sabato 29 agosto 2009

Jethro Tull a Riolo Terme


Il concerto del 4 luglio a Bergamo aveva lasciato l’amaro in bocca.
Location fantastica, Jethro Tull in forma, ma tempo infame e performance ridotta a 12 brani, per un totale di un’ora e quindici minuti:


Mi ero lasciato con tanti conoscenti ipotizzando un nuovo incontro per rivedere i Tull, a Riolo Terme, in provincia di Ravenna, il 27 agosto.
Decido all’ultimo minuto e alle 15.35 sono al cospetto del mitico Alessandro Gaglione, che nell’occasione somma il ruolo di eminenza tullica a quello di autista: il suo navigatore prevede un arrivo attorno alle 19.
Con noi una nuova e preparata fan, Caterina, conosciuta casualmente a Bergamo.
Il mio concerto inizia qui o meglio, è iniziato nel momento in cui ho deciso di partire.

Il viaggio di andata non pesa, abbiamo tante cose da scoprire e soprattutto l’eccitazione da evento imminente.
Escono fuori scalette ideali e Ale la butta lì:” Sarebbe bello ascoltare dal vivo Rocks on the Road!”.
Il navigatore ci aiuta a conoscere le colline di Riolo e all’ora prevista siamo davanti al parco fluviale, luogo in cui si svolgerà, forse il concerto.
Eh sì, forse, anche oggi il cielo lampeggia e tuona e qualcuno incomincia a pensare (e a dire) che sia io la causa di tutto ciò. Ma all’entrata in Riolo non c’era scritto “Città dell’acqua?!”
In coda trovo Danila e Ludovica, Giampiero/ Hamrin che non vedo da ottobre scorso, e Michele/Chea.
Mangiamo una piadina con i ciccioli ed entriamo.
Il palco e lo spazio antistante mi deludono un po’, così come l’insieme della location: a Bergamo, acqua a parte, era tutta un’altra cosa.
Qualche goccia cade e già prevediamo il peggio.

Alle spalle del bancone del mixer, trovo il merchandise, dove ovviamente la fa da padrone il gestore Wazza Kanazza, nell’occasione accompagnato dalla moglie Gemma.
Ad aiutarlo Maurizio Traina direttamente da Bergamo e alcuni amici romani.
Le prime gocce cadono e nell’attesa ci mettiamo al riparo in una fantastica discoteca all’aperto (ma con tettoia), vicina al merchandise.
L’opinione comune è che se le discoteche presentassero quel tipo di musica, anche noi personaggi un po’ vintage, potremmo approfittarne.
Non c’è tecno, ma ciò che viene diffuso dalle casse è il miglior stimolo al movimento:
Clapton, Free, AC/DC, Bowie, ZZ Top e così via.
Finalmente conosco Jacopo/Galeans e Debora e Simone, amici virtuali da anni, nomi che ora possono associarsi a un viso.

Inizia il gruppo spalla, i “MAMAMICARBURO” da Correggio, e abbiamo la possibilità di ascoltare un po’ di rock italico.
Sono emozionati e la gente é lì per i Tull. Ne sono consci e svolgono egregiamente la loro funzione. In ogni caso resterà per loro un ricordo indelebile: non è da tutti aprire per i Jethro!!!
Sento i commenti più disparati, ma la sezione ritmica mi convince e il chitarrista mi sembra ottimo.
Non amo sentire cantare il rock in italiano e ciò mi condizione nella valutazione del cantante, ma se dovessi scegliere tra i “Mama….” e qualche loro famoso conterraneo che riempie gli stadi come fossero bicchieri d’acqua beh… viva i Mamamicarburo.



I Jethro sono sul palco e inizia la solita magia.
Debora mi dirà più volte, nel corso della serata, che è sempre una grande emozione ascoltarli, e che bastano pochi dettagli per giustificare la spesa del biglietto. Concordo.
La voce di Ian non è buona (relativamente allo standard attualmente possibile), ma è forse un fatto legato a esercizi preliminari, se e vero che man mano che i brani si susseguono la qualità si stabilizza su livelli discreti.
Buono il lavoro del service.

Appaiono tutti in gran forma, e anche i nuovi arrivati O’Hara e Goodier, che non mi hanno mai convinto, si dimostrano all’altezza e più sciolti sul palco.
I brani ricalcano quelli ascoltati a Bergamo con alcune differenze, anche importanti, legate anche a una performance più lunga. Eh sì … il tempo regge!
A memoria manca “King Henry's Madrigal “, assoluta novità a Bergamo, ma ci sono le altre, Nothing is Easy, A new Day Yesterday, Mother Goose, Bourèe, Heavy Horses, Farm on the Freeway, This as a Brick.
A metà serata ciò che era stato evocato si materializza e assistiamo a una bella versione di Rocks on the Road.
A Bergamo Thick as a Brick era un tutt’uno con Aqualung, ma questa volta è presentato separatamente, sostituito dal mio brano preferito, My God.
E’ una versione assolutamente fantastica e l’energia che da sempre mi colpisce, quella che suggerisce i cambi di ritmo tra l’arpeggio iniziale e il successivo attacco “duro”, mantiene intatto il suo valore e, se possibile, lo rafforza.

Il pubblico partecipa, il pubblico canta, il pubblico balla e gradisce.
Il bis canonico arriva quando è quasi mezzanotte. Per bis canonico intendo ovviamente Locomotive Breath.
Concerto finito e coda composta. Non c’era il pienone.
Mi sono fatto vendere da Wazza un’altra maglia e il book sul tour del quarantennale e ho recuperato un poster dell’evento di Riolo. I soliti trofei da “… io c’ero!”
All’uscita un musicista da strada dall’aspetto poco rassicurante, imbraccia e amplifica la sua chitarra e si lancia nella peggior emulazione possibile del bis dei Jethro, e si scalda pure quando si accorge che lo sto riprendendo... e io che già pregustavo un bel bootleg!
Salutiamo solo Debby e Simone, gli altri sono ancora dalle parti del palco.
Il viaggio di ritorno è meno euforico, ma regna una certa soddisfazione.
Commentiamo positivamente la performance e ci divertiamo a disquisire su dettagli più o meno tecnici.
Ogni volta potrebbe essere l’ultima, e non è questa una visione pessimistica, ma solo la consapevolezza che ad una certa età si potrebbe anche decidere di cambiare vita e smettere di suonare con assiduità.

Sono le 4 del mattino quando arriviamo a Savona. Alle 8 devo essere in ufficio. Solo la musica ha questo potere!


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