sabato 12 giugno 2010

Delitti Rock


Ho appena avuto l’opportunità di partecipare alla presentazione di “Delitti Rock”, di Ezio Guaitamacchi.
Il web è pieno di recensioni e commenti autorevoli e non potrei fornire valore aggiunto, ma mi piace commentare a caldo eventi per me significativi.
Sarebbe opportuno parlare di un libro dopo averlo letto, ma l’incontro in anteprima con l’autore mi ha fornito gli elementi che … aspettavo.
I segreti, le circostanze misteriose e tutto ciò che può essere considerato “noir”, affascina.
Nel caso delle rock star, gli “addicted to music” come me cercano e trovano legami con alcune tappe della propria vita, e l’interesse musicale si fonde con momenti incancellabili di un periodo ormai lontano, temporalmente parlando, ma sempre fresco grazie ad alcuni episodi che “ritornano” con frequenza impressionante.
Alla domanda-ma perché siamo così interessati alle morti “musicali?-, emersa nell’occasione, ognuno può dare differenti interpretazioni, che vanno dalla perdita “affettiva”del mito della nostra vita sino alla paura di non poter godere mai più della sua musica.
Io ho colto come significativo l’aneddoto di Guaitamacchi che ci ha raccontato il suo disprezzo per quel povero barista milanese, che in una fredda mattina di inizio dicembre gli comunicò la morte di Lennon, con il tono di chi chiede un’ordinazione, senza emozione alcuna, così come fu doloroso per me, quattordicenne con la testa appena riempita di Woodstock (il movie), ricevere la notizia che Hendrix … non c’era più: era una mattina di settembre, ero in vacanza in un paese delle Langhe, erano le 11 del mattino, c’era un sole accecante ed ero nella piazza principale del paese. Dettagli inutili per chiunque, ma non per me.
L’ora passata alla libreria Ubik di Savona, con l’autore coadiuvato da Ferdinando Molteni e Alfa, ha permesso di anticipare una storia inserita nel book, una vicenda che ha toccato particolarmente l’autore,dando origine, di fatto, alla nascita del libro stesso.
E’ una vicenda che non conoscevo nei particolari, anche se i macro avvenimenti erano noti.
Sto parlando dell’uccisione di Lana Clarkson per opera di Phil Spector, personaggio di cui avevo parlato in un’altra occasione:

Sentiamo l’accattivante racconto dalla voce di Ezio Guaitamacchi (alzare al max il volume)


Questo “Delitto Rock”, ha catalizzato l’interesse dei presenti, ma l’effetto domino provocato dalla curiosità dei presenti ha permesso una navigazione ampia, tra morti “uccisi” e altri “suicidati”, passando per quelli toccati dalla fatalità: Lennon, Elvis, Hendrix, Joplin, Hutchence, Ray Vaughan, Jeff Bukley.
Luigi Tenco è l’unico personaggio italiano di cui si è parlato, e da quanto appreso nascerà presto un testo di approfondimento a cura di Molteni e Alfa. Proprio mentre Ferdinando svelava qualche inquietante particolare e Alfa regalava le sue suggestioni notturne, la mia mente è scappata velocemente verso altri ricordi, altre immagini, che di musicale non hanno proprio niente, ma che presentano alla base un analogo percorso formativo.
Guaitamacchi, in “Figli dei Fiori, Figli di Satana”, racconta di come avesse solo dodici anni quando Charles Manson si avviava a diventare quel protagonista negativo che tutti conoscono, eppure, anche a dodici anni si può restare toccati per sempre da un episodio lontano migliaia di chilometri dalla nostra vita.
Io di anni ne avevo sette quando vidi in televisione la morte in bianco e nero di John Kennedy e non la dimenticai più. Quando trentacinque anni dopo mi ritrovai a Dallas per lavoro, passai il mio fine settimana in quella via, in quel palazzo di sei piani, in quella stanza maledetta, apparentemente intatta, e niente e nessuno mi avrebbe potuto portare via da Elm Street.
Ma allora non é solo un questione di rock?
Il libro, di consistenza e peso notevole, verrà inghiottito in poco tempo e alla fine avrò altre storie da raccontare, agli altri e a me stesso.

Un mio ricordo della “tragedia” Spector/Clarkson.