lunedì 21 giugno 2010

Please Please Me


Era il 1963, una serata invernale tiepida, forse le 22… di sicuro era ormai buio.

Avevo sette anni ed ero con un amico di famiglia all’uscita dello stadio Valerio Bacigalupo, dove il Savona aveva appena incontrato in amichevole la Sampdoria.

Erano i tempi in cui la squadra della mia città aveva una certa importanza e bazzicava in serie C (non esisteva la suddivisione in C1 e C2). L’affluenza era notevole e quando il Savona giocava in casa si arrivava a piedi allo stadio percorrendo alcuni chilometri, seguendo un enorme corteo di cui si sono perse le tracce da anni.

Alla domenica mio nonno era solito portarmi nei "distinti" a vedere quei giocatori di livello, e dall’alto degli spalti la visione era magnifica. Quanta gente in quegli anni!

Ma quella sera del 1963 c’era la Sampdoria e quindi… amichevole di lusso.

Non ricordo il risultato, scontato peraltro, ma ho in mente, come fosse adesso, il fiume umano che spingeva per uscire dal portone delle gradinate (non c’era mio nonno e i distinti erano una chimera).

Si andava a passo d’uomo e le macchine dei più temerari ed evoluti facevano fatica a passare, e al tempo stesso intralciavano il traffico.

Il mio tutor mi teneva per mano, caricato della responsabilità di sorvegliare un figlio di altri, ed era preoccupato, ovviamente.

Ricordo bene di aver avuto addosso un paio di pantaloni corti, grigi.

Non ero ancora stato toccato da nessuna passione reale. Al calcio giocato (in strada) mi sarei avvicinato soltanto l’anno dopo. Stessa cosa per la musica.

Ma forse grazie al registratore “Geloso” di mio padre, vero esempio di evoluzione tecnologica del tempo, avevo già in testa alcuni motivi e alcuni gruppi che da li a poco sarebbero diventati il mio pane quotidiano.

In quel registratore a bobina avrebbero poi trovato posto alcuni brani che ancora posseggo... sì, ho ancora il vecchio “Geloso”!

Ricordo ad esempio “Substitute” dei Who, Yeahhh” dei Primitives, “C’era un ragazzo…” di Morandi (o forse era la versione di Lusini), “Noi non ci saremo dei Nomadi, “Ragazzo triste” di Patty Pravo.

Ma torniamo a quella sera del 1963.

Guglielmo mi teneva per mano, dunque, e si procedeva a piccoli passi, ammassati, con le auto che cercavano di farsi strada tra la folla.

Non c’erano sistemi di condizionamento e le auto erano piene di fumo e di fumatori. Anche i polmoni erano pieni di fumo.

Forse per questo, nonostante fosse inverno, i finestrini erano tirati giù.

Ricordo solo delle FIAT, millecento e seicento… avercene adesso!

Era proprio una seicento color cappuccino quella che mi passò vicino e “camminò con me per alcuni minuti, con i finestrini completamente abbassati.

Quegli attimi bastarono per ascoltare per la prima volta i Beatles, e per aggrapparmi ai primi momenti di ribellione. La musica dei Beatles aveva quel tipo di forza, in quel preciso momento storico.

Avevo già sentito quel nome e non so come ma mi era già chiaro che cosa rappresentassero per i giovani dell’epoca, non certo per me che ero un nanerottolo ancora incosciente. Mi intrigava anche la falsa traduzione: “scarafaggi”.

La canzone era “Please Please Me” - un motivo che conoscevo già senza saperne il motivo -, e ancora oggi, riascoltandola, mi viene in mente quella sera, e riprovo la stessa tristezza che accompagnava le mie serate invernali di allora. Difficile da spiegare, ma riesco anche a sentire lo stesso feeling del momento, con quel disagio e quella frustrazione che accompagna chi vorrebbe già camminare da solo e non gli è concesso. Riprovo un misto di amarezza e speranza, forse prematuro per quell’età, ma significativo per me, e l’armonica iniziale mi appare ancora come un lamento che arriva dal profondo del cuore.

In poche settimane il singolo “Please Please Me” raggiunse il primo posto nelle classifiche discografiche britanniche, e a marzo Lennon e compagni si classificarono al primo posto nel referendum di popolarità tra i lettori della prestigiosa rivista musicale “New Musical Express”.
Non c’è più la ressa davanti allo stadio Bacigalupo, anche se io continuo a frequentarlo seguendo mio figlio.

Non ci sono più seicento e millecento e in ogni caso non avrebbero difficoltà a passare tra i pochi pedoni, nonostante la squadra cittadina sia nuovamente in… semi auge.

Nemmeno i Beatles ci sono più, ma “Please Plesae Me” non morirà mai, e nemmeno il ricordo di quella sera invernale del 1963.