giovedì 24 gennaio 2008

Yngwie Malmsteen


La scorsa settimana ho presentato qualcosa su “Funtwo” , un prodigioso chitarrista in erba, orientale e sconosciuto, capace di catalizzare l’attenzione e di provocare forte emulazione nel popolo della rete.
Il mio amico Eddy , commentando le prestazioni di Funtwo e Jerry C , anch’esso orientale, ricordava un grande strumentista, secondo lui poco conosciuto.
Sto parlando di Yngwie Malmsteen , incredibile chitarrista che per me non e’ una novita’.
Posseggo infatti un DVD del cosiddetto G3.
Il G3 e’ un concerto ,od una serie di concerti (non mi e’ chiaro, ma non e’ importante), che prevede la presenza di 3 “enormi chitarristi” sul palco , singolarmente e poi tutti assieme.
Credo che le presenze fisse siano quelle di Steve Vai e del suo maestro Joe Satriani, con l’aggiunta , di volta in volta di Eric Johnson, Jon Petrucci , e appunto Yngwie Malmsteen.
Nel DVD a cui accennavo si puo’ godere di un trio stellare.
Non credo possa soddisfare ogni palato, ma chi segue la musica, e chi in particolare ama la chitarra, non puo’ che rimanere sbalordito davanti a tanta abilita’ tecnica , velocita’ e padronanza dello strumento.
Di Steve Vai ho gia’ presentato su questo blog la sfida con Macchio nel film Missisipi Adventure ed ora propongo due piccoli filmati relativi a Malmsteen , uno classico, on stage , ed uno blues, in studio.
Credo che siano esemplificativi del personaggio.
Ma chi e’ Yngwie Malmsteen?
Vediamo le notizie trovate in rete.


“…… non c'è dubbio che il chitarrista svedese sia diventato ormai l'emblema del virtuosismo applicato alle sei corde.
Lars Johann Yngwie Lannerback nasce il 30 giugno 1963, a Stoccolma, in una numerosa famiglia borghese, dimostrando precoce talento musicale già in giovane età.
E nota la storiella relativa alla folgorazione che l'avrebbe portato ad imbracciare la chitarra:
un giorno, incantato davanti alla televisione, a sette anni, vide un programma televisivo dedicato Jimi Hendrix e rimase folgorato.Yngwie, con l'irraggiungibile obiettivo di Jimi davanti, suda le fatidiche sette camicie e dopo orgie di scale, arpeggi e quant'altro, riesce a raggiungere i livelli tecnici da tutti conosciuti.
Naturale dunque il suo inserimento nelle prime rockband ,ma è solo quando il virtuoso invia una demo a Mike Varney della rivista "Guitar Player" che la sua carriera comincia a prender corpo. Varney, uomo con uno spiccato senso degli affari, invita Malmsteen in America per incidere per la sua etichetta .
il 23 febbraio 1983, Yngwie Malmsteen vola in California con la chitarra in mano e si unisce ad una nuova band di Los Angeles, gli "Steeler", giovane gruppo che suonava nei club.
Le prime performance e incisioni realizzate con gli Steeler, portano in brevissimo tempo Yngwie allo status di rocker di culto.
Il "solo album" di debutto (l'ormai celeberrimo "Rising Force", Polydor 1984), realizzato precocemente e con grande sicurezza, se forse non presenta musiche di particolare spessore, certo mette in luce lo spericolato controllo digitale del funambolico svedese.
Il consenso arriva in fretta, e così anche i fan, che cominciano a guardarlo con ammirazione (specialmente in Giappone, dove già si parlava di lui da tempo). Da allora tutti i suoi album hanno venduto sostanzialmente bene, anche se durante le interviste, il solista ha sempre professato la ricerca della perfezione e l'avversione per i prodotti commerciali. Malmsteen ha riservato poi particolare predilezione per i grandi compositori classici, da lui ostentatamente venerati e citati, spesso con un misto di ingenuità e con l'ombra incombente del puro vezzo intellettualistico. Questa spolverata di cultura non gli ha impedito di realizzare alcune trascrizioni pericolosamente in odore di kitsch, com'è il caso della sua versione dell'"Aria sulla quarta corda", di Bach. Turbolenta invece la cronistoria delle sue collaborazioni: Yngwie Malmsteen ha spesso parlato con espressioni poco amichevoli da parte dei due ultimi manager, Andy Trueman e Larry Mazer; le pressioni del successo e quelle dei tour hanno poi spinto il chitarrista svedese ad assumere e a licenziare un ampio numero di cantanti, mentre i bassisti sono andati e venuti senza colpo ferire. Ad ogni buon conto, negli anni Yngwie ha mostrato una buona dose di maturazione, accreditandosi più come songwriter che come ardente virtuoso della chitarra. 





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