domenica 1 agosto 2010

Premio Janis Joplin 2010


Janis Joplin vista da Carlo Montana




Il “Just Like a Woman” ha chiuso, come tradizione, con la finalissima del premio “Janis Joplin”, cantante di cui ricorre quest’anno il quarantennale della sua scomparsa.
Dopo una selezione itinerante, protagoniste dodici cantanti, sono arrivate sul palco del Priamar di Savona le tre finaliste che si sono avvicendate con la seguente cadenza:
la cantautrice Valeria Caputo, che si è esibita da sola, voce e strumenti ( chitarra e dulcimer); Carmen Cangiano, interprete e ora autrice di brani propri, accompagnata da un duo di virtuosi chitarristi; la frontwoman “Rose”, Tara Degl' Innocenti, assieme al suo gruppo, in perfetto stile “Joplin”.
La serata conclusiva di questa edizione, che ha visto ancora Ezio Guaitamacchi nel ruolo di organizzatore e direttore artistico, avrebbe meritato ben altro pubblico (elemento che mi ritrovo a rimarcare sempre più spesso), perché la qualità degli artisti presenti è stata davvero elevata.



Tre situazioni molto diverse tra loro con un denominatore comune, una voce da mettere in mostra unitamente ad una presenza scenica e a una personalità che non rappresentano il termine di paragone con l’icona rock Janis, ma che da questa cercano di trarre spunto e ispirazione, sviluppando una propria immagine.
Inizia Valeria Caputo, emozionata, probabilmente non completamente a proprio agio sul palco, come normalmente accade quando si è molto giovani.
Ha le idee chiare ed un discreto percorso musicale alle spalle e, soprattutto, molti progetti nitidi.
E’ da sola on stage, con la sua voce e i suoi strumenti.
Inizia con una cover di Janis… e prosegue con un suo brano, The Next Train (Sometimes it’s better than fly), scritto alla stazione, in attesa di una partenza.
Terminerà con un brano difficile di Joni Mitchell, “California”, accompagnandosi al dulcimer.
Nonostante un po’ di impaccio legato all’inesperienza, dimostra di avere la grinta … nelle idee, e una buona dose di talento potenziale, in attesa dello sviluppo che spesso è legato al “sangue e sudore” (e quindi all’esperienza) che accompagnano chi intraprende una strada così difficile.
Il suo amore per la pittura (non solo per la musica) dimostra una propensione alle arti con ampi scenari in prospettiva.



Carmen Cangiano ha già partecipato ad una precedente edizione di questa manifestazione.
Si presenta assieme a due musicisti notevoli, chitarristi entrambi, e ciò che realizzano è una piccola magia che esula dalle valutazioni finali, aventi come unico obiettivo le interpreti.
Carmen ha della “scuola” alle spalle, ha calcato palchi e macinato chilometri rodando la propria ugola e affinando una personalità probabilmente già spiccata.
Propone cover( Tom Waits, Nina Simone, Janis Joplin) e brani suoi, in italiano e inglese.
Alla fine le viene chiesto un parere sui “Talent” e lei dimostra una certa refrattarietà, asserendo che "... ce la si può fare anche senza".
Io poco prima avevo commentato con amici consenzienti.” … ma pensa se fosse nata in un altro periodo storico e in un altro luogo!”, ovvero, pensa se una cantante simile si fosse trovata Oltreoceano o Oltremanica a inizio anni settanta … che successo avrebbe avuto!



Tara Degl' Innocenti si presenta assieme alla sua band, chitarra, basso e batteria. Anche lei scalza( come Carmen), è la reincarnazione di Janis, e non è un caso se proprio i primi musicisti accompagnatori della Joplin abbiano pubblicamente speso parole per Tara e il suo gruppo.
Anche in questo caso nasce una piccola alchimia sul palco.
E anche in questo caso i miei amici concordano con me che la picture fornita dai protagonisti rispedisce direttamente sul palco di Monterrey Pop. Ma c'è molta sostanza ... c'è la sua/loro musica!
Tara ha una bellissima voce e si muove sul palco con disinvoltura, senza emulare a tutti i costi Janis, ma cercando di mettere qualcosa di proprio.
Appassionata anche di musica celtica (sembrano contraddizioni, ma nella musica tendono ad azzerarsi) rivela una tecnica e una timbrica vocale notevole e il suo gruppo … funziona.
Emozionante anche il suo brano eseguito “a cappella”.

Per banali problemi tecnici sono costretto a mostrare un video di repertorio, anziché una testimonianza della serata.



Tre brave, seppur molto differenti artiste.
I voti finali sono un obbligo a conclusione di una manifestazione che “chiede” una vincitrice, ma nessuna esce sminuita dalla performance, come d’altronde è normale che accada in una finale.
La simbolica “Pearl” di Swarovsky viene donata alla vincitrice, Carmen Cangiano, ovviamente felice di aver raggiunto quel traguardo a cui si era solo avvicinata in passato.
Ciò che doveva essere giudicato era chiaro. Serviva metaforicamente chiudere gli occhi, dimenticare il contesto e concentrarsi sulle peculiarità che una vocalist deve avere, che vanno oltre la tecnica e la tipicità della voce. Ci si è provato.
Qualunque sia il futuro immediato di queste ragazze, artiste, studiose, strumentiste( anche la voce è uno strumento), l’impressione è che la musica avrà parte preminente nel corso della loro vita.
Il mio augurio personale è quello che riescano a ottenere lo stato di grazia, la perfezione assoluta, non legata a qualche performance da ricordare o a un album da vendere, ma al raggiungimento di ciò che dovrebbe essere un grande obiettivo per qualsiasi essere umano, il far coincidere la passione della vita col proprio lavoro.