giovedì 3 marzo 2011

Paolo Carelli



Le relazioni interpersonali e i collegamenti che ne conseguono portano verso mete sorprendenti e sconosciute, e da una fugace lettura di un articolo letto in rete si può arrivare in un lampo dall’altra parte del mondo, trovando affinità umane non comuni.
Se dovessi ricostruire il percorso che mi ha portato a Paolo Carelli, impiegherei un bel po’ di tempo, raccontando di un effetto domino che alla fine porta a piena soddisfazione, perché gli “attori “ trovati cammin facendo, seppur senza volto familiare, assumono grande rilevanza, essendo comune il linguaggio utilizzato, e… parlare lo stesso idioma (idee e sentimenti) non è proprio cosa da sottovalutare.
In questa “ragnatela” di agganci, la tecnologia, la rete, il mondo che ci condiziona quotidianamente senza che noi possiamo toccarlo, svolgono un ruolo fondamentale.
Ma l’idea che mi sono fatto è che Paolo Carelli non sia a proprio agio “nel nuovo”, così come probabilmente non lo era quarant’anni fa. Non è questione di “essere moderno” o meno, ma di vivere la vita secondo una visione alternativa a ciò che altri stabiliscono per noi. E poi l’animo del poeta non è esattamente come quello del tecnico: servono entrambi, a volte si tendono a invertire i ruoli, ma sono figure agli antipodi… almeno nella mia visione del mondo.
L’occasione giusta per parlare con Paolo me l’ha fornita Loris Furlan, patron della Lizard Records, che mi ha dato la possibilità di avvicinarmi all’album di debutto dei Labirinto di Specchi”, giovane gruppo toscano con cui Carelli ha collaborato per realizzare Hanblecheya”. Di loro parlerò in un post successivo e dedicato.
Ma chi è il poeta/musicista Paolo Carelli? Perché è considerato “un nome” del prog italiano degli anni ’70? Chi erano i Pholas Dactylus? Quale valore ha il ” Il Concerto delle Menti?
Alla fine di questo post ho inserito gli unici elementi oggettivi trovati in rete, ma prima di parlare del mio “incontro vocale”, vorrei evidenziare una piccola nota, due righe che mi ha inviato Massimo Gasperini delle Black Widow, che ha appena ristampato il vinile a cui ho accennato.
Scrive Gasperini a proposito dei P.D.:
Band unica nel suo genere!
A Genova sono stati famosi perché nel 71 o 72, non ricordo bene, in occasione del festival Pop, suonarono due volte il primo giorno, ma poi anche nel secondo al posto dei BLACK WIDOW che non si presentarono.
Fu la folla ad acclamarli e gli organizzatori decisero di farli riesibire, a grande richiesta!
Io ho sempre amato questo gruppo e come vedi sono riuscito a ristamparlo, per ora in vinile!
Il suono è ipnotico e tribal, e ma decisamente definibile progressivo; può ricordare i gruppi tedeschi, in particolare gli Amon Dull, ma la visionarietà dei testi ed il modo di declamare, più che cantare, li rende assolutamente unici.
Gruppo a suo modo eccezionale!”
Sabato mattina ci siamo sentiti al telefono, io e Paolo, e abbiamo parlato per almeno 50 minuti.
Non è stata un’intervista, non avevo una scaletta, forse rassicurato dal fatto che Furlan mi aveva avvisato: ”Vedrai quante cose ha da raccontare!!”, ovvero, basta dare il “la” e la macchina parte.
Sfortunatamente solo la prima mezz’ora di registrazione è rimasta integra e ho perso sfumature interessanti, come la sua descrizione dei testi dell’album del Labirinto di Specchi.
Ma nei 20 minuti persi c’erano anche elementi dolorosi che forse avrei omesso o comunque trattato con molta fatica. Mi riferisco alla condizione fisica del chitarrista di un tempo, Elleino “Lello” Colledet, descritto da Furlan così:
“… musicista di grande estro e talento dei Pholas Dactylus (sue gran parte delle tessiture incalzanti e schizoidi del sound dei Pholas), da anni una sorta di Syd Barret italiano, con gravi problemi di salute”.

E veniamo alla chiacchierata. Ho cercato di riportare pochi dei miei commenti, che sono stati molti, considerando che parlare con Paolo è stimolante… ma è di lui che oggi voglio parlare.

Ciao Paolo, ho captato che non ami molto internet e le sue applicazioni… trattasi di pura avversione?

No guarda, puro stato di neo analfabetismo galoppante, abbinato a un’abbondante forma di rifiuto, e così l’utilizzo del mezzo tecnologico è ad appannaggio delle figlie.

Divento io l’intervistato!

Tu sei Athos che cosa?E così spiego il mio passato.

Ma tu suoni anche?

Sì, tutto e malissimo.

Consolati perché io non suono affatto… mai suonato in vita mia.

Racconto del mio garage pieno di strumenti e del mio utilizzo solitario.

E’ una tragedia, gli artisti sono “maledetti” proprio per questo … devono isolarsi , non avere rapporti sociali, familiari, devono stare da soli a costruire, fare e disfare, senza alcuna interferenza o disturbo … è fondamentale.

Ma non pensi che dopo tanta fatica un po’ di visibilità occorrerebbe averla? In fondo la bellezza della musica è la condivisione!

Ora lui mi intervista.

Avrei preferito conoscerti di persona e non al tel. Di dove sei?

Savona.

Allora avrai sentito parlare del famoso meeting durante il quel debuttarono i Pholas Dactylus ... lo studio G di Genova, De Scalzi… la Magma Records ? Ultimamente c’è stata una kermesse organizzata dal CSPI organizzato da Riccardo Storti, c’erano Vittorio De Scalzi, Gianni Belleno, elementi de “La vecchia Locanda”, Latte e Miele, il tutto organizzato in una scuola media, con tanto di mostra memorabilia, dove abbiamo avuto l’occasione di ascoltare in silenzio religioso , con un piccolo pubblico di giornalisti e critici musicali, nell’auditorium, un lavoro di Aldo De Scalzi in collaborazione virtuale con Demetrio Stratos . Ho ascoltato il brano ad occhi chiusi, con Giampiero Nava e Rinaldo Linati. Purtroppo era assente Maurizio Pancotti per impegni presi precedentemente. Andammo a Genova per questa cosa, a sentire, chiacchierare condividere un momento particolare.

Ho parlato con BWR, entusiasta della ristampa in vinile del “Concerto per le menti”.

Sì, la BW aveva contatto M. Pancotti, anzi la figlia, e così, a colpi di mail, siamo arrivati alla ristampa del vinile per il mercato dei collezionisti, e da lì è nata la spinta per realizzare un altro album, e l’input per rimettere insieme la band. Tutti si sono defilati, io per primo, anche se poi ho provato a buttare il sasso nello stagno con gli altri, ma senza grande successo .

Ma come mai in un momento in cui tutti tendono a ritrovarsi, voi siete contrari a una reunion?

Guarda, qui in zona abbiamo un locale che si chiama “Bloom” , gestito da un ex radio cosiddetta libera, Radio Montevecchia (http://www.bloomnet.org/).

Ma sei di Montevecchia? Ci passavo spesso un tempo.

No, ma in questa zona, la Brianza, si è partorita molta musica.

Ma vuoi dire che esiste una scuola brianzola? Ci sono per te zone che sono omogenee dal punto di vista musicale?

Bhe, anche la Liguria ne ha creati di musicisti grandi, senza scomodare F.De Andrè.

Se parliamo di Savona e del mio amato prog, mi pare stia “rinascendo” Joe Vescovi…l’ho visto da poco a Roma con i Trip.

Ah Vescovi … ma tu quindi hai sentito parlare di Radio Popolare di Milano, radio storica che propone musica alternativa, e promuove eventi, anche prog, ma non solo (http://www.radiopopolare.it/). Insieme a dei cineasti, registi, hanno pianificato al Bloom di Mezzago qualcosa che è un calderone in continuo fermento ed ebollizione. Propongono sempre cose molto alternative, prog in prevalenza, ma anche altro; e poi c’è il Live Club di Trezzo (http://www.liveclub.it/), locale sterminato che settimanalmente propone gruppi anche di neoprog, e ce ne sono tanti… siamo di fronte a un grande ritorno alla musica prog, che poi definirla così è riduttivo.

Certo, ma è solo per dare una collocazione e fare capire di cosa stiamo parlando.

Già, per inquadrare il contesto. Comunque, ti dicevo, si sta organizzando una sorta di archivio del prog andando a ripescare i reduci, per cui ci si può trovare pezzetti del Banco piuttosto che gli Analogy, o Il Castello di Atlante neoprog o i Garybaldi senza Bamby Fossati (assente con mio sommo dispiacere) e si realizzano DVD live, quindi una bella situazione e prima o poi..

Ci proverete anche voi?

Io l’ho buttata lì ai reduci dei P.D. Come tu sai siamo rimasti in quattro (Valentino Galbusera, una delle 2 tastiere, è morto). Elleino Colladet, splendido chitarrista, responsabile del 90% della creazione musicale, ha alcuni problemi, ma poi… ognuno ha una sua attività; ad esempio Giampiero Nava, il batterista, fa l’architetto … ci siamo visti, ci sentiamo… però… ognuno a casa propria.

Difficile la convivenza!

Si, certo, ma poi lui ha rimesso in piedi un gruppo che riporta al suo periodo giovanile, denominato Kleptomani.

Da Clapton o da malattia?

Da Kleptomania, sai quelli che taglieggiano nei supermercati.. hanno un repertorio di prog inglese e americano e ogni tanto fanno qualche serata da “ragazzi sessantenni”.

Beh, lo sprito c’è!

Vero, e comunque suonano nonostante la famiglia, i figli, l’attività lavorativa, la pensione come miraggio lontano (non per me che l’ho raggiunta da qualche mese).

Io penso sempre che quando arriverò alla pensione avrò più spazio per la musica, quindi tu adesso puoi dedicarle molto tempo!?

Sì, ma più che alla musica direi allo scrivere; parlo del tempo che serve per mettere giù degli appunti, per elaborare le cose improvvise che mi vengono in mente; ho una sfilza di testi post P.D. Conosci Loris Furlan della Lizard ?
Sì, è lui che mi ha messo in contatto con te.

Bene, Loris ha acconsentito a farci registrare, a me e a dei ragazzi della Toscana, i Labirinto di Specchi.

Questo è il motivo per cui sono arrivato a te, ascoltando il loro CD.
Il testo dell’album è il mio… ci siamo divertiti tantissimo nel realizzarlo. Poi c’è stata una sorta di Kermesse dedicata a Demetrio Stratos, ad Albero di Cento, dove sono stato invitato assieme a Luca Vicenzi, e lì ho letto alcune poesie in forma di reading, e una lettera virtuale che io non ho mai spedito né mi sono mai sognato di spedire a Stratos, come se fosse ancora vivo, in una forma surreale, onirica, dove però dico cose reali, accadute veramente, contatti avuto effettivamente con Demetrio, e quindi è stata una bellissima esperienza.

Mi dispiace che tu ora non sia attaccato ad un PC perché mi piacerebbe inviarti alcune delle cose che scrivo quotidianamente, e che non riguardano solo la musica… anche a me piacerebbe proporli in forma di reading.

Prima o poi ci incontreremo.. succederà, le occasioni arriveranno… Loris ha enormi risorse.

Sento molta affinità con Loris… è lui che mi ha detto..”Tu dovresti conoscere Paolo Carelli che ha delle cose incredibili da raccontare”, ed eccoci qui.

Io sono arrivato a Loris in modo diverso, attraverso Origgi, che ha un negozio di pelletterie a Vimercate, e fa parte del fan club ufficiale di Tom Waits assieme ad Achille Magni, molto amico di Loris, e… da cosa nasce cosa.

Non pensi che a volte attraverso coincidenze e piccoli incontri si creino legami con persone che non conosci, più importanti di quelli quotidiani?

Sì, a volte succedono queste cose stupende, che molti trascurano ma sono importanti, fanno bene al cuore, si sta da Dio quando si fanno nuove conoscenze che hanno affinità elettive con te.

Hai accennato a nuovi gruppi prog; in tutti quelli che ascolto, e sono tanti, trovo la necessità di non guardare solo alla musica, ma di utilizzare altre forme d’arte… integrazione con pittura, immagini teatro, poesia.

Guarda, è un po’ quello che cercavano di fare i PD,e che avrebbero probabilmente fatto se avessero continuato, cioè quello di allargare la sfera di influenza, proporre l’arte a 360 gradi, in un contenitore dove le varie forme di espressione artistica, diventano attività che “formano” … ecco come saremmo diventati. Ma poi questo è successo, in generale, nel mondo della creatività e ancora oggi accade. Gente che riempie una chiesa sconsacrata per ascoltare e vedere musica contemporanea dove si recita, si danza, ci si dedica alle arti visive, insomma un tutt’uno molto variegato e al tempo stesso d’impatto .

Ma questo mi sembra più un fatto contemporaneo, perché non ricordo i grandi gruppi degli anni 70 dedicarsi molto a tutto questo! Privilegiavano la musica, e magari i testi, ma non molto di più.

Beh, i PD, suonavano spesso e volentieri in posti infami dal punto di vista dell’acustica, palazzetti dello sport con tecnici del suono molto approssimativi, e il fonico è il musicista in più in un gruppo, e questo è assodato. Puoi essere anche un grande artista, ma con un fonico non all’altezza, non vai da nessuna parte. Questo per le esibizioni. Per quanto riguarda le registrazioni… pensa alle registrazioni dei vinili!

Ma tu ascolti ancora i vinili? Persegui ancora il rito dell’LP? Il ritrovarsi in casa con amici, il mettere con estrema cautela il disco sul piatto… anche se ora non c’è più il tempo per farlo.

Grarda, l’Achille Magni a cui accennavo prima, ha trasformato la sua taverna in un deposito di vinili, decine di migliaia, ed è un grande collezionista.

Per lui è un accumulo!?

Più o meno. Io non ho molti LP, ma non perdo d’occhio l’aspetto creativo, l’innovazione, o anche il recupero del meglio del passato, perché la cosa è ciclica e si ripete.

Basta avere la pazienza di aspettare e si ritorna alla partenza. Sei riuscito a trasferire la tua passione a qualcuno della tua famiglia… alle tue figlie ad esempio?

Assolutamente no, con mia moglie abbiamo condiviso avvenimenti più o meno importanti, e anche adesso può capitare che nei ritagli di tempo si cerchi la performance di una certa qualità, magari di perfetti sconosciuti… un quartetto da camera, il chitarrista strano, il performer vocale. Le mie figlie hanno avuto un percorso di normale adolescenza, costellata dalla loro musica, ma niente di paragonabile a ciò che è accaduto a me, e anche il pianoforte che abbiamo comprato è lì a prendere polvere.

Conosci i Pandora di Torino?

No.
Bel gruppo prog dove convivono padre e figlio. Pensa che, senza saperlo, ho visto un concerto dei Genesis, nel 1974, assieme a Beppe Colombo, il più grande dei due… padre e figlio... sarebbe bello passare le passioni senza forzature.

Non è il caso né di forzare né di avere delle aspettative, lasciando che i figli seguano la loro strada. Mia madre era casalinga e mio padre maresciallo dell’esercito, con l’ovvio pallino per la disciplina e per l’ordine, lontanissimo dal visionario Paolo Carelli, impegnato in voli pindarici, con viaggi psichedelici e non solo, negli anni della controcultura, della nascita del prog.

E cosa mi dici di questa nuova esperienza col LDS?

E’ stata molto divertente, anche se un po’ sofferta, soprattutto da parte loro; a me non è costata granché, mi è bastato tenermi in contatto con Filippo Menconi, uno dei componenti, che mi ha inviato per posta i loro testi con un loro demo, con buttate giù a mò di bozza musiche e testi recitati dal chitarrista, con l’ accento toscano: “scusaci per la pronuncia, lasciamo spazio a te, muoviti come credi, il brano in cui mancherebbe il testo è questo... “. Il brano era "Nel nulla etereo", sulla base del tema di una visione da loro scelta, nell'ambito del concept album. Le altre liriche sono state scritte dai LDS e io le ho solo recitate. Mi sono riverniciato e ridocumentato, cercando di immedesimarmi nel loro lavoro per aiutarli ad avere una struttura, e la cosa è riuscita talmente bene che i ragazzi sono rimasti entusiasti del risultato; ci hanno messo l’anima, sia in fase di produzione che di post produzione.

La testimonianza registrata finisce e devo ricorrere alla memoria, anche se non riesco a ricostruire il significato che Paolo ha dato ai vari passaggi del testo.

In una notte ho tirato giù tutto il testo e quando ci siamo trovati per la registrazione è stata sufficiente una sessione unica, nello stile del… “buona la prima”.

Ma perché secondo te questi giovani preferiscono incanalarsi in un genere che non da visibilità, difficile da suonare e da proporre, e perseguono la ricerca precisa della qualità?

Sono tutti studenti, molto giovani, uno addirittura studia in Spagna, e nei loro occhi ho visto una luce che significava “voglia di creare”… davvero bello da afferrare!

Sei d’accordo che la musica abbatte tutte le barriere generazionali?

Assolutamente sì, ma non solo quelle.

Eppure quando Filippo mi ha scritto mi ha dato del” lei”, e io gli ho risposto che … “così non va bene!”

Anche a me è successo quando ci siamo conosciuti … riverenza eccessiva … ma ho detto loro di smetterla e ci siamo intesi subito dopo.

E poi il racconto di Colledet… tutta un’altra storia.
Un po’ di notizie dalla rete:
PHOLAS DACTYLUS
FORMAZIONE:
Paolo Carelli (voce)
Eleino Colladet (chitarra)
Valentino Galbusera (tastiere)
Maurizio Pancotti (tastiere)
Rinaldo Linati (basso)
Giampiero Nava (batteria)



I Pholas Dactylus hanno realizzato, con Concerto delle Menti, un esempio unico di progressive d'avanguardia contenente solo parti vocali recitate, che può piacere a chi cerca qualcosa di inconsueto anche per l'ottima qualità della base musicale. L'album contiene un'unica suite divisa nelle due facciate senza interruzioni, e da esso fu tratto anche un raro 45 giri.
Originari della provincia di Milano, i Pholas Dactylus si formarono intorno al 1972 per iniziativa del chitarrista Eleino "Lello" Colladet, di Vimercate, proveniente dai Macus 67, che mise insieme il gruppo partendo dal bassista Rinaldo Linati e aggiungendo poi Valentino Galbusera e Giampiero Nava, da un altro gruppo beat locale, i Puritani (in cui militavano due futuri componenti dei Dalton). Per ultimi arrivarono l'altro tastierista Maurizio Pancotti ed il poeta/compositore Paolo Carelli, i cui testi surrealisti vennero recitati dallo stesso Carelli anziché essere cantati.
La prima rappresentazione del Concerto delle Menti fu proprio nell'inverno 1972, a Cornate d'Adda. Il gruppo ebbe un'ottima attività live, suonando anche come spalla ai tedeschi Amon Düül II ed in alcuni festival, e il loro LP uscì nel 1973 per l'etichetta genovese Magma.

La base musicale è intensa e ipnotica in alcuni passaggi, anche se le parti parlate possono essere a tratti noiose. Un disco interessante e da ascoltare, la bella copertina è di Caesar Monti.

Lo scioglimento del gruppo arrivò verso la fine del 1973, problemi di salute e finanziari impedirono loro di andare avanti, un peccato dopo le ottime recensioni delle riviste specializzate.
Album difficile da trovare, Concerto delle menti è stato pubblicato dalla Magma con copertina apribile e busta interna, con la prima etichetta di colore giallo. Non esistono falsi né stampe estere. Un singolo, ancora più raro, contiene due estratti dall'album.
L'album è stato finalmente ristampato in vinile dalla Black Widow nel 2008 con copertina identica all'originale.
Concerto delle menti è stato anche ristampato in CD nel 2003 dall'etichetta giapponese Arcangelo (ARC-7026) con copertina mini-LP. Il CD fa parte di un cofanetto di otto, dedicato all'etichetta Grog (ma che contiene di fatto solo tre dischi della Grog e cinque usciti originariamente per la Magma).