lunedì 12 novembre 2007

Intervista a Gabriele Lunati
















Il mio ciclo di interviste musicali prosegue con Gabriele Lunati.
Ho scoperto da pochi mesi questo scrittore, grazie ad un suo libro molto coinvolgente.
Sto parlando di “Nico. Bussando alle Porte del Buio”.
Alla protagonista del libro ed al suo autore dedicherò uno spazio più ampio ed adeguato, prossimamente.
Ho contattato Gabriele come da istruzioni riportate sul libro, per "scaricare "il film da lui girato su Nico e così siamo rimasti in sintonia.
Anche a lui ho chiesto di giocare con le mie domande e la reazione è stata veloce e precisa.

Riporto alcune succinte note biografiche.
“Gabriele Lunati e’ nato ad Alessandria nel 1968, ma vive e lavora a Milano da molti anni.
Giornalista,documentarista e consulente editoriale,scrive di musica,cinema e web.
Nel 2005, per Stampa Alternativa, ha pubblicato”Kraftwerk”, “Il suono dell’uomo macchina” e “Una perfetta forma d’anarchia”.

Consiglio il suo blog per conoscerlo meglio:


E veniamo all’intervista.

Come e quando nasce la tua passione per la musica?
Sicuramente grazie a mio padre, comunque ai miei genitori in generale: in casa si è sempre ascoltato musica e ricordo ancora adesso con commozione l’attesa per l’hit parade radiofonica del venerdì.

Quali sono i tuoi riferimenti musicali più importanti?
Sono diversi, ed ognuno legato a una particolare fase della vita. Se volessi fare un elenco di evergreen, insomma la fatidica lista dei dischi da portare sull’isola deserta, credo che scaverei tra Beatles, Neil Young, Clash, Joy Division, Luigi Tenco e gli Screaming Trees. Un fantastico cocktail schizofrenico, lo so.

Qual e’ l’artista/gruppo a cui sei più legato?
I Beatles perché mi hanno accompagnato tutta la vita, i Ramones perché fanno sorridere mio figlio, cosa che, da un po’ di tempo a questa parte, è una mia priorità.

Come riesci a far convivere la tua passione per la musica con gli impegni quotidiani?
Sono una persona fortunata, perché da una lato ascolto musica quasi tutto il giorno, in qualsiasi situazione, dall’altro la musica stessa occupa gran parte del mio impegno lavorativo.

Suoni qualche strumento?
Ho strimpellato la chitarra come tutti e suonato il basso per molti anni in band di vario tipo, dal post punk al garage

Come è cambiato nel tempo il tuo rapporto con la musica?
Non lo so, o meglio, so che un tempo la musica era un rifugio da quello che mi circondava: ora ho fatto più pace con me stesso e la musica è la colonna sonora di quello che vivo.

Cosa giudichi importante… il testo, la musica, entrambi?
Dipende da quanto ti aspetti. Ovvio che la somma di entrambi rende un brano immortale, probabilmente.

Pensi sia importante essere costantemente presenti per restare a galla?
Credo di sì, ora più che mai. Solo che grazie a internet è più semplice esserci anche nei lunghi periodi di pausa che un artista può prendersi. Con un po’ di malizia il web aiuta a non essere dimenticati troppo in fretta. Il rovescio della medaglia è ovviamente che grazie al web l’offerta musicale è talmente vasta che la fruizione ha dei tempi molto più ristretti.

Meglio il Vinile, il CD o l’MP3?
Mi sto liberando di tutti i cd dopo averli, ovviamente, encodati in MP3. Se qualcuno mi tocca i vinili rischia grosso…

La musica deve necessariamente essere divisa in categorie?
No, anzi, non ha più molto senso. Etichettare i generi spesso è una forzatura e il linguaggio universale della musica stessa si ritrova talvolta imprigionata in stereotipi che possono danneggiarla. Un po’ di buon senso ed elasticità mentale farebbe bene a tutti.

Esiste musica per differenti età?
Domanda trabocchetto. Non voglio fare il supergiovane e nemmeno il matusa. Ognuno vive il suo tempo come meglio crede e in base alla propria sensibilità.

Cosa cercheresti di cambiare (sempre riferito alla musica) se potessi riscrivere la tua storia?
La mia storia? Forse non appenderei più il basso al chiodo come in quel primo maggio del 1994. Ma è davvero troppo lunga da raccontare…

Immagina una tua diversa collocazione: palco? Produzione? Solo ascolto? Organizzatore? Scrittore?
Palco no di certo, per carità. Ascolto sempre, organizzatore mai, non mi attira. Scrivo già di musica e mi attira la produzione. Sto curando un cantautore dalle grandi potenzialità: oserei dire l’unico erede possibile di Giovanni Lindo Ferretti (l’ho sparata grossa, lo so)

Cosa salveresti della tradizione musicale italiana?
Certe tradizioni popolari delle mie zone a cui devo molto, alcuni cantautori (Tenco, Conte e De Andrè), i CCCP, e poi tutta la lirica.

Perchè ci siamo innamorati, da bambini, di canzoni di cui non capivamo una parola?
Perché la musica è anche magia e da bambini si è più predisposti a coglierne le sfumature più misteriose con innocenza ed entusiasmo.

Blues, Progressive o Jazz?
Il blues è nel cuore. E poi il jazz di Coltrane, Miles Davis, Sonny Rollins, Dexter Gordon, Thelonious Monk e Charlie Parker, ma anche i fratelli Marsalis e Herbie Hancock…

Classica, Hard Rock o Punk?
Ora come ora tutti e tre, a piccolo dosi, in base ai momenti. In passato avrei risposto in modo totalmente diverso.

Mi dici un artista/gruppo nuovo su cui punteresti?
Vuoi un nome? Gli Avvolte Kristheda di Torino.

Musica scaricabile da internet o… a costo contenuto, per vie tradizionali?
Via internet, sono drastico.

Il filmato di un gruppo che vorresti sentire adesso?
Uno qualsiasi di Iggy Pop.

Fatti una domanda a cui non ho pensato?
Il concerto impossibile a cui sarei voluto essere presente? I Rolling Stones ad Altamont…


Grazie Gabriele, le tue risposte mi indurrebbero alla formulazione di altri quesiti, ma questa ovvia impossibilità è forse il grosso limite dell’intervista by mail...






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