martedì 7 luglio 2009

Jethro Tull a Bergamo- 4 luglio


Ancora un concerto, ancora i Jethro Tull.
Per i fan del gruppo l’appuntamento è a prescindere.
Ci si interroga speranzosi sulla situazione vocale di Ian Anderson, si è curiosi di vedere se i nuovi si sono finalmente integrati decentemente, si pensa che sia bene esserci, avendone la possibilità, perché potrebbe non esserci un altro tour … e alla fine si è sempre presenti.
Questa volta la location più vicina è Bergamo, due ore e mezza da casa.

Ho memoria di tutti i concerti visti, sin dall’adolescenza, ma su alcuni c’è qualcosa in più da raccontare, magari l’episodio sfortunato, o un piccolo incidente di percorso.
Spesso questi momenti esulano dal fattore musicale e magari lo superano o riescono a “nobilitare” una giornata da “normale performance”.
Ricorderò Bergamo per il concerto più corto a cui abbia mai assistito, il tutto motivato da situazioni climatiche novembrine, con bufere di vento, cartelli stradali per aria, lampi, tuoni, pioggia… è mancata la neve!

E’ stata comunque una serata di buona musica, ma le condizioni atmosferiche sono state determinanti e hanno impedito, ad esempio, di ascoltare Ray Wilson il cui compito era quello di aprire la serata.

Ma vediamo con ordine un pò di cronaca.
La partenza da Savona avviene con largo anticipo e alle 17, 30 siamo già sul posto.
Lo spazio dedicato all’evento è adiacente allo stadio e il contesto sarebbe stato davvero fantastico se il tempo fosse stato clemente.
Il green che accoglie il palco e gli spettatori è di forte impatto scenico e ho a lungo immaginato, in attesa di una decisione degli organizzatori, come sarebbe stato bello vedere i numerosi presenti seduti a terra, come ai raduni di un tempo.
Unico sollievo il porticato sul perimetro del cortile: poca acqua sulla testa ed esercizio di socializzazione.

Si incontrano vecchi conoscenti, si abbinano facce sconosciute a nomi noti, si trovano persone che vivono nella stessa città, che seguono i Tull da sempre e che non sanno dell’esistenza di un fanclub.

Il fanclub ha un grosso pregio, dal mio punto di vista: da concerto a concerto, da convention a convention, di anno in anno, si incrementano e si fortificano le conoscenze, che passano dal superficiale al profondo, e alla fine il collante principale, i Jethro, si affievolisce a favore della voglia di ritrovarsi, per parlare di musica in generale, ma non solo.

Wazza Kanazza, arrivato appositamente da Roma per il merchandaise, si sgola per vendere le magliette ufficiali del tour, mente i chioschi iniziano la vendita di birre e panini.
Dalle 18.30 piove e qualcuno azzarda che le saette che illuminano il cielo siano lanciate da Ian in persona.

I più esperti di meteo prevedono le nubi lontano dal palco per le 21, altri si aggrappano alle iettatuture lanciate da chi non è potuto venire e provano a supplicare via telefono un rallentamento delle attività, ma da lassù nessuno sente.
Il tempo passa, qualcuno urla e un organizzatore interviene chiedendo pazienza… occorre suonare ed ascoltare in sicurezza e nulla deve essere lasciato al caso.

Sono forse le 22.45 quando i dubbi si sciolgono e i Jethro iniziano: non piove più e i problemi tecnici e di sicurezza sono stati risolti.
Non so esattamente in quanti fossimo, le cifre che giravano erano le più disparate e partivano dai 2500 per arrivare a 4000; però il tappeto verde mi è sembrato tutto pieno.
Lo start è per Nothing is Easy.

Ian appare in buona forma e la sua voce è migliore rispetto ad altre occasioni del passato.
Sono mancate quelle sue alzate in punta di piedi, che tanto mi fanno soffrire, quegli sforzi tesi al favorire la fuoriuscite di note particolarmente alte.
Sul palco si muove come un ragazzino e al flauto e alla chitarra è sempre LUI.
Martin Barre guadagna spesso il centro del palco, quasi a condividere la leadership con Anderson.
Grande come sempre, così come Doane Perry che si esibisce in un grande assolo in Dharma for One.
Prima del pezzo tratto da This Was, ascoltiamo A new Day Yesterday, Mother Goose, Bourèe, King Henry's Madrigal (mai sentita dal vivo, una bella sorpresa), Heavy Horses e Farm on the Freeway.

David Goodier mi è piaciuto e ho anche apprezzato una diversa scioltezza di John O'Hara, meno ingessato del solito sul palco e alle tastiere.
Momento topic This as a Brick unito ad Aqualung e … il concerto è finito.
Ovviamente il solito bis, Locomotive Breath.

Un’ora e un quarto di musica quando si arriva alla mezzanotte e l’organizzazione prevede lo stop. Concerto brevissimo quindi, ma gente soddisfatta: altra mostrina da mettere sulla divisa!
Il rammarico è rivolto al pensiero che con una serata più mite tutto si sarebbe svolto in modo più piacevole e la musica sarebbe stata quantitativamente (e forse qualitativamente) più importante.
I Jethro Tull ci sono ancora e stando a quanto visto sul palco (tutto è riferito ovviamente a Ian) potremmo goderli ancora per molto nelle performance dal vivo.
Ma viviamo alla giornata e accontentiamoci della … pioggia di Bergamo… per il momento.

Prossimo appuntamento 27 agosto, dalle parti di Ravenna.









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