venerdì 26 giugno 2009

MATS/MORGAN BAND


Utilizzo una recensione di Donato Zoppo per presentare un gruppo straordinario, appena scoperto.
Sto parlado della MATS/MORGAN BAND .

Un gruppo straordinario!
Tre cose mi hanno colpito di questa eccellente band. In primis l’incredibile bravura tecnica e l’interplay che sanno costruire. In secondo luogo la capacità di condensare idee e creatività anche nell’arco di una ventina di secondi: è il caso degli otto jingles disseminati qua e là. Infine l’ottima “speedy-cover” di “The chicken”, il brano di Don Ellis reso celebre da Jaco Pastorius. Mai sentita una versione così scoppiettante.
Mats/Morgan Band è un ensemble svedese composto da cinque grandi musicisti. Mats Oberg e Robert Elovsson alle tastiere, Morgan Agren alla batteria e percussioni, Jimmy Agren alla chitarra, Tommy Thordsson al basso. Si tratta di una band di grande affiatamento, che ha già pubblicato cinque album oltre ad innumerevoli collaborazioni con Frank e Dweezil Zappa, Steve Vai, Captain Beefheart e Mike Kenneally. Sono autori di una curiosa forma di jazz rock/fusion, dalle frequenti sembianze canterburyane, che fa convivere talento improvvisativi, abilità tecnica e furore esecutivo. La succitata “The chicken” è l’esempio più lampante.


Il disco è il resoconto di uno show televisivo. Non possiamo tacere un particolare: la TV svedese aveva proposto a Morgan Agren una trasmissione di insegnamento per batteristi, dandogli carta bianca…
Ogni brano stupisce. La delirante techno-fusion di “En schizofrens dagbok”: come se i Brand X subissero un trattamento elettronico con forti scossoni zappiani. Probabilmente - per la frenesia dei ritmi, la concezione del sound, le numerose connessioni di influenze e generi – è Zappa il vero nume tutelare del gruppo. E’ una sorta di ultra prog-fusion compressa e inscatolata (vedi “Baader puff”), che colpisce per l’estrema precisione e la fantasia (“Etage A-41”).
Serrato il ritmo di “Hollmervalsen”: ci tornano in mente i Primus ma è un brano davvero senza precedenti. Immaginate di essere lentamente investiti da un panzer variopinto, guidato da soldati sorridenti e ilari…
“Sol niger within” (con Fredrik Thordendal, chitarrista dei thrashers Meshuggah) è un prog metal tinto di fusion – come accaduto qualche anno fa con Atheist e Cynic, aggressivo ma piuttosto scontato. Agren è sempre in stato di grazia: è uno dei batteristi più entusiasmanti degli ultimi tempi. In “Advokaten” arrivano a dar man forte due grandi personaggi, il “cucchiaiaio” Spoonman e il grande esploratore Simon Steensland al theremin. E’ un brano di grande impatto, molto ricercato, una nuova via al prog.
Area meets National Health con un goccio di funk e Gong: è “Min hast”. Un drastico cambiamento con “She’s louder than me but I’ve got the microphone”: arriva la Jimmy Agren Band e il gruppo si lancia in un boogie rock al fulmicotone, come se i Blackfoot suonassero in un velodromo davanti ad un pubblico di altolocati jazzmen. La conclusiva “Ta ned trasan” evidenzia ancora una volta il grande talento del quintetto, che si cimenta in un canonico jazz-fusion, preso e rivoltato come un calzino.
Gran gruppo, gran disco, da avere.



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