gentle Giant, in Inghilterra e Orme, PFM, Osanna, Banco in Italia, diventarono musicisti per effetto della passione comune per questa musica. E diventarono famosi. E’ stato un momento davvero incredibile. Quando il nuovo direttore di Ciao 2001, Saverio Rotondi, nell’ottobre del 1970, mi telefonò a Londra e mi disse, “ Armando, non voglio più sentire di Beatles e Stones, ma mi devi scrivere di tutti i gruppi nuovi che nasceranno a Londra… hai carta bianca”, ebbe una grande idea. Era una grande mente, uno che aveva capito cosa stava succedendo attorno a lui. Non era un capellone, andava a lavorare in giacca e cravatta, sembrava un ragioniere… ma ragionava bene .

Hai accennato a Banks. In questi giorni sto leggendo un libro fantastico che è l’autobiografia di Bill Bruford. Tu sai che ha suonato con molti gruppi prog dell’epoca, Yes, King Crimson, e per un breve periodo Genesis e Gong. Quando racconta dei Genesis, ne parla in maniera differente rispetto agli altri perché, nei suoi ricordi, privilegiavano i rapporti umani, ed erano gentili con tutto l’entourage. Tu che hai conosciuto da vicino molti musicisti, hai notato questa differenza tra Gabriel e company, rispetto ad altri?

Beh, devo dire che erano persone molto educate, non per nulla sono diventati accessibili a me, ed erano quasi grati che io, italiano, dimostrassi interesse verso di loro. E’ un po’ la stessa cosa che avvertii con gli U2 negli anni ‘80.

E gli U2 hanno mantenuto la stessa “avvicinabilità”?

Sono persone molto belle, soprattutto Edge e Bono. Bono è assolutamente un santo, una persona adorabile. Nell’89, venni a sapere che facevano un tour in Australia, date che erano prevista nell’87 e poi spostate. Era un tour che comprendeva oltre l’Australia, la Nuova Zelanda e il Giappone. Partii da Los Angeles e andai a Sydnay, e Bono era incredulo al pensiero che avevo fatto un simile viaggio per andarli a vedere, tanto che fece inserire in un tour le mie foto del concerto, perché durante una nostra chiacchierata gli avevo detto che le foto che venivano esposte normalmente erano belle ma non erano “da concerto”, e allora gli proposi di esporre le pictures dei primi due eventi australiani nel successivo tour giapponese. Quindi, per tornare a bomba, erano poche le band attente ai rapporti umani, ma comunque anche quelle di cui abbiamo parlato hanno i loro limiti. Ad esempio ora non c’è più rapporto con i loro fans.

Perché è aumentata la loro importanza?

Ma… ci si perde. Sono rimasto shoccato dai due box set che hanno fatto i Genesis. Questi ragazzi hanno i miliardi e invece di comprare le vere fotografie, non solo le mie ma anche quelle di altri come me, hanno pensato di prenderle da chi le scattava in platea; poteva essere una buona idea quella di coinvolgere il pubblico, ma se manca la qualità! Poi hanno usato fotografie mie prendendole da riviste, senza neanche chiedermi l’originale. Hanno fatto un libro, due o tre anni fa, usando duplicati provenienti da diapositive, cercando di pagarle di meno... insomma, negli ultimi anni qualcosa è cambiato.

E’ il successo che cambia le persone?

Forse vogliono davvero andare in pensione!

Beh, Phil Collins probabilmente non suonerà più e ci è davvero vicino. Senti, io a inizio novembre ho partecipato a Roma, alla celebrazione dei 40 anni di prog italiano…

Ma pensa che l’ho sentito solo dopo, perché me ne parlò Aldo Tagliapietra, e pensa che in quei giorni ero a Milano …

E’ stato un bell’evento, con molti gruppi italiani, quelli che puoi immaginare, più alcuni ospiti internazionali, e devo dire che era tutto pieno e c’era un certo entusiasmo. Secondo te è stata una sorta di operazione nostalgia o c’è veramente una voglia di musica che ha davvero qualcosa di sostanzioso?

Direi molta nostalgia, e un riciclaggio di cose di allora che possono interessare i giovani di oggi. Io ricevo spesso lettere di ragazzi. Ho ricevuto la lettera di una diciassettenne che mi diceva che aveva scoperto tra i vinili del padre “Selling England by the Pound”, e mi stava inseguendo perché aveva saputo che c’era un libro sui Genesis… è musica che può interessare parte dei giovani. Io ho partecipato a molti prog festival qui in America, e devo dire che c’è molta nostalgia, e sono frequentatati dai pazzi del progressive rock, che sentono quella musica e basta… non esiste nient’altro, e questo mi da un po’ fastidio; sono posti che non frequento molto, nonostante diano la possibilità di vendere tranquillamente una cinquantina di libri alla volta, perché è il pubblico adatto, ma faccio fatica a partecipare in quelle condizioni. Invece mi hanno detto che a Roma c’era una bella platea, c’era bella gente e poi è stato ideato molto bene con gli ospiti stranieri per ogni band italiana.

Sì, c’è stato Ian Anderson con la PFM, Wetton col Banco, Dave Jackson con gli Osanna, insomma abbinamenti di successo che non sono sembrati forzati.

Pensa che negli anni ’70 questi gruppi non avrebbero mai osato una cosa del genere, data la competizione tra loro. Devo cercare su youtube…

Se vai nel mio blog trovi il resoconto preciso delle serate, con i filmati relativi… ti mando il link.

Ok, grazie.

Senti, ma tra tutta quella gente meravigliosa legata a Ciao 2001, esiste ancora un legame o vi siete persi?

Ho visto Carlo Massarini tre anni fa. Mi aveva contattato perché stava cercando di mettere su un libro e una volta che mi trovavo a Roma sono andato a cercarlo e siamo stati molto bene assieme, quindi quando ci si rivede si rientra in sintonia, ma non è che ci inseguiamo.

Voi non siete nostalgici!?

Nostalgici… per me è stato un bel periodo perché ha coinciso con la mia gioventù e sono stato molto fortunato nel trovarmi a vivere in un periodo di rinascimento musicale e artistico... e poi ci metto il mio coraggio di partire per Londra subito dopo il militare, e la chance di trovare là i Beatles e le minigonne; ho vissuto ventidue anni in Italia, ma a quei tempi pensavo: “il mondo è grande, fammi andare via”. Dopo quattro anni a Londra, sono tornato in Italia, nel 71, ed è lì che ho conosciuto Carlo Massarini e Paolo Giaccio che stavano facendo “Per Voi Giovani”, e Claudio Rocchi; però alla fine dell’estate sono tornato a Londra ed è stata la cosa giusta perché dal ‘71 al ‘74 me ne sono successe di tutti i colori; e poi mi sono trasferito a Los Angeles, perché avevo realizzato che là c’era Hollywood, e la rivista che mia mamma leggeva, Sorrisi e Canzoni, non aveva nessun corrispondente in quel luogo. “Sorrisi” pubblicava col mio nome le mie foto che vendevo alle case discografiche in Italia, e quindi capii che potevo fargli comodo. Non avevano nessuno a Los Angeles e così iniziai la mia corrispondenza da Hollywood per “Sorrisi”. Ricordo che una delle prime cosa che ho fatto è stata l’intervista a Spielberg per “Lo Squalo”. Ho messo in mano a Spilberg “Sorrisi” e l’ho fotografato, per la grande felicità di mia madre. E lì è nata la leggenda delle star di Hollywood con la rivista in mano. Ti sei accorto in questi anni le star immortalate con “Sorrisi e Canzoni”?

Sì, mi è capitato.. non so quanto fosse una cosa naturale…

Tutto iniziò perché negli anni ‘70 scrivevo per una rivista giapponese, quando i giapponesi erano timidi e non uscivano dal proprio paese e si affidavano a gente come me. A quei tempi mi chiedevano di far posare l’artista con la foto del loro giornale e allora ho pensato: “perchè non farlo anche per l’Italia?” E pensa mia mamma quando vedeva che anche John Wayne, come lei, leggeva “Sorrisi”! Alla fine dell’intervista c’era sempre la mia richiesta: “possiamo fare una foto mentre leggi il giornale?”… tutt’ora lo faccio con “OGGI”, da quando “Sorrisi” mi ha tagliato i viveri un anno e mezzo fa.
Persisti?
Guarda, questa settimana su OGGI c’è una mia intervista con Catherine Deneuve. Apri e trovi una bella foto con la sexy Catherine, anche lei 67 anni; non si è fatta plastic surgery, usa occhialoni scuri per nascondere le zampe di gallina, ma le hanno messo una foto a tutta pagina e in una pagina successiva c’è lei che da una sbirciatina a OGGI.

Hai colpito ancora..

Sai, in un periodo in cui queste interviste vengono spesso e volentieri rubate da internet, un articolo con su scritto “foto e testo di Armando Gallo”, accompagnato dalla foto dove si vede il giornale della settimana prima, fa capire che l’intervista c’è stata veramente, ed è “vecchia” di soli sette giorni, e questo diventa un vantaggio per l’editore.

Un ultima cosa (nel frattempo Tagliapietra chiama Armando). Quando si pensa a te si associa la tua figura a incontri straordinari. Un mesetto fa Bernardo Lanzetti mi ha raccontato di un intervista fatta a Jaco Pastorius, a Los Angeles, durante un tour della PFM. Se non ho capito male eri tu l’intervistatore.

Non ero io, ma ero presente; stavano incidendo Jet Lag, ed eravamo tutti nello stesso hotel dove pochi giorni fa ho intervistato la Deneuve, il Sunset Marquis, un tempio del rock. C’era Patrick Djivas che era sempre attorno a Jaco ed era andato in tilt per il suo modo di suonare il basso. Se ascolti attentamente Jet Lag ti rendi conto di quel tipo di influenza. Una bella persona Jaco, molto disponibile, gli insegnava i suoi trucchi.

Da cosa mi hanno raccontato non credevo fosse una persona come la descrivi, ma esattamente l’ opposto!

Se ne parli con Djivas ti può raccontare cose molto belle di lui.

Parlerei con te per ore ma… il tempo…

Quando hai buttato giù il pezzo mandamelo così aggiungo qualcosa, io non avrei avuto il tempo per scrivere tutto… guarda il mio desk (la cam inquadra la scrivania di Armando, piena di “lavoro”)! Ora ti vedo!(la mia cam improvvisamente entra in funzione). Ok, sentiamoci con calma e tranquillità, e auguri per i tuoi bambini che hanno età particolari, e hanno bisogno di due genitori a tempo pieno, anche se loro non lo possono capire.


Grazie Armando, a presto.